Cuba attende il Papa che può «liberarla»

Prima del 17 dicembre dello scorso anno nessuno sano di mente avrebbe potuto immaginare un viaggio papale che abbracciasse Cuba e gli Stati Uniti. Ma la storica svolta diplomatica tra Washington e L’Avana, maturata anche grazie ai buoni uffici della diplomazia vaticana e di papa Francesco in prima persona, ha fatto diventare realtà quella poteva essere ben considerata un sogno “fantageopolitico”.

E così, dopo che il Pontefice aveva dato la sua disponibilità partecipare all’VIII Incontro mondiale delle famiglie di Filadelfia lo scorso febbraio è sorta anche l’ipotesi di fare tappa a Cuba. Mentre nel frattempo è stato fissato anche l’intervento del vescovo di Roma alla sede centrale dell’Onu a New York e quello, assolutamente inedito per un successore di Pietro, al Congresso degli Stati Uniti a Washington. È quindi una visita con una forte impronta non solo pastorale ma anche geopolitica quella che papa Francesco inizia oggi volando a Cuba per il suo decimo viaggio all’estero, il più lungo tra quelli effettuati durante il pontificato.

Il carattere fortemente pastorale della visita non è determinato solo dalla partecipazione all’happening di Filadelfia, l’evento che ha occasionato il viaggio papale e che anticiperà di appena una settimana il Sinodo ordinario dedicato proprio alla famiglia. Ma pastorali saranno anche i tanti altri incontri che il Pontefice avrà nella Perla dei Caraibi e negli Usa. A Cuba papa Bergoglio visiterà la capitale L’Avana (con Messa moltitudinaria nella Plaza della Revolucion dove impartirà la Prima Comunione a cinque bambini; celebrazione dei vespri con sacerdoti, religiosi, consacrate e seminaristi; saluto ai giovani nel Centro Culturale Padre Felix Varela); celebrerà Messa nella città di Holguin, scelta appositamente perché tra quelle non ancora visitate nei due precedenti visite di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI; e raggiungerà infine la sede primaziale di Santiago, dove si riunirà con i vescovi dell’isola, si raccoglierà in preghiera nel Santuario della Virgen del Cobre, patrona di Cuba, e incontrerà le famiglie nella cattedrale.
Fitta di impegni pastorali è anche la visita negli Usa.
A Washington papa Francesco incontrerà i vescovi statunitensi, celebrerà la canonizzazione del beato Junipero Serra, e visiterà i senzatetto nel centro caritativo della parrocchia di san Patrizio, la più antica della capitale. A New York reciterà i vespri con clero e religiosi, parteciperà ad un incontro interreligioso a Ground Zero, incontrerà i bambini e le famiglie di immigrati nel quartiere di Harlem, e celebrerà messa al Madison Square Garden.

A Filadelfia infine, oltre a partecipare alla veglia di preghiera della festa delle famiglie e presiedere la messa conclusiva dell’VIII Incontro, celebrerà anche l’Eucaristia con i vescovi della Pennsylvania, terrà un discorso per la libertà religiosa con la comunità ispanica nell’Indipendence Mall e visiterà i detenuti nell’Istituto di Correzione Curran-Fromhold.

Questa quindi la fitta agenda pastorale che impegnerà il Papa tra domani e martedì 22 a Cuba, e da mercoledì a domenica 27 negli Stati Uniti. Ma molto significativi saranno anche i momenti che sottolineeranno la valenza geopolitica del viaggio. Valenza testimoniata anche dal fatto che per la prima volta al seguito del Pontefice non ci saranno solo, come prassi, il segretario di Stato (il cardinale Pietro Parolin) e il sostituto (l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu), ma anche il “ministro degli esteri” vaticano, l’arcivescovo Paul R. Gallagher.
Cuba è uno dei non molti Paesi che prima di papa Francesco ha ospitato anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, segno della particolare attenzione riservata dalla Santa Sede al Paese che è stato l’unico tra quelli dell’orbita comunista con cui non si sono mai interrotti i rapporti diplomatici (di cui si sono da poco festeggiati gli 80 anni). Il Papa sarà accolto alle 16 di oggi (le 22 in Italia) dal presidente Raúl Castro e domani avrà con lui un incontro privato al Palacio de la Revolucion.

Non è in programma, ma non è da escludere un incontro anche con Fidel Castro. Il 22 settembre lasciata Cuba, Papa Francesco si trasferirà a Washington dove sarà accolto personalmente da Barack Obama. La mattina successiva ci sarà la Cerimonia d’accoglienza ufficiale alla Casa Bianca, con successivo colloquio privato col Presidente americano. Per mercoledì è fissato lo storico discorso al Congresso riunito in seduta congiunta. Sarà il primo di un Pontefice. Il 25 infine l’ultimo dei momenti “geopolitici” della permanenza negli Usa di papa Francesco. La visita al Palazzo di Vetro di New York. Nel solco di quelle effettuate dai suoi predecessori Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.