“Cristo promette molto di più di una Coppa del Mondo!”

Alla veglia della GMG, papa Francesco utilizza nel suo discorso la figura di S. Francesco, cita una frase di Madre Teresa e chiede ai giovani di “sudarsi la camicia”

Di P. Alfonso M. Bruno, FI

RIO DE JANEIRO, 28 Luglio 2013 (Zenit.org) – Nella serata di sabato, poche istruzioni al capo della sicurezza dopo l’atterraggio a Forte Cabana e Papa Francesco già premedita il suo desiderio di benedire, salutare e toccare i suoi fedeli.

Nei quattro chilometri del viale Atlantico che lo devono condurre al palco bacia bambini, scende almeno tre volte dalla jeep per salutare qualche ammalato, riceve in dono il solito zucchetto bianco “fuori ordinanza” , riceve un sombrero, afferra sciarpe e bandiere che prima restituisce e poi conserva  nel suo veicolo che si colorirà del calore di tutti i popoli, anche se Papa Francesco è argentino e lo dimostra baciando una grande bandiera del suo paese mentre lo sfiora sollevata dal vento.

La fede dei giovani è stata più forte della pioggia di questi giorni e l’amore al Papa ha fatto già dimenticare l’attesa diuturna sulla spiaggia per trovare un posto alla veglia della GMG.

E’ questo un momento sempre bello e suggestivo, il più forte insieme alla S. Messa, quello che forse contiene il messaggio più completo dell’evento.

Artisti e testimoni hanno colmato quel vuoto di tempo prima dell’arrivo del Papa poiché la giornata si è riempita pienamente solo con la sua presenza.

Marcelo Rossi, Fabio De Melo, Alcione, sono solo alcuni dei nomi di coloro che evangelizzano con il canto. Fra tutti ha impressionato sul palco Toni Melendez, privo degli arti superiori che suona “con i piedi” e loda il Signore come un usignolo dalla gioia che contamina.

Tra le testimonianze quella del drogato diventato pusher, scappato di casa e conquistato dal crocifisso grazie a una ragazza cristiana; quella ancora del giovane prete carioca missionario tra gli indios del Mato Grosso e infine quella del giovane trentunenne devoto della beata Elena Guerra che colpito nel corso di una rapina, ha fatto della sedia a rotelle sulla quale è finito, la sua croce gloriosa!

“Chiediamo al Papa di consacrare l’umanità allo Spirito Santo e alla Madonna di Fatima”, ha proposto questo giovane pieno di entusiasmo che ha detto: “per me vivere è Cristo!”

Non appena papa Francesco è salito sul palco, procedendo questa volta a piedi, dei giovani vestiti da francescani hanno intonato il cantico delle creature e parlato dell’ispirazione di S. Francesco mentre un altro gruppetto di coetanei costruiva solerte una chiesetta con dei pezzi di arredo scenografico.

Non è per niente che Papa Francesco, prendendo la parola ha detto: “Cari giovani guardando a voi mi viene in mente a storia di san Francesco. Davanti al crocifisso sente, ‘va e ripara la mia chiesa’. Con prontezza e generosità risponde, ma capisce presto che non deve fare il muratore, ma deve mettere la sua vita al servizio della Chiesa”.

Il fatto di non aver potuto vivere la veglia e la Messa a Campus Fidei a causa della pioggia che ha reso impraticabile il terreno rivela senza forse che il “campo della fede” sono i giovani stessi, ha detto il Papa, pietre vive della Chiesa su cui conta il Signore.

In realtà anche oggi il Signore chiama i giovani a cooperare all’opera di salvezza.

A questo proposito, col solito schema omiletico ignaziano Papa Francesco ha proposto tre immagini:

il campo come luogo di semina,

il lavoro agricolo nel campo come allenamento,

il campo come opera di costruzione.

A supporto la parabola del seminatore e la domanda posta ai giovani sul chiedersi di quale tipo sia il loro terreno affinché il seme caduto porti frutto.

Condannando pessimismo e scoraggiamento, papa Francesco continua poi dicendo che nel cuore di ogni giovane c’è almeno un azolla buona e fertile di terra.

Guai invece ai cristiani a metà o i cristiani di facciata.

“Siate autentici!”, ha chiesto ai giovani tra un fragoroso applauso.

In un felice espediente retorico papa Francisco tocca poi un punto sensibile ai giovani del Brasile e non solo quando utilizza l’analogia della Coppa del Mondo dicendo che Cristo promette di più!

Non c’è successo nell’esperienza umana senza allenamento, senza impegno e sacrificio aggiunge il Papa, dicendo che bisogna “sudarsi la camicia”.

Allenarsi nello spirito significa pregare e dialogare con Gesù, sia quando tutto va bene; sia quando “tutto va male”.

Facendosi largo tra gli spazi acustici saturati da scroscianti applausi, il Papa ha chiesto ai giovani di andare sempre avanti. Adelante!

E’ necessario costruire uno spazio grande nel proprio cuore per non ritrovarsi con una chiesa piccola come una capanna.

Su come cambiare le cose che non vanno in questo mondo, Papa Francesco ha citato Madre Teresa di Calcutta che al giornalista che gli poneva la stessa domanda rispose: “Cominciamo da me e da te…”