Crema. Innovazione e tradizione nella fede: l’intervista al vescovo Daniele Gianotti

“Sono felice di questa coincidenza anche se devo subito aggiungere che tale ricorrenza mi coglie, come è facile capire, un poco intempestivamente: la mia nomina a Crema è troppo recente per poterne cogliere e sviluppare tutti gli aspetti e le particolarità”. Cosìmonsignor Daniele Gianotti, vescovo di Crema insediato lo scorso aprile, alla vigilia delle celebrazioni di san Pantaleone, santo patrono della città e delle elezioni amministrative del Comune.

Eccellenza, questa è la sua prima intervista e cade a san Pantaleone. È un segno?

“Questa mia prima celebrazione di san Pantaleone mi permette però di valutarla come l’occasione di un incontro proficuo fra le due realtà della Chiesa e della Società civile. Mi propongo per il futuro di poter maggiormente approfondire questo aspetto di quanto non possa fare quest’anno”.

Quanto le è costato lasciare la sua diocesi d’origine e la sua parrocchia?

“Molto: soprattutto la mia esperienza di parroco, per il forte legame che si può avere con le persone nella loro quotidianità. Non dispero, però, che questo possa avvenire anche a Crema, contando sul fatto della sua dimensione non eccessiva e della disponibilità delle persone”.

E rispetto all’insegnamento alla Facoltà teologica?

“Per trent’anni ho insegnato Teologia sistematica, una volta anche Teologia dogmatica. La mia formazione è legata alla Storia della teologia antica, quella dei padri della chiesa. Ero talmente legato all’insegnamento che l’ultima lezione l’ho tenuta il 20 marzo, già consacrato vescovo. Ora ho un desiderio: a Crema c’è un ottimo istituto interdiocesano di Scienze religiose, mentre e a Lodi un Seminario interdiocesano per gli Studi di teologia; non escludo di riprendermi anche qualche nuovo spazio da docente, pur nel rispetto dei miei impegni pastorali”.

Da sacerdote e docente cosa pensa di poter portare in questo suo nuovo ministero di vescovo?

“Come docente, la capacità di guardare i problemi e le difficoltà quotidiane dentro un orizzonte più grande; pensare le cose dentro una prospettiva teologica e pastorale piu’ complessa è anche più rassicurante. Come pastore, la possibilità di poter avere relazioni personali oltre che quelle istituzionali”.

Ricorda un episodio che ritiene le abbia cambiato la sua vita?

“Ne ricordo tanti, ma ce n’è uno particolarmente personale e doloroso: vent’anni fa morì improvvisamente un sacerdote con cui avevo una stretta amicizia e collaborazione. Con don Luigi – così si chiamava – avevo concelebrato il giovedì sera; sarebbe morto quella stessa notte. Aveva solo 51 anni, ed era impegnato in un progetto missionario denominatoProgetto Ruanda, che passò improvvisamente da lui a me. Avevamo in comune anche la passione per la musica sacra. È un ricordo vivissimo”.

È a Crema da poco, ma forse può già spendere qualche considerazione sulla città e sulla diocesi…

“Per un giudizio sulla città è troppo presto. Per la diocesi posso dire che ho constatato un radicamento nella tradizione di fede particolarmente robusto – anche nella sua dimensione organizzativa – molto più che nella diocesi di Reggio Emilia, da cui provengo. Ho un progetto: quello di coniugare questo positivo radicamento con alcune spinte in avanti secondo le indicazioni di papa Francesco: in altre parole, unire tradizione ed innovazione. La forte identità parrocchiale dovrebbe lasciare spazio anche a forme pastorali più aperte, a un nuovo ripensamento strutturale: a Bagnolo al Piano, da parroco, dovevo prestare la mia opera su quattro parrocchie. Si può fare!”.

La diocesi di Reggio Emilia è stata fra le prime in Italia ad avviare l’esperienza del diaconato permanente, ed ora Reggio conta un centinaio di diaconi impegnati sul territorio…

“Anche a Crema si può avviare questo nuovo cammino della chiesa verso il diaconato permanente: ci sono due nuovi diaconi con cui ho già avuto un colloquio e per i quali prossimamente prenderò delle decisioni. L’importante è però non considerare il diaconato come una supplenza del clero, ma una sua integrazione nell’azione pastorale”.

Domani a Crema si vota per il rinnovo del sindaco e del Consiglio: cosa si augura? Soprattutto, voterà anche lei?

“Certamente voterò anch’io: ho optato per la residenza a Crema e ho già in mano la tessera elettorale! Quanto all’augurio, spero che chiunque venga eletto sappia comprendere che l’impegno politico non è solo un importante servizio ai cittadini ma anche un lavoro nobile e bello. Vorrei che si riuscisse a dimostrare che la politica non è negatività, come spesso e purtroppo viene dipinta, ma un invito ad un impegno bello ed attrattivo specialmente per i giovani”.

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