Covid, Positivo il nunzio in Australia che aveva avuto un incontro con il Papa due settimane fa

Città del Vaticano – Un nuovo caso di coronavirus scoperto nella lontana città di Canberra, in Australia, fa tremare il Vaticano: si tratta del nunzio in Australia, monsignor Tito Yllana, risultato positivo al tampone dopo avere fatto ritorno in nunziatura da un soggiorno in Vaticano e – soprattutto – da una lunga udienza con Francesco.

L’arcivescovo Llana aveva avuto una riunione con Bergoglio a Santa Marta il 6 ottobre scorso servita a parlare dei bonifici che, secondo alcuni giornali italiani, sarebbero serviti a pagare i testimoni contro il cardinale Pell, nel processo per pedofilia (dal quale poi è stato totalmente scagionato). Una ipotesi che però – proprio ieri – è stata scartata dalla autorità finanziaria australiana (Australian Transaction Reports and Analysis Centre): «In assenza di altre prove o informazioni, la polizia di Victoria ha preso atto del consiglio dell’AUSTRAC. Al momento non si stanno conducendo ulteriori indagini».

L’arcivescovo Tito Yllana, ha informato l’autorità sanitaria australiana, Act Health, è il primo caso di coronavirus a Canberra in oltre 100 giorni. Il 9 ottobre scorso il diplomatico vaticano aveva fatto ritorno nella sede diplomatica, mettendosi in quarantena volontaria. Dai controlli effettuati è risultato positivo al suo decimo giorno di isolamento. Si ritiene che abbia contratto il virus mentre era in Italia.

Nel frattempo la notizia del nunzio risultato positivo è rimbalzata in Vaticano dove continuano a preoccupare i contagi, tanto che in varie amministrazioni si sta procedendo alla sanificazione degli ambienti.

In serata le Guardie Svizzere hanno aggiornato sullo stato dei contagi dentro la caserma in Varicano. I test hanno mostrato altri 2 casi positivi, per un numero totale di 13 guardie malate.

«Nessuna guardia è stata ricoverata in ospedale – si legge nella nota – Non tutte le guardie mostrano necessariamente dei sintomi come febbre, dolori alle articolazioni, tosse e perdita dell’olfatto. La salute delle guardie è monitorata in collaborazione con la Direzione di Sanità ed Igiene del Vaticano».
Il Messaggero