Coronavirus. Scuola, serve il tampone per tutti dopo la malattia

Nuova circolare del ministero: per il rientro in classe dopo sintomi sospetti bisognerà sempre fare il test. I contagi sfiorano quota 2mila, ma l’indice di contagiosità resta sotto l’1
Scuola, serve il tampone per tutti dopo la malattia

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Avvenire

Su, lentamente, ma ancora su. Fino a 1.912 contagi in un giorno, una cifra mai vista dalla riapertura del Paese dello scorso maggio. Certo, di gran lunga inferiore a quelle registrate negli altri Paesi europei e a fronte del triplo di tamponi rispetto a quelli che facevamo allora, ma il confronto (e l’ennesimo elogio, arrivato ieri via Twitter dall’Oms) non bastano più: anche l’Italia sta entrando ufficialmente nella seconda ondata dell’epidemia. Si sperava arrivasse più avanti, con l’inverno e la trappola dell’influenza. E invece eccola qui: la miccia accesa nella settimana di Ferragosto non s’è più spenta e con la riapertura della scuola – ce lo si aspettava – i contagi stanno crescendo.

Tutto sotto controllo ancora, ribadiscono ministero della Salute e Istituto superiore della sanità nel loro tradizionale report settimanale: il numero delle infezioni è sì aumentato in 10 regioni, i focolai attivi sono ormai quasi 3mila e pure i ricoveri crescono senza sosta, con picchi anche del 10%, eppure l’indice di contagio Rt rimane fermo ancora allo 0,95. Sotto il fatidico 1, insomma. Anche se la raccomandazione, ora più che mai, e di «evitare assembramenti». A fare rumore ieri è stata però la nuova circolare del ministero della Salute sul rientro a scuola dopo la malattia: va fatto subi- to e a tutti il tampone, senza il quale non si torna in classe dopo una assenza per sintomi sospetti.

Qualunque sintomo. Se il test risulta positivo per il rientro bisognerà poi effettuare due tamponi (in 24 ore) e presentare il certificato medico. Il ministero dell’Istruzione, visto anche il peggioramento dei contagi, ha chiesto ai presidi di rilevare settimanalmente la situazione nei loro istituti, con un aggiornamento settimanale, «per assumere adeguate decisioni e porre in essere tutte le azioni necessarie alla gestione di eventuali criticità». E mentre in alcune scuole si cominciano a provare i nuovi test rapidi ad alunni e docenti – come successo ad Anguillara, comune alle porte di Roma – anche il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, ribadisce la validità dei test rapidi: «Tendenzialmente potrebbero essere quelli più adatti ad essere impiegato nelle scuole». Il punto è che devono arrivare al più presto, soprattutto ora che a tutti i bambini e ragazzi ammalati viene imposto il tampone. Per quanto riguarda il ritorno tra i banchi, sono oltre 400 le scuole dove finora si è registrato almeno un caso di positività al coronavirus e 75 quelle che sono state chiuse (contando che in tutto il Paese ci sono 8mila istituti per 30mila plessi).

Secondo i dati estrapolati da un database indipendente messo a punto da due ricercatori, i contagi positivi nel 76% dei casi sono studenti, nel 13% docenti, il resto è altro personale. Ma nella valutazione del report ministero- Iss «non è possibile valutare, al momento, l’impatto che l’apertura delle scuole in Italia sta avendo sull’andamento dell’epidemia », bisognerà aspettare le prossime 2-3 settimane. Intanto sul fronte delle Regioni si registrano nuove tensioni e polemiche. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca, dopo aver imposto le mascherine anche all’aperto – scelta imitata ieri anche dalla Calabria – minaccia di chiudere tutto di nuovo nella sua regione se la curva dei contagi continuerà a salire. Cosa che sembra verificarsi: la Campania ieri ha registrato di nuovo 253 nuovi contagi a fronte di 7.500 tamponi (la Lombardia, per fare un paragone, ne ha contati 277 con oltre 20mila tamponi). In Liguria, proprio nel giorno in cui il governatore Toti aveva annunciato una prima riduzione dei casi e dei ricoveri (infiammati nelle ultime settimane dal focolaio di La Spezia), è arrivata la notizia che la Svizzera ha imposto l’obbligo di quarantena per i cittadini in rientro da eventuali transiti nel territorio ligure: una decisione su cui le autorità regionali hanno chiesto subito spiegazioni e rettifica.

Ancora dopo Orune, nel Nuorese, un altro paese della Sardegna, Aidomaggiore, in provincia di Oristano, si chiude in lockdown, ma stavolta lo stop è totale. Da oggi e sino al 2 ottobre compreso i cittadini potranno uscire solo per motivi di estrema necessità e urgenza: «Spostamenti casa-lavoro, acquisto e quanto altro necessita per le esigenze familiari, recarsi in farmacia o dal proprio medico curante». Chiuse anche tutte le attività commerciali del territorio, fatta eccezione per le rivendite di generi alimentari e di prima necessità, come farmacie, parafarmacie, edicole e tabacchini. Lo ha deciso la vice sindaca Maria Lourdes Pala, che sta sostituendo il sindaco positivo al Covid e in isolamento: l’allarme è scattato perché in un giorno si sono registrati due casi, a cui ne sarebbero legati decine di altri.