Coronavirus, 40 i contagiati in Piemonte. Frenata di Cirio sull’apertura delle scuole: “Deciderà il governo”

Ancora non si sa quando gli istituti potranno riaprire: «Deciderà un Comitato scientifico, parola domani a Conte»

TORINO. «Bisogna essere scientifici e bisogna affidarci ai comitati scientifici. Ed è quello che abbiamo fatto rivolgendoci al Consiglio dei ministri. Conte comunicherà a noi Regioni domani (sabato 29 febbraio ndr.) quale sarà la decisione del governo». Lo afferma il governatore del Piemonte Alberto Cirio nel corso di un discorso attraverso i social e la sua pagina personale Facebook.

Si affida, dunque, alla decisione dello Stato il governatore del Piemonte. Anche quando dice «che avremmo voluto rientrare gradualmente alla normalità ma non possiamo più ignorare che il problema non è solo piemontese o italiano, ma dell’Europa visto che ha chiuso anche il Salone di Ginevra». E ancora: «Servono linee guida chiare per fronteggiare il virus – ha aggiunto Cirio – la sensazione è che si vada verso soluzioni differenziate per Lombardia e Veneto e le altre regioni coinvolte».

Si susseguono febbrili e continue le informazioni circa un ritorno alla normalità del Piemonte. Questa sera Cirio ha parlato dopo che, nel pomeriggio e soprattutto nel corso della mattinata, sembrava che l’orientamento fosse per una riapertura delle scuole già da giovedì. Si vedrà.

Anche perché sono 40 i contagiati da coronavirus in Piemonte, tutti riconducibili al focolaio lombardo. Erano 11, ma a questi bisogna aggiungere quelli che arrivano dalla Liguria (36 da distinguere tra negativi, positivi sintomatici e positivi asintomatici). Dall’assessorato spiegano che «il conto giusto lo facciamo a bocce ferme domani mattina». Poi, altra puntualizzazione rilasciata dalle agenzie: «Alle positività che avevamo già registrato – spiega l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi – si aggiungono una ventina di astigiani che si trovavano nell’albergo di Alassio e che ora stanno tornando a casa, più altre quattro persone dimesse dal San Martino di Genova, che sono rientrate nelle loro abitazioni, dove staranno sotto sorveglianza attiva». Cirio ammette che «come Piemonte vorremmo rientrare alla normalità, ma non possiamo più decidere noi». Politecnico e Università di Torino hanno già deciso autonomamente che prima del 9 marzo non riapriranno.

Tutti i casi
«Abbiamo riportato in Piemonte tutti gli anziani, astigiani e piemontesi, che erano nell’albergo di Alassio. Il mio assessore è andato personalmente là, per assicurassi che nostri anziani ricevessero tutte le cure del caso e che il trasferimento avvenisse in sicurezza». Così Cirio, in nel suo discorso video su Facebook per il consueto aggiornamento sull’emergenza coronavirus. «All’interno di questo gruppo ci sono una buona parte di soggetti negativi, ma anche soggetti positivi – osserva Cirio – Per ciascuno è stato individuato un percorso di sicurezza attraverso l’isolamento volontario con sorveglianza attiva. Vuol dire un isolamento nella propria abitazione. Queste persone dormiranno nel loro letto, saranno sì chiusi nella loro casa, ma trascorreranno i giorni in modo più confortevole. Il servizio sanitario regionale li seguirà quotidianamente, per cui se dovessero passare da negativo a positivo o accusare qualche sintomo potranno ricevere le cure del caso».

«Governare la paura»
In serata è intervenuto anche il prefetto di Torino Claudio Palomba: «Attendiamo il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri di domani, il cui contenuto non conosciamo ancora, e non sappiamo se lascerà spazi per le ordinanze delle Regioni. In ogni caso, noi siamo già pronti a dare indicazioni e precisazioni. Speriamo che il Dpcm sia più che esaustivo, comunque ci riuniremo con il governatore Alberto Cirio e la sindaca Chiara Appendino per una lettura congiunta e per mettere a punto eventuali note di chiarimento». Poi la chiosa:  «Non è facile – ha sottolineato – Palomba – ma in questo momento sta diventando molto importante cercare di governare la paura che si è diffusa».

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