Coppia inconsolabile: come niente fosse(ro)

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Firme note, contenuti patetici, quasi incredibili… Ieri la prima del “Manifesto” fa dama: «Manifesto della laicità: il Vaticano nelle urne italiane». Carlo Flamigni, ginecologo, e Stefano Rodotà, giurista, denunciano «una situazione preelettorale assurda». Ecco: «Negli ultimi decenni le pretese fondamentaliste della Chiesa hanno influenzato il sistema politico italiano». Ma no? Ma sì! Perché – testuale – «Sono state date alla luce (linguaggio del ginecologo, ndr) leggi che hanno penalizzato le esigenze di ciascun cittadino (linguaggio del giurista da “lumi” laici, ndr) limitandone soprattutto la libera scelta». E a p. 2 i due illustrano i loro desideri mai finora esauditi dalle leggi dello Stato. Un fatto? Sì. E allora? Allora la coppia con chi se la prende? Con il Parlamento che fa le leggi? Con gli elettori che in Parlamento mandano quelli che fanno le leggi, tra i quali più volte anche loro due? No! Se la prendono con la Chiesa, anzi, con «il Vaticano»! Domandina perenne: ma Papi, cardinali, vescovi, prelati alti vari, preti di pianura o simili sono stati eletti in Parlamento? Non risulta. Risulta solo che finora sui punti che sono stati e restano in cima alle speranze – o voglie? – dei due, come fecondazione assistita, matrimoni gay, licenze varie, la loro opinione non ha mai avuto la maggioranza necessaria a fare leggi, salvo due eccezioni. In quei casi si trattava del periodo in cui «il Vaticano» era ad Avignone? O in cui c’era una «Chiesa del silenzio»? Non pare… E allora? Allora… gli è che i due luminari non accettano che, quando parlano loro, ci sia anche qualcuno, prete o meno, che dia parere contrario. E perché? Perché sono tristemente certi che – salvo eccezionali… eccezioni – le ragioni di quel qualcuno sono più convincenti delle loro, da scivolarci su come niente fosse(ro). Inconsolabili.

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