Clima. Fa troppo caldo e le api sono già al lavoro. Ma se torna il freddo sono guai

Avvenire
Coldiretti Lombardia preoccupata anche per fiumi e laghi. Gennaio ha registrato temperature minime con una media di 3,3° Celsius, 2 gradi in più della media del periodo, la massima è salita a 15,1°
Api al lavoro

Api al lavoro – Pixabay Free

Fa caldo. Decisamente sopra le medie di questo periodo, formalmente ancora invernale ma che somiglia alla primavera. E le api lombarde sono già tornate a lavorare per produrre miele per i loro alveari. In Lombardia questi insetti sono stimati oltre 4 miliardi. È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti Lombardia.

I 160 mila alveari presenti in questa regione sono quindi in piena attività. Il rischio è ora che un eventuale ritorno del freddo possa far gelare i fiori e anche far morire parte delle api. Tra l’altro la scorsa annata è stata una delle peggiori per la produzione di miele in Italia.

“Le api hanno iniziato a lavorare prima del previsto – conferma Irvano Fortini, apicoltore di Arzago d’Adda, in provincia di Bergamo. Se ci fosse un ritorno tardivo del freddo saremmo nei guai”.

Gli fa eco Mauro Veca, che produce miele a Milano città: “Questo si sta rivelando un inverno talmente mite che le api nelle ultime settimane hanno iniziato a uscire più facilmente dagli alveari, ma il rischio è che eventuali gelate improvvise possano danneggiare i primi fiori con conseguenze negative anche sulle api stesse”.

Nel capoluogo lombardo – spiega la Coldiretti regionale su dati Arpa Lombardia – il mese di gennaio di quest’anno ha registrato temperature minime con una media di 3,3°Celsius, 2 gradi in più della media del periodo, mentre la massima assoluta è salita fino a 15,1° Celsius.

Il clima mite e l’assenza di precipitazioni significative nell’ultimo periodo hanno fatto anche scendere il livello idrometrico del fiume Po, che è basso come in piena estate, ma anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 25% di quello di Como al 28% dell’Iseo.

L’andamento anomalo di questo inverno conferma dunque, secondo la Coldiretti, i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa.

L’agricoltura, ricorda la Coldiretti Lombardia, è l’attività economica che più di tutte le altre risente delle conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali ed eventi estremi che hanno causato una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali.