Cinema. Un film su Madre Cabrini e il coraggio di chi emigra

L’attrice Cristina Odasso nel film “Mother Cabrini” dedicato alla patrona dei migranti, regia di Daniela Gurrieri e prodotto da Cristiana Video

«Emigrare è una possibilità che Dio dà agli uomini». Questa la battuta chiave, di estrema attualità, che apre il nuovo film su madre Cabrini, la patrona dei migranti, in arrivo nelle sale italiane dopo il successo televisivo in America. Infatti Mother Cabrini, già proiettato in anteprima alla Filmoteca Vaticana e prodotto da Cristiana Video in collaborazione con la congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù e con EWTN Globalk Catholic Network (la più grande rete di media religiosi del mondo) è stato trasmesso da poco negli Stati Uniti e presto lo sarà in Sudamerica e Spagna.

Un lungometraggio di 99 minuti, girato in Hd e 4k, che incarna «il desiderio di trovare in un linguaggio moderno la figura e la missione di madre Cabrini», ha spiegato monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che ha patrocinato il film. Pellicola italiana prodotta in inglese (sottotitolato in italiano nell’attesa di doppiaggio) che verrà proiettata in anteprima per il pubblico il 12 maggio al cinema Odeon di Milano alle ore 10.30 del mattino.

Nata a metà dell’800 a Sant’Angelo Lodigiano, Francesca Saverio Cabrini spese la sua intera vita a favore degli emigranti italiani e non solo. Per loro fondò più di 67 istituzioni in tutto il mondo. Dopo la sua morte nel 1917, venne canonizzata il 7 luglio 1946, ed è stata la prima cittadina americana dichiarata santa.

A dare occhi scuri, fisico minuto e grande carattere a colei che nel 1950 venne nominata patrona dei migranti, è una somigliantissima attrice italiana di talento, Cristina Odasso, la cui efficace interpretazione arriva da una lunga gavetta teatrale e cinematografica con registi come Castellitto, Verdone, Bellocchio, Greenaway. Accanto a lei, altre credibili giovani attrici, dai volti freschi e dal sorriso carico di luce, a dare un’immagine nuova di donne consacrate, coraggiose e belle nella loro semplicità.

Su internet mi sono imbattuta per caso nella foto di madre Cabrini. Ha un portamento, uno sguardo, una bellezza semplice… sembra la Gioconda versione suora» ci spiega la regista e produttrice Daniela Gurrieri, che con il marito Fabio Carini, ha fondato Cristiana Video nel 2002. La regista si è così innamorata di questo incredibile personaggio, una donna all’avanguardia, capace di affrontare da sola, come una pioniera, con un piccolo manipolo di sorelle, i vicoli e la violenza di Little Italy cominciando la sua missione proprio dagli ultimi, dagli italiani emigrati sfruttati come schiavi.

«Madre Cabrini è una donna di grande carattere: mi ha preso e non mi ha lasciato più – aggiunge la regista –. La sua è una storia talmente forte che mi è occorso un anno e più per realizzarla e ringrazio la congregazione che mi ha anche concesso di usare scritti inediti e le memorie delle varie case da lei fondate».

Il film si concentra sugli anni che vanno dal 1888 al 1892, il periodo forse più difficile e pieno di ostacoli per madre Cabrini, quello dell’inizio della sua missione negli Stati Uniti. Il film è avvincente fin da subito, grazie a una sceneggiatura attenta e documentata che usa con precisione le parole di madre Cabrini, ma senza darle una stucchevole immagine devozionale, bensì una vivacità realistica e tutta cinematografica. Ribadendo che il cuore della missione della religiosa resta Gesù Cristo e sottolineando alcuni aspetti meno conosciuti della madre Cabrini mistica. «Non è facile capire che cos’è la vocazione e che cos’è che la mantiene salda di fronte alle difficoltà e gli ostacoli, ma noi ci proviamo» aggiunge l’autrice che confessa di sognare una serie tv e di avere nel cassetto materiale per altre cinque puntate.

Intanto Mother Cabrini nonostante non abbia un budget hollywodiano, risulta ben fatto e girato con cura con un cast italiano a Cinecittà e in alcuni luoghi affascinanti in Sicilia come Villa Witacker a Catania e a Palazzo Farnese di Caprarola ai Castelli.

Decisa fin da bambina a partire missionaria per la Cina sulle orme di san Francesco Saverio, Francesca Cabrini fondò, all’età di 30 anni, la prima Congregazione femminile non dipendente da rami maschili (le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù) e soprattutto “missionaria”, una novità assoluta per gli istituti religiosi femminili dell’epoca. Il film inizia quando il vescovo di Piacenza, monsignor Scalabrini, rendendosi conto dell’epocale migrazione di centinaia di migliaia di italiani a fine ’800, dopo aver fondato la Congregazione di San Carlo per gli immigrati italiani, affida a madre Cabrini una nuova missione verso Occidente tutta al femminile. Francesca è molto combattuta, ma accetta dopo la conferma di papa Leone XIII, con cui avrà sempre un rapporto diretto e filiale.

Durante la lunga traversata da Le Havre a New York, vediamo così Francesca scoprire la realtà dei migranti italiani attraverso il piccolo Bernardo e sua sorella, ma anche affrontare lo scetticismo di alcuni esponenti della massoneria decisi anch’essi a “conquistare” il Nuovo Mondo. Arrivata con sei suore a New York agli inizi del 1889, senza trovare nulla di pronto, né la casa, né la scuola, né l’orfanotrofio, come invece loro promesso, Francesca e le sue compagne si rimboccano subito le maniche condividendo con gli abitanti di Little Italy condizioni e sofferenze. Un quartiere violento, dove le suorine si aggirano tra famiglie poverissime, malavitosi e migliaia di orfani. Francesca e le suore iniziarono togliendo i bambini orfani dalle strade e la speranza arriva nel quartiere.

Le difficoltà non mancano: la Contessa di Cesnola è una benefattrice che vuole manipolarla, l’arcivescovo di New York monsignor Corrigan vuole rimandarla indietro e gli stessi immigrati dapprima non la accettano. Ma madre Cabrini non si perde d’animo: il suo scopo è ridare dignità alle persone e aiutarle a non perdere le loro radici culturali, linguistiche e religiose. Il film si chiude col suo primo successo, proprio la fondazione del Columbus Hospital di New York. «Madre Cabrini era una grande imprenditrice – aggiunge la regista – . Per finanziare le sue opere il suo metodo era di attrarre investimenti più che donazioni. Bisogna guardare ancora oggi a Scalabrini e alla Cabrini, all’amore con cui hanno aiutato gli emigranti in modo intelligente attraverso l’integrazione».