Chi e perché contesta Papa Francesco


Taluno potrebbe meravigliarsi perché un papa così straordinariamente umano come Francesco possa essere oggetto e motivo di critica anche aspra e perfino di resistenza in consistenti fasce di ecclesiastici e fedeli. Ma la meraviglia può far perdere di vista il nucleo della stagione che la Chiesa cattolica sta sperimentando con Francesco. Egli non ridimensiona la tradizione grande della Chiesa, ma manda in soffitta tutto ciò che, pur essendo secondario rispetto alla fede, nei secoli è diventato intoccabile e confuso con la legge di Dio. Francesco non si muove per capriccio o per sostenere i progressisti, ma per applicare il concilio Vaticano II che ha aperto un tempo nuovo (papa Giovanni chiamava nuova Pentecoste) per vivere e annunciare il Vangelo.
La Chiesa dei poveri
In particolare Francesco si è mosso da subito su tre direzioni: sostituire con la Chiesa dei poveri la Chiesa più o meno collusa con i poteri di qualsiasi segno e genere; e ciò comporta una visione sociale nuova e diverse relazioni con la politica e l’economia comprensiva anche del valore dei movimenti popolari e della loro elaborazione che comprende anche la cura per l’ambiente.
I sacramenti
In secondo luogo ha dichiarato che il Vangelo e la teologia vengono prima dei vincoli morali datati e fermi a società e antropologie del passato. E ciò comporta mettere al centro dell’annuncio cristiano Dio come misericordia, con la conseguente necessità di rivedere finalmente la comprensione dei sacramenti, specialmente il matrimonio. I sacramenti sono un mezzo importantissimo, ma non sono il fine della vita cristiana. Tutto deve essere considerato in funzione di un rapporto filiale e genuino dell’uomo con Dio e il progetto di Dio è la salvezza dell’uomo. Una volta si diceva “salus animarum”, la salvezza dell’uomo a cui ogni cosa nella Chiesa deve concorrere. Questo aspetto che ha inciso fortemente nella rinnovata visione del matrimonio e anche di questioni delicate, come separazione e divorzi, ha mandato in tilt anche molte belle teste di pensatori cristiani, scossi nelle loro certezze formalistiche secolari.

La gerarchia nella Chiesa
Il terzo punto è il rovesciamento della piramide nella visione della Chiesa. L’antica piramide che vedeva al centro una gerarchia principesca, maschile, considerata con mentalità analoga a quella riservata ai principi e ai potenti della terra si è rovesciata: non una Chiesa pensata come gerarchia cui tutti gli altri battezzati servono da sottomessi, ma una Chiesa popolo di Dio servito dai vari ministeri. Una Chiesa di servizio, laici compresi, per l’annuncio e la conversione chiesta dal Vangelo.

Le riforme
Questi tre versanti in un’analisi più dettagliata e accurata comprendono una serie di questioni, sensibilità, decisioni, orientamenti, pratiche pastorali che hanno messo in crisi una pastorale generale ancora lontana e insufficiente dal far sentire i benefici delle riforme auspicate dal concilio. Francesco, anziché indugiare, ha messo l’acceleratore alle riforme. Preoccupato anzitutto della riforma delle riforme, ossia il cambio di mentalità nella comprensione della Chiesa, nella responsabilità personale e collettiva di ogni battezzato per l’annuncio del Vangelo, nella gestione pastorale delle diocesi, delle parrocchie, dell’associazionismo, della missione.

Le critiche teologiche
L’accelerazione ha gettato i più tradizionalisti nel panico che forse più per paura psicologica davanti al cambiamento prospettato e necessario, prima che per ignoranza, si sono arroccati sul passato, accusando Francesco perfino di eresia.
Le critiche ai papi ci sono sempre state, talvolta anche forti su punti particolari. Si è arrivato persino a scismi più o meno importanti. Tutti i papi del dopo concilio sono stati criticati o sono stati segni di contraddizione. Francesco pare esserlo di più, non tanto su punti particolari che pure non mancano (si pensi al documento sull’amore), ma perché i suoi oppositori hanno compreso il pericolo – dal loro punto di vista – di porre alla base della riforma il cambio generale di mentalità dell’essere cristiani. Segna la fine di un’epoca prevalentemente clericale e apre a un’epoca di servizio in una Chiesa popolo di Dio, sinodale, ossia dove tutti collaborano e sono coinvolti a camminare insieme in avanti.
Fa tanta paura la riforma di Francesco che parecchi si augurano che il suo pontificato non duri tanto da riuscire a consolidare le nuove pratiche pastorali e sperano, anzi, che il prossimo conclave possa spazzare via del tutto la riforma di Bergoglio.

Le critiche sociopolitiche
Critiche teologiche si sommano a critiche sociopolitiche. “Indubbiamente – scrive di recente il gesuita Victor Codina nelle conclusioni di un articolo dedicato agli oppositori di Francesco – si ha una convergenza tra la critica teologica e la critica sociale a Francesco, i gruppi reazionari ecclesiali si alleano con i potenti gruppi economici e politici soprattutto del Nord. Fino a chiederci se la recente esplosione di abusi sessuali che colpiscono direttamente la figura di Francesco, che è pastore riformista della Chiesa e lider mondiale, sia stata una pura casualità e una semplice coincidenza. In fondo l’opposizione a Francesco è un’opposizione al concilio Vaticano II e alla riforma evangelica della Chiesa che Giovanni XXIII iniziò a promuovere. Francesco si colloca sulla linea di tutti i profeti che cercarono di riformare la Chiesa, come Francesco di Assisi, Ignazio di Loyola, Caterina da Siena e Tresa di Gesù, Angelo Roncalli, Helder Camara, Dorothy Stang, Pedro Arrupe, Ignazio Ellacurìa e il nonagenario vescovo Casaldàliga”.
di Carlo Di Cicco fonte: notizie.tiscal.it