Celebrare la Pasqua riconciliatil

di VALENTINO VACCANEO Vita Pastorale n. 4 aprile 2010

 Da Natale a Pasqua. Il Natale che è Dio che prende volto in Gesù di Nazareth e Gesù di Nazareth che è il volto umano di Dio. L’incarnazione è questo entrare di Dio nel cuore dell’umanità. Dice san Paolo: «Gesù è l’immagine visibile del Dio invisibile». Ma il Natale di Cristo sarebbe vano e inutile se non ci fosse il natale di ognuno di noi. Celebrare il Natale significa accogliere Dio che si fa uomo e prende volto in ognuno di noi. Il crocifisso segno di discriminazione? C’è il pericolo di celebrare la Pasqua senza accogliere dentro di noi la presenza del Cristo. L’eucaristia Gesù l’ha celebrata alla vigilia della passione. Un’eucaristia senza aver interiorizzato la croce è blasfema. E non possiamo nemmeno interiorizzare la risurrezione. Come è lontana dalla Pasqua una certa discussione di questi mesi sul crocifisso, che è il segno più alto di presenza di Dio, di perdono. Il Cristo che porta su di sé il peccato dell’uomo. Che dalla croce dice: «Perdona loro perché non sanno quello che fanno». Purtroppo la nostra storia è intrisa di profanazione del crocifisso, di profanazione del Vangelo. Già Costantino aveva messo la croce sugli scudi dicendo: combattete nel nome di Gesù; ed è stata la prima grande profanazione del cristianesimo, continuata fino a proclamare guerre sante. Abbiamo molte volte usato la croce come spada invece di portarla sulle spalle. Molti hanno difeso il crocifisso nelle aule non come segno di amore ma come segno opposto: di discriminazione. I fatti di Rosarno: sono stati il frutto di un clima d’intolleranza xenofoba e mafiosa, che non riguarda ovviamente tutti i 16.000 abitanti cristiani. Un degrado umano ed evangelico che mi fa pensare al fallimento del nostro annuncio. Se penso poi che molti cristiani della mia città non si sono scandalizzati, anzi hanno difeso gli abitanti di Rosarno, trovo difficoltà a celebrare la Pasqua. Rosarno "ospita" cinquemila "negri", li alloggia in fabbriche dimesse dove dormono per terra ammassati. In uno di questi locali con duecento persone c’è a disposizione un solo bagno chimico fatiscente. Sono pagati 25 euro al giorno (12 ore di lavoro) ma devono dare 5 euro al capo, italiano, che al mattino passa con il pulmino e li porta al lavoro. Se non stai alle regole, il giorno dopo sei senza lavoro. È la mafia che comanda e se ti ribelli ti impallinano. Dopo essere stati impallinati con un fucile ad aria compressa da un gruppo di giovani che ridacchiavano e si esercitavano al tiro a segno, gli immigrati si sono ribellati, hanno fracassato macchine, negozi… cosa molto brutta. Come è possibile celebrare la Pasqua? Purtroppo Rosarno ha radici molto lontane; dopo Costantino ci sono state le crociate, poi le guerre sante, le colonizzazioni con l’eliminazione degli indigeni e la tratta dei negri. In Eritrea abbiamo usato il gas nervino. Rosarno è solo un piccolo segno che il Vangelo è molto lontano da noi cristiani d’Europa. L’abbiamo profanato, calpestato, mutilato. Il nostro Vangelo non è quello che ci consegna l’apostolo Giovanni. Vangelo di vita eterna già qui oggi. Rischiamo di essere annunzio di morte, dalla parte dei sacerdoti del tempio, dei farisei che crocifiggono il Cristo. La Pasqua è il compimento del Natale, è l’entrare nel cuore del messaggio evangelico. La proposta che Gesù fa a tutti è di una vita che ha in sé qualcosa dell’assoluto di Dio, un assoluto di senso, di consistenza, di eterno, di comunione. Una profondità di comunione che Gesù indica nel discorso della Cena; una compresenza di tutti in tutti, una comunione dove uno è interiorizzato nell’altro. «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, una cosa sola» (Gv 17,21). La proposta evangelica nella Pasqua è entrare nella vita eterna di Dio. Gesù ci dice che questa vita è reale, è possibile e accessibile a tutti, specialmente a quelle creature che sono state segnate dalla sofferenza, dal dolore, perché esse intuiscono più facilmente la profondità del mistero di Dio. Questa vita eterna non è solo dopo la morte ma è già ora, ce lo dice Giovanni nel suo vangelo: «Chi crede nel Figlio ha la vita eterna» (Gv 3,36) «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,3). Già ora noi possiamo fare esperienza di questa vita assoluta di Dio, non solo dopo la morte. E si sperimenta interiorizzando Dio, il modo di essere di Dio. Gesù dice: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48) e Paolo aggiunge: noi abbiamo il pensiero di Cristo, il sentire di Cristo, l’essere di Cristo. Questo è celebrare la Pasqua. Se togliamo questo riduciamo il Vangelo a una morale, togliamo il miracolo cristiano. Siamo chiamati a essere in Cristo e con lui entrare nella vita eterna. Valentino Vaccaneo