Santo del Giorno 24 Dicembre

Odoardo Focherini – Difese il valore della dignità umana
Un apostolo della dignità umana, che morì proprio per difendere questo valore: è il profilo di Odoardo Focherini, nato a Carpi (Modena) il 6 giugno 1907. Marito e con sette figli, era assicuratore per la Società Cattolica di Assicurazioni di Verona; nel 1939 divenne amministratore de “L’Avvenire d’Italia”. Dal 1942 si attivò per salvare molti ebrei dalla deportazione, attività per cui fu arrestato l’11 marzo 1944. Rinchiuso a Fossoli, Gries (Bolzano) e infine Flossenburg in Baviera, morì il 24 dicembre 1944.
Altri santi. Sant’Adele di Pfalzel, badessa (VIII sec.); santa Paola Elisabetta Cerioli, fondatrice (1816-1865).
Letture. Messa mattutina: 2 Sam 7,1-5.8-12.14.16; Sal 88; Lc 1,67-79. Messa vigiliare vespertina: Is 62,1-5; Sal 88; At 13,16-17.22-25; Mt 1,1-25. Messa della notte: Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14.
Ambrosiano. Messa mattutina: Eb 10,37-39; Sal 88; Mt 1,18-25. Messa vigiliare vespertina: Gen 15,1-7; 1 Sam 1,7c-17; Is 7,10-16; Gdc 13,2-9a; Eb 10,37-39; Mt 1,18-25. Messa della notte: Is 2,1-5; Sal 2; Gal 4,4-6; Gv 1,9-14.
avvenire

Santo del Giorno 20 Dicembre Domenico di Silos

L’impegno per i cristiani resi schiavi dai Saraceni
Un santo che tenne testa con fermezza a un sovrano, fece fiorire un monastero e si dedicò all’opera di riscatto dei cristiani ridotti in schiavitù dai Saraceni. È questo il profilo di san Domenico di Silos, abate vissuto nel VII secolo in Spagna. Nato nell’anno mille in Navarra, era di origini umili e aveva fatto il pastore prima di diventare monaco benedettino e poi abate del suo monastero. Venne cacciato dal re di Navarra, però, al quale si rifiutò di pagare un tributo ingiusto. Accolto in Castiglia da Ferdinando il Grande, gli venne assegnato il decadente monastero di Silos, che Domenico riuscì a riportare all’antico splendore. Seppe trasformare Silos in un vero centro di riferimento per i fedeli e per la vita sociale del territorio circostante. Come anche altri santi della Spagna occupata dagli arabi, inoltre, si diede da fare per la liberazione dei cristiani divenuti schiavi.
Altri santi. San Zeffirino, papa e martire (III sec.); san Liberato, martire.
Letture. Mi 5,1-4; Sal 79; Eb 10,5-10; Lc 1,39-45.
Ambrosiano. Is 62,10-63,3b; Sal 71; Fil 4,4-9; Lc 1,26-38a.

Natale. Viva è la fatica dell’attesa

Il libro di Qohelet non è un romanzo né un trattato di teologia. È più simile a un diario spirituale ed etico. I suoi diversi capitoli registrano e narrano pensieri, emozioni ed esperienze di un viaggiatore sotto il sole. Il suo sconfinato interesse e la sua forza dipendono dalla sapienza, dalla libertà teologica e dal coraggio morale del suo autore, che continua a parlarci da almeno ventitré secoli. Solo i libri grandissimi ci riescono. Così, viaggiando la vita con Qohelet, incontriamo “pagine di diario” dove siamo totalmente immersi nel fumo dellavanitas, altre dove la gioia del “cantico dei tempi” ci rapisce e conquista, per tornare subito dopo a meditare mestamente sulla morte e sulla caducità della vita. Come noi, che oggi contempliamo un bambino nascere e domani accompagniamo un amico nella sua ultima agonia. Diversi i sentimenti, diverse le lacrime, la stessa vita che scorre. Il ritmo dei tempi è anche il ritmo delle pagine di Qohelet.

«Ho anche notato che sotto il sole al posto del diritto c’è l’iniquità e al posto della giustizia c’è l’iniquità» (Qohelet 3,16). Di fronte allo spettacolo di ingiustizia della terra, dove nei tribunali che dovrebbero garantire l’equità si annida la malvagità, Qohelet ci dice che «il giusto e il malvagio Dio li giudicherà, perché c’è un tempo per ogni cosa e per ogni azione» (3,17). E così aggiunge il “tempo” di Dio ai nostri tempi troppo squilibrati e storti. Sente il dolore per un mondo ingiusto, per l’infinito numero di vittime-Abele che abitano la terra. Ma l’attesa del giudizio universale alla fine dei tempi non è la risposta di Qohelet all’iniquità, perché il mondo “sopra il sole” è, per lui, troppo lontano e inaccessibile per poter offrire una risposta convincente alle ingiustizie del mondo “sotto il sole”. Il giudizio di Dio si deve svolgere qui, sulla terra. Se il tempo della giustizia di Elohim esiste davvero, deve inserirsi dentro il nostro tempo mortale. Perché se non è dentro i nostri tempi, sarà solo fuori tempo e quindi non utile per migliorare la condizione e la giustizia della nostra vita. I tempi non-umani non interessano Qohelet, perché se non sono umani possono essere solo disumani o anti-umani.

Il discorso di Qohelet è allora un umanesimo: chiede a Dio di essere il Dio dei viventi non il Dio dei morti. Il Dio sotto il sole, non il Dio nell’alto dei cieli. Se non vogliamo trasformare Elohim in un dio inutile, dobbiamo chiedergli di darci risposte qui ed ora, di darle soprattutto alle vittime. Come Giobbe, l’amico più grande di Qohelet. Come noi, i suoi amici di oggi, che accresciamo il numero dei tanti amici che ha sempre avuto nei secoli (anche se, forse, solo il nostro tempo può iniziare a capirlo veramente). Qohelet, sorprendendoci ancora una volta, ci dice che una prima giustizia sotto il sole si trova nella morte: «Riguardo ai figli dell’uomo dico: gli mostri Elohim quel che sono, vedranno soltanto un branco di bestie. Perché l’esito è uno, figli d’uomo o di bestie, muoiono. In tutti è lo stesso soffio [ruah]. L’uomo non ha alcun vantaggio sulle bestie, perché tutto svapora [hebel]. Tutti vanno nello stesso luogo» (3,18-20). Moriamo tutti come muoiono tutte le bestie. Siamo fratelli e sorelle nella comune e universale mortalità. Sorella morte, fratello lupo, sorella colomba, fratello verme. In questa polvere di tutti e di tutto c’è una sapienza, quella infinita di Salomone: «Tutti [animali e uomini] sono venuti dalla polvere e tutti polvere ritornano» (3,20).
Da bambini impariamo a conoscere la morte vedendo gli animali morire. In quella età della vita riusciamo ancora a sentire negli animali lo stesso soffio che abita noi, i genitori, gli amici. Quei pianti disperati di fronte alla morte di un gatto o di un uccellino ci svelano un accesso più profondo alla vita che poi da adulti perdiamo. Solo i bambini riescono ad amare veramente gli animali e a soffrire per il loro dolore – e forse solo i vecchi che hanno la grazia di tornare bambini possono avvicinare quel primo amore. Qohelet ci aiuta a recuperare quello sguardo dell’infanzia, a riconoscere nel dolore della terra il nostro stesso dolore. Ci fa riascoltare il primo soffio della creazione.

L’orizzonte dentro il quale Qohelet colloca il suo discorso è quello dei primi capitoli della Genesi. Conosce bene il soffio-spirito che Elohim aveva iniettato nelle narici dell’Adam, il terreste, rendendolo vivente (Genesi 2,7). Risuona nei suoi versi «polvere sei e polvere ritornerai» (Genesi 3,19). Ma quella di Qohelet è una Genesi diversa. La terrestrità dell’Adam non lo fa dominatore degli animali e delle specie viventi: l’Adam di Qohelet è prima di tutto creatura come tutte le altre. Sapeva che l’uomo è stato ed è continuamente ricreato «a immagine e somiglianza di Dio», come cosa «molto bella e molto buona» (1,35). Non lo nega, non lo può negare, ma vuole dirci qualcos’altro: prima di essere diversi dal resto della creazione siamo uguali a tutti i viventi, perché, proprio come loro, siamo mortali e viviamo finché il dono del soffio vive. Solo Dio non muore. L’uomo non è Dio perché muore, e la sua ribellione originaria e perenne è il voler negare la propria mortalità – anche questo è Genesi (cap. 3). La natura non è Dio perché muore. Ogni serpente, ogni idolo, ci promette e cattura promettendoci di eliminare della morte.

Qohelet non solo riafferma questo messaggio profondamente e genuinamente biblico, ma vi trova anche una risposta alla sua e nostra domanda di giustizia. La giustizia inscritta nella morte di tutti gli animali diventa una giustizia universale. La vanitas del grande, del ricco, del disonesto, non sta soltanto nel loro morire come muoiono le vittime e i poveri (questo ce lo aveva detto nel capitolo 2). C’è una vanitas ancora più radicale e profonda: muoiono anche loro come muoiono i cani, gli insetti, gli uccelli. Il più potente faraone muore come il riccio e come la mosca. La diversità nel lusso delle tombe e delle piramidi è solo vanità, è effimera, non conta nulla (2,16). La morte universale è la prima giustizia universale. Di fronte a questo destino cosmico comprendiamo di nuovo perché l’unica felicità possibile e vera è quella che possiamo trovare dentro la vita finché ci abita quell’unico soffio-spirito donatoci: «E ho visto che non c’è un bene che faccia più gioioso l’Adam delle sue opere: è questo il suo profitto (3,22). Scoprire la giustizia della morte che attende tutti i viventi e tutti allo stesso modo, porta Qohelet a lodare per la seconda volta la gioia delle opere umane, la felicità del lavoro. Cresciamo e invecchiamo bene quando la compagnia del dolore e della morte ci accresce la gioia della salute e la felicità di tornare agli affari ordinari della vita.

Il canto di Qohelet è allora un canto crudo e autentico alla vita, anche quando la disprezza perché deluso dalla malvagità delle opere degli uomini sotto il sole: «Tornai poi a considerare tutte le oppressioni che si fanno sotto il sole. Ecco le lacrime degli oppressi e non c’è chi li consoli; dalla parte dei loro oppressori sta la violenza, ma non c’è per loro un consolatore. Allora ho proclamato felici i morti, ormai trapassati, più dei viventi che sono ancora in vita; ma più felice degli uni e degli altri chi ancora non esiste, e non ha visto le azioni malvagie che si fanno sotto il sole» (4.1-3). È l’assenza di consolazione degli oppressi che fa dubitare Qohelet della superiorità dell’essere al mondo rispetto al non-esserci. Non dobbiamo perdere neanche un briciolo della forza e della bellezza di questo verso di Qohelet: una vita da oppressi senza consolatori è peggiore della morte. La sua è una condanna dei troppi oppressori presenti e un appello ai consolatori assenti.

Coloro che piangono possono essere chiamati “beati” solo se sono consolati. L’inferno è il luogo delle “beatitudini a metà”: poveri senza Regno, puri che non vedono Dio, miti senza terra, afflitti sconsolati. E stando dalla parte degli oppressi resi tali dagli oppressori (l’oppressione è una costruzione tutta umana), Qohelet trova la forza di invocare un consolatore, un “paraclito”. Anche se non lo vede, né vuole inventarselo – non c’è peggiore inganno di un consolatore inventato per rispondere alla nostra domanda vera di consolatori. Forse l’avvento di consolatori non-artificiali può essere chiamato e atteso soltanto ponendo il cuore nelle discariche dove i bambini cercano gli avanzi della nostra opulenza, nelle guerre dei ragazzi-soldato, accanto alle bambine vendute per miseria disperata ai mercanti di sesso. Solo da lì lo possiamo desiderare, forse intravvedere. Qohelet non ha creduto che il riscatto di queste vittime inconsolate dovesse essere rimandato al paradiso. Ha tenuto vivo il dolore della terra per l’assenza di consolatori qui ed ora, e così ha reso non-vana l’attesa del suo avvento. Se avesse ceduto alla tentazione delle consolazioni apocalittiche e idolatriche, la Bibbia tutta avrebbe perso capacità di avvento. E invece ha continuato a porre domande, resistendo nell’assenza delle risposte. La bontà delle domande esistenziali si misura con la loro capacità di resilienza nei tempi della carestia di risposte vere e dell’opulenza di risposte false.

Senza rinnovare questa resistenza e questa attesa, anche il Natale finisce per svaporare nella vanitas dei centri commerciali e del sentimentalismo delle atmosfere artificiali create a scopo di lucro. La stella del Natale per essere nuovamente vista nel nostro cielo inquinato ha bisogno di essere attesa, mettendosi accanto alle vittime, agli oppressi delle terra e con loro guardare nella lunga notte ancora verso oriente. Il Natale più bello è quello atteso insieme a Qohelet. Buon Natale a tutti.

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I santi del 18 Dicembre 2015

San MALACHIA   Profeta
Sofa, Palestina, ca. 519 al 425 a.C.
Il libro del profeta Malachia chiude, nell’Antico Testamento, la serie dei profeti minori. Emblematico il fatto che gli ultimi versetti parlino di un messaggero del Signore inviato…
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San GRAZIANO (GAZIANO) DI TOURS   Vescovo
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Santi QUINTO, SIMPLICIO E COMPAGNI   Martiri in Africa
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San FLAVITO   Eremita
Italia VI sec. – Marcilly-le-Hayer (Francia), 18 dicembre 618?
Venerato a Marcilly-Le-Hayer e a Villemaur-sur-Vanne.
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San WUNIBALD DI HEIDENHEIM (VUNIBALDO)   Abate
Wessex (Gran Bretagna), 701 – Heidenheim (Germania), 18 dicembre 761
Vunibaldo nacque nel 701 nel Wessex (Inghilterra) da una famiglia importante per la Chiesa: il fratello fu il grande vescovo di Eichstätt (Baviera) Villibaldo, lo zio Bonifacio, l’…
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Santi NAMFAMONE E COMPAGNI   Martiri in Africa
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San FLAMIANO (FLANNANO) DI KILLALOE   Vescovo
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Santi PAOLO NGUYEN VAN MY, PIETRO TRUONG VAN DUONG E PIETRO VU VAN TRUAT   Martiri
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Beata NEMESIA (GIULIA) VALLE   Vergine
Aosta, 26 giugno 1847 – Borgaro Torinese, Torino, 18 dicembre 1916
Giulia (1847-1916), in gioventù entrò nella Congregazione delle Suore della Carità di S. Giovanna Antida Thouret. Trascorse molti anni a Tortona come insegnant…
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Beati 6 REDENTORI MERCEDARI
Mercedari redentori i Beati: Giacomo de Lara, Ludovico Gascò, Bernardo de Pratis, Pietro da Barcellona, Pietro de Quesada e Guglielmo de Quadres, sotto il generalato di San Pietro …
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I santi del 17 Dicembre 2015

San GIOVANNI DE MATHA   Sacerdote
Faucon (Alpes-de-Haute-Provence, Francia), 23 giugno 1154 – Roma, 17 dicembre 1213
Provenzale, docente di teologia a Parigi, prete a 40 anni, Giovanni de Matha lasciò la cattedra, divenendo sacerdote. Durante la sua prima messa, il 28 febbraio 1193, gli ac…
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Sant’ OLIMPIA   Vedova
Nacque verso il 361 da un’agiata famiglia di Costantinopoli. Divenuta orfana in giovane età, fu affidata per l’educazione a Teodosia, sorella del vescovo di Iconio, sant’Anfilochio…
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San FLORIANO   Venerato a Bologna
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San JOSè MANYANET Y VIVES   Sacerdote
Tremp (Lleida, Spagna) 7 gennaio 1833 – Barcelona (Spagna) 17 dicembre 1901
“Dio ha chiamato i fedeli a contemplare ed imitare la Santa Famiglia per mezzo del Beato José Manyanet, sacerdote” (Mess. Romano), è quindi l’aposto…
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Santa BEGGA   Badessa di Andenne
Nata nel VII secolo da nobile famiglia carolingia, Begga si sposò e rimase vedova. Allora – sull’esempio della madre, santa Itta, che alla morte del marito, il beato Pipino di Land…
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Santi ANANIA, MISAELE E AZARIA (ABDENAGO, MISACH E SIDRACH)   Martiri
Abdenago, Misach e Sidrach, chiamati anche Anania, Misaele e Azaria, sono personaggi biblici. Il libro del profeta Daniele, nei primi tre capitoli, espone la vicenda di questi tre …
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Santa WIVINE (VIVINA)   Badessa benedettina
Brabante, Belgio, 1103 – Grand-Bigard (Brabante), 17 dicembre 1170
È considerata come la fondatrice e la prima superiora dell’abbazia benedettina di Grand-Bigard, nella provincia del Brabante in Belgio, dove nel 1126, a 23 anni, fondò un eremo, ad…
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San GIUDICAELE (JUDICAëL)   Re di Bretagna
590 circa – 658 circa
San Giudicaèle (Judicaël), fratello di San Giudoco, in un primo tempo entrò in monastero sotto la guida di San Mavenno (Mèen), ma poi rivendicò i suoi diritti al trono di Bretagna….
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San MODESTO   Patriarca di Gerusalemme
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Santi MARTIRI DI ELEUTEROPOLI
Si tratta di cinquanta soldati, che al tempo dell’imperatore Eraclio furono martirizzati dai Saraceni.
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Santo STURMIO DI FULDA   Abate
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San CRISTOFORO DI COLLESANO   Monaco
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Beato GIACINTO MARIA CORMIER   Domenicano
Orleans, 1832 – Roma, 1916
Avvertendo già da seminarista il richiamo alla vita religiosa, professò in privato i voti ed entrò nel Terz’Ordine. Nel 1856, il giorno dopo la sua ordinazione sacerdotale, entrò n…
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Beata MATILDE DEL SAGRADO CORAZON TELLEZ ROBLES   Fondatrice
Robledillo de la Vera, Spagna, 30 maggio 1841 – 17 dicembre 1902
Fondò la Congregazione delle Figlie di Maria Madre della Chiesa. Educata fin da piccola nella fede cristiana, molto giovane decise di dedicarsi totalmente al Signore, nonostante il…
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Beato PIETRO DI SPAGNA   Martire mercedario
† 1418
Famoso per la propagazione della fede cattolica, il Beato Pietro di Spagna, cavaliere laico dell’Ordine Mercedario, fu uomo di grande dottrina e santità della vita.Trovandosi ad Al…
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I santi del 05 Dicembre 2015

 

San SABA ARCHIMANDRITA   Abate
Mutalasca, Cesarea di Cappadocia, 439 – Mar Saba, Palestina, 5 dicembre 532
Nasce nel 439 a Cesarea di Cappadocia. La sua famiglia, cristiana, lo indirizza verso gli studi presso il vicino monastero di Flavianae. Ne esce con un’istruzione e con il desideri…
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San LUCIDO DI AQUARA   Monaco
n. Aquara, 960 circa
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San DALMAZIO (DALMAZZO) DI PAVIA   Martire
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Santa CRISPINA   Martire a Tebessa
Sec. IV
Crispina, martire. Nata a Tagora, in Numidia, nel 304, durante la persecuzione di Diocleziano e Massimiano, venne arrestata e processata a Tebessa, nell’Africa Proconsolare.
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San PELINO   Vescovo di Brindisi
Sec. VII
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San BASSO DI NIZZA   Vescovo e martire
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Santa CONSOLATA DI GENOVA   Monaca
Epoca incerta
Secondo una leggenda Consolata sarebbe nata nei pressi del lago di Tiberiade durante un pellegrinaggio dei suoi genitori genovesi. Educata sull’esempio di Giovanni Battista, sarebb…
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San GIOVANNI ALMOND   Sacerdote e martire
Allerton, Inghilterra, 1576 – Londra, Inghilterra, 5 dicembre 1612
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San GUGLIELMO SAGGIANO   Mercedario, martire
Di origine italiana, San Guglielmo Saggiano, proveniva da una delle case più nobili di Ancona nelle Marche, quando la sua famiglia si stabilì in Linguadoca (Francia). Alla morte de…
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San GERALDO (GERARDO) DI BRAGA   Vescovo
m. 1108
Monaco del monastero cluniacense di Moissac, Francia, eletto Arcivescovo di Braga, Portogallo. Rinnovò il culto divino, restaurò chiese e promosse la disciplina ecclesiastica.
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Beato BARTOLOMEO FANTI   Carmelitano
Mantova, 1428 circa – Mantova, 5 dicembre1495
Nato a Mantova attorno al 1428, Bartolomeo Fanti nel 1452, era già sacerdote carmelitano ed entrò a far parte della Confraternita della Madonna, esistente nel chiesa …
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Beato FILIPPO RINALDI   Sacerdote
Lu Monferrato, Alessandria, 28 Maggio 1856 – Torino, 5 dicembre 1931
Nato nel 1856 a Lu Monferrato nell’Alessandrino, Filippo Rinaldi a 21 anni conobbe don Bosco. Divenuto prete nel 1882 e maestro dei novizi, fu inviato in Spagna dove divenne Ispett…
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Beato NICOLA (NICCOLò) STENONE
Copenaghen (Danimarca), 11 gennaio 1638 – Schwerin (Meclenburgo, Germania), 5 dicembre 1686
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Beato GIOVANNI GRADENIGO   Monaco
Sec. X-XI
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Beato NARCISO (NARCYZ) PUTZ   Sacerdote e martire
Sierakow, Polonia, 28 ottobre 1877 – Dachau, Germania, 5 dicembre 1942
Narcyz Putz, sacerdote dell’arcidiocesi di Poznan, cadde vittima dei nazisti nel celebre campo di concentramento tedesco di Dachau. Papa Giovanni Paolo II il 13 giugno 1999 lo elev…
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Beata AGUSTINA (MARíA ANUNCIACIóN) PEñA RODRíGUEZ   Religiosa e martire
Ruanales, Cantabria, Spagna, 23 marzo 1900 – Aravaca, Madrid, 5 dicembre 1936
Suor Agustina Peña Rodríguez, al secolo María Anunciación, era una religiosa delle Suore Serve di Maria Ministre degli Infermi, fondate da santa Maria S…
www.santiebeati.it/dettaglio/96082