Cari educatori… e ora?

Non corriamo il rischio di dare l’impressione che gli adolescenti ci «servono» solo in estate. Ci «servono» sempre, perché sanno «servire» con generosità, se trovano motivazioni, relazioni sincere, rispetto e fiducia

In questo mese di luglio vanno chiudendosi le esperienze degli oratori estivi, secondo tempi decisi da ogni comunità: ma per un cancello che si chiude c’è spesso una vacanza comunitaria che si apre: montagna, mare, città d’arte, cammini, esperienza di carità con gruppi di bambini, ragazzi e adolescenti.

Ecco, gli adolescenti: hanno prestato il loro servizio, ci hanno aiutato, hanno offerto il loro tempo e la loro energia… qualcuno ci avrà fatto anche un po’ disperare. Ma per diverse settimane li abbiamo visti protagonisti all’interno di centri estivi, parrocchie, oratori. Hanno remato sulla barca, con la guida di educatori laici o consacrati che reggevano il timone, e che qualche volta, sicuramente, hanno anche ceduto la rotta.

Ma ora? Ora che per uno o due mesi abbiamo detto a questi ragazzi che sono preziosi, che abbiamo fatto in modo di dare loro spazio, tempo e inventiva… adesso che cosa ne sarà di loro? L’esperienza insegna che da settembre la maggior parte sparirà, forse fino alla prossima estate… cari educatori, possiamo rassegnarci a questa diaspora?

Lo sappiamo: da settembre le vite degli adolescenti saranno travolte da mille impegni: la scuola, lo sport, i laboratori e i corsi. Il tempo libero sarà ridotto all’osso e ne farà le spese la partecipazione alla vita ecclesiale.

Ma se non fosse solo questo? Varrebbe forse la pena chiederselo. Perché se in queste settimane abbiamo avuto il coraggio di metterci in ascolto delle voci giovani, se abbiamo avuto la forza di costruire, rinsaldare, provare una relazione personale con loro, forse avremo avuto qualche intuizione su cosa poter fare da settembre per averli ancora protagonisti, a seconda dei luoghi, dei gruppi, dei volti.

Dopo averli resi parte attiva per diverse settimane non possiamo offrire loro un cammino di formazione che li renda nuovamente (e tradizionalmente) passivi: questo è uno dei punti fondamentali su cui riflettere. Hanno voglia di spazio, di tempo, di azione: proviamo a dare loro spazi, senza bisogno di negoziare ogni minimo dettaglio (certo, dentro un quadro di regole); tempi (ma i loro tempi, non i nostri: le loro giornate hanno ritmi diversi da quelle degli adulti). E infine azione: lasciamoli tentare. Certo, il vero nucleo della questione sarà poi fare i conti con il che cosa e il con chi: perché probabilmente gli stessi educatori che in quest’estate li hanno seguiti torneranno da settembre ai loro impegni. Però, prima di chiudere i cancelli, fermiamoci una sera, adolescenti e educatori: chiediamoci cosa sarebbe bello fare insieme, adulti e ragazzi, dopo le vacanze; cosa vorrebbero, cosa piacerebbe loro, cosa li spinge ad arrivare in parrocchia alla fine della scuola per donare il loro tempo: su questi cosa si potrebbe edificare un nuovo inizio.

Poi arriveranno i compiti e le interrogazioni, il calcio e la pallavolo, l’inglese e il clarinetto, lo stagelavorativo e il corso di teatro. Ma dentro quest’agenda non pochi di loro saranno capaci di trovare un po’ di tempo per la comunità cristiana e per mettersi a sequela del Vangelo.

Non corriamo il rischio di dare l’impressione che ci ‘servono’ solo in estate: essi ci ‘servono’ sempre, perché sanno ‘servire’ con generosità, se trovano motivazioni, relazioni sincere, rispetto e fiducia. Chiesa in uscita vuol dire anche far entrare chi sta fuori, e fare in modo che non fugga dopo qualche mese.

E infine una richiesta: cari adolescenti, volete prendere in mano il coraggio e infastidire un po’ i vostri educatori su quello che vi abita e su quello che vorreste? Lì, in quel bussare, passa lo Spirito, oggi.

vinonuovo.it