Calendario. L’anno delle feste liturgiche “rimandate”

Un calendario liturgico complesso ma interessante quello di quest’anno. Martedì 5 aprile la Chiesa ambrosiana celebra la solennità di san Giuseppe «sposo della Vergine Maria» pur essendo la sua memoria – come noto – il 19 marzo, uno spostamento dovuto al fatto che nel giorno “giusto” il rito ambrosiano privilegiava la vigilia della Domenica delle Palme (Sabato in Traditione Symboli), che introduceva la Chiesa milanese nella «Settimana autentica», come viene definita la Settimana Santa dagli ambrosiani. E un martedì qualunque dopo Pasqua si trasforma così in una festa importante, pur poco nota al di fuori di chi frequenta la Messa feriale (che avrà notato paramenti bianchi, letture a tema e recita del Credo).

Questa singolarità del calendario milanese segue a ruota – significativamente – quella non solo ambrosiana di lunedì 4 aprile, con la celebrazione “ritardata” della festa dell’Annunciazione, giorno in cui la Chiesa ricorda la visita dell’angelo alla Vergine Maria, la sua accettazione di diventare madre e quindi il concepimento di Gesù per opera dello Spirito Santo. La festa ordinariamente viene celebrata il 25 marzo, esattamente nove mesi prima del Natale, ma quest’anno cadeva il Venerdì Santo. Durante la Settimana Santa l’attenzione liturgica è tutta concentrata sul mistero della Passione, morte e risurrezione del Redentore: nulla può dunque distoglierci dal cuore della nostra fede.

Un fatto certamente singolare è stato la coincidenza del 25 marzo – festa dell’Annunciazione – con il Venerdì Santo, giorno in cui si ricorda la morte di Gesù, vedendo quest’anno coincidere nello stesso giorno due avvenimenti di salvezza: l’incarnazione del Figlio di Dio nel grembo della Vergine Maria e la morte di Gesù. La sapienza della liturgia, nel caso di feste importanti, invita a non rinunciare a farne memoria trasferendole però nel primo giorno possibile. “Blindata” la settimana che va da Pasqua alla domenica successiva – dedicata alla Divina Misericordia –, perché liturgicamente un unico grande giorno pasquale fatto di otto giorni, lunedì 4 è stato il primo giorno in cui era possibile ricordare l’inizio della nostra salvezza.

Maria e Giuseppe, l’incarnazione e la morte: giorni uniti da un filo conduttore che va dall’eccomi di Maria all’eccomi di Gesù, fino all’eccomi di Giuseppe. Tutti disponibili e decisi nel portare a compimento la volontà del Padre. Un “eccomi” non sempre umanamente comprensibile, ma che trova la sua forza nella fiducia in Dio, sapendo – come Maria – «custodire e meditare nel cuore» quanto il Signore ci fa vivere, certi che alla fine comunque la Vita vince sulla morte, la Misericordia vince sul peccato.

Avvenire