Calcio in tv. Annullato il bando Mediapro. Sky può salvare la Serie A

Annullato il bando Mediapro. Sky può salvare la Serie A

I club di calcio italiani sono stati saggi ad ad affidare la guida della Lega Serie A a un navigato banchiere come Gaetano Micciché. Per come si stanno mettendo le cose con i diritti televisivi per i prossimi tre campionati, l’esperienza bancaria del direttore generale di Intesa Sanpaolo nonché presidente di Banca Imi rischia di doversi rivelare straordinariamente preziosa la prossima estate.

Com’è che Mediapro ha conquistato i diritti delle partite di Serie A

La situazione è caotica e merita un riassunto. La Lega si aspettava di incassare più di un miliardo a stagione dalla vendita dei cinque pacchetti di diritti televisivi nazionali per i campionati 2018-2019, 2019-2020 e 2020-2021. Dopo la prima, disastrosa, asta di giugno 2017, al secondo tentativo di vendita, lo scorso 6 gennaio, Sky e Mediaset Premium, gli unici due operatori interessati, hanno fatto offerte inferiori ai prezzi minimi fissati dalla Lega. L’incasso complessivo sarebbe stato di 779 milioni di euro a stagione contro i 990 della base d’asta.

Fallita l’asta e fallito anche il tentativo di trovare un accordo tramite trattative private con le tv, la Lega ha scelto di aprire l’unica busta arrivata per un altro tipo di asta, quella dedicata agli intermediari indipendenti, cioè soggetti che non controllano emittenti tv ma che hanno il ruolo di rivendere i diritti alle televisioni secondo le regole previste dal Decreto Melandri. Quell’offerta, firmata da Mediapro, era da 1,05 miliardi di euro. La Lega, soddisfatta, l’ha accettata e questo gruppo spagnolo il 5 febbraio si è aggiudicato il diritto di vendere i pacchetti delle partite della Serie A alle tv.

Un momento di Sky Calcio Show, trasmissione simbolo del calcio su Sky

Un momento di Sky Calcio Show, trasmissione simbolo del calcio su Sky

L’intermediario vuole fare l’editore: così il bando non vale

Prima ancora che Mediapro – nel frattempo passato sotto il controllo del fondo cinese Orient Hontai – pubblicasse il bando per la rivendita dei diritti, lo scenario della tv a pagamento italiana è cambiato. Sky e Mediaset hanno firmato un’alleanza per la condivisione di canali e contenuti sia sul satellite che sul digitale terrestre, facendo capire a Mediapro che nessuno era disposto a lanciarsi in un’asta per comprare i diritti del calcio.

A quel punto gli spagnoli hanno proposto un bando in cui vendevano alle tv non solo le partite, ma pacchetti “completi”: 270 minuti per ogni match di Serie A, compresi i dibattiti in studio prima e dopo la partita e le inserzioni pubblicitarie, che sarebbero state gestite direttamente dall’intermediario. Così l’intermediario diventava qualcosa di simile a un editore, confermando una perplessità che l’Antitrust aveva già espresso dopo l’assegnazione del bando agli spagnoli. Sky ha fatto ricorso al Tribunale di Milano, che gli ha dato ragione. Vendendo interi pacchetti – ha spiegato il giudice Claudio Marangoni –, Mediapro «intenderebbe estendere di fatto la sua influenza nel mercato a valle della raccolta pubblicitaria e della fornitura di contenuti, in una sorta di integrazione verticale tra detti mercati».

La Lega chiamata a ripartire da zero (o quasi)

Ora il bando di Mediapro non è più valido. Gli spagnoli a questo punto dovrebbero pubblicarne un altro, ma probabilmente soprassederanno. È chiaro che fin dall’inizio Mediapro contava di potere realizzare un “suo” canale della Lega più che rivendere i diritti agli operatori. I club non hanno accettato. Versati a marzo alla Lega i 64 milioni di anticipo per i diritti della prossima stagione, gli spagnoli hanno chiesto più tempo per presentare la fideiussione a garanzia degli altri 1,2 miliardi di euro previsti dal contratto: finché restava l’incognita del ricorso di Sky, era la spiegazione, non avrebbero avuto la sicurezza di disporre dei diritti.
La decisione del Tribunale ha confermato la fondatezza delle cautele di Mediapro. La Lega ha dato tempo fino al 22 maggio, scadenza che, ha avvertito ieri il presidente del Coni e commissario dell’associazione dei club Giovanni Malagò, «vale ancora, oggi più che mai». Se Mediapro si dovesse ritirare dalla partita, si tornerebbe alla situazione di gennaio, con la Lega chiamata a trovare un acquirente – stavolta nel giro di poche settimane – per i diritti delle trasmissioni dei prossimi tre campionati.
Giovanni Malagò, presidente del Coni e commissario della Lega Serie A (foto Ansa)

Giovanni Malagò, presidente del Coni e commissario della Lega Serie A (foto Ansa)

Presidenti in ansia: i diritti tv valgono metà del loro fatturato

Il candidato ovviamente c’è già: è ancora Sky, che ieri ha promesso «un’importante offerta» che possa «dare certezza agli appassionati e allo stesso tempo garantire il futuro dei club e di tutto il sistema calcio». Rispetto a gennaio, l’emittente britannica si trova ora in una situazione migliore. Grazie all’accordo trovato con Mediaset potrebbe gestire i diritti – venduti separatamente in base alle piattaforme di trasmissione – praticamente in esclusiva, status che le consentirebbe di rilanciare rispetto alle offerte presentate all’inizio dell’anno (tutte inferiori ai prezzi minimi proposti dalla Lega eccetto che per il Pacchetto A, quello con le partite dei club principali).
C’è poco tempo per trovare un accordo. I presidenti dei club hanno un disperato bisogno di quei soldi. Secondo i calcoli del sito specializzato Calcio&Finanza, gli incassi dei diritti contano per circa la metà dell’intero fatturato delle squadre di Serie A. Per molte società rappresentano più del 60% dei ricavi. Di solito la Lega versa i soldi dei diritti a luglio. Senza la sicurezza di quelle entrate, a molti presidenti non resterebbe che sperare nell’intercessione di Micciché per ottenere pazienza dalle banche creditrici.