Non si può avere la proprietà della natura
DI GIUSEPPE O. L ONGO – avvenire
Il 29 marzo scorso il giudice Robert W. Sweet, della Corte Distrettuale di New York Sud, ha emesso una sentenza che annulla i brevetti ottenuti nel 1991 dall’azienda Myriad Genetics su due geni, BRCA1 e BRCA2, che sarebbero collegati a un aumento del rischio dei tumori mammari e ovarici. È una decisione che potrebbe avere effetti cospicui sull’industria biotecnologica e sulla ricerca medica basata sulla genetica. Grazie a questi brevetti, la Myriad Genetics si è assicurata da anni l’esclusiva dei test genici sulle donne, rifiutandone la concessione a chiunque altro. Il giudice Sweet ha accolto la tesi dell’Unione americana per le libertà civili, secondo cui il monopolio della Myriad danneggia le donne a rischio rendendo più oneroso e più complicato l’accesso agli esami (si parla di un costo di 4.000 dollari). Inoltre, i brevetti ostacolano la ricerca scientifica in questo importante settore. Benché la sentenza sia molto significativa e segni una svolta nella politica brevettuale degli Stati Uniti, la controversia sulla brevettabilità dei geni umani non è affatto risolta: si prevede infatti una contromossa legale da parte dell’azienda e non ci si può certo aspettare che nell’immediato futuro il costo dei test sui geni BRCA diminuisca. Si tratta comunque di un’indicazione importante: se i criteri di brevettabilità finora adottati si possono considerare adeguati per i prodotti medici tradizionali, compresi i farmaci, essi sono molto meno appropriati nell’era genomica e post-genomica. Come si è giunti ad estendere la tutela brevettuale dalle invenzioni meccaniche agli organismi viventi? Lo strumento concettuale di base è stato il modello meccanicistico della realtà, che autorizzava l’equivalenza tra materia inorganica e materia organica: gli organismi sono macchine e quindi, come le macchine, si possono brevettare. In tempi più recenti, con la messa in evidenza dell’informazione, la materia è stata ridotta al suo contenuto informazionale e ciò ha consentito di includere tra gli artefatti anche la lettura del codice genetico. In altre parole, come dietro la macchina c’è l’opera dell’ingegno umano costituita dal progetto, così dietro i materiali biologici o genetici c’è l’opera dell’uomo consistente nell’estrazione o nella modificazione dell’informazione rilevante sotto il profilo biologico o genetico.