Balzo casi Covid, +2.500.Stato emergenza fino a 31/1

Schizzano i contagi da Covid 19 in Italia e per la prima volta da oltre cinque mesi i nuovi casi registrati in un giorno superano ampiamente la soglia psicologica dei duemila: sono 2.548, individuati con oltre 118mila tamponi, mai così tanti dall’inizio dell’emergenza. “Dobbiamo resistere con il coltello tra i denti 7-8 mesi” dice il ministro della Salute Roberto Speranza con il premier Giuseppe Conte che ufficializza la scelta del governo di prorogare lo stato d’emergenza fino al 31 gennaio, ad un anno esatto dalla prima misura messa in campo per far fronte alla pandemia.

Una mossa necessaria, come scienziati e tecnici chiedevano da settimane, poiché il virus continua la sua lenta e progressiva crescita in tutto il paese. Ormai sono più di due mesi che la curva dei contagi sale costantemente e nell’ultima settimana – stando al monitoraggio della Fondazione Gimbe – i ricoveri negli ospedali sono aumentati del 17%. Non solo: ci sono diverse regioni del centro sud – dove nella prima fase dell’emergenza la situazione è rimasta sotto controllo – che sono particolarmente a rischio. La percentuale degli ospedalizzati, ad esempio, è in Sicilia all’11,1%, nel Lazio al 10,2% e in Puglia al 9,2% a fronte di una media nazionale del 6,6%. Numeri che si ritrovano nel bollettino quotidiano del ministro della Salute con i 2.548 nuovi casi, mai così tanti dalla primavera scorsa. Più della metà sono in sole 4 regioni: 445 in Veneto (solo una novantina dei quali legati al centro per migranti di Oderzo), 390 in Campania, 324 in Lombardia e 265 nel Lazio dove molto probabilmente già nel fine settimana scatterà, come già avvenuto in altre regioni, l’obbligo di mascherina anche all’aperto.

“Probabilmente stiamo vedendo i primi effetti della riapertura delle scuole, con tutto quello che ne consegue, ossia maggiore utilizzo dei mezzi pubblici e aumenti dei contagi intrafamiliari” dice il fisico Giorgio Sestili, tra i curatori della pagina Fb ‘Coronavirus e analisi scientifiche’. Se è così lo si capirà meglio con il monitoraggio settimanale atteso per venerdì, che dovrebbe fotografare proprio gli effetti della riapertura di scuole e uffici pubblici. Rispetto a cinque mesi fa ci sono però differenze importanti. Il 15 aprile scorso l’incremento fu infatti di 2.667 casi: ma c’erano oltre 105mila malati, mentre oggi sono poco più di 52mila, nelle terapie intensive i pazienti erano 3.079 e oggi sono meno di un decimo (290, con un incremento di 11 rispetto a ieri), nei reparti ordinari c’erano 27.600 persone contro le 3.097 di oggi (50 in più nelle ultime 24 ore). Significa che si individuano molti più asintomatici e lo si fa prima che la situazione peggiori, che il sistema di tracciamento funziona e che gli ospedali non sono in sovraccarico. “il rapporto tra i casi diagnosticati e quello dei tamponi eseguiti è ancora basso: “il valore di 2,1 relativo ai dati di oggi, per esempio, è inferiore a quello di 2,9 riscontrato il 28 settembre” dice ancora Sestili.

Ciò non significa che si può abbassare la guardia, anzi. “Le cose cominciano a mettersi peggio, il virus è nocivo come nella scorsa primavera – conferma il virologo Roberto Burioni rivolgendosi direttamente agli italiani su Twitter- vi prego, state attenti, mantenete le distanze, portate le mascherine evitate luoghi affollati”. Ed è per questo che il governo ha deciso di prorogare lo stato d’emergenza, una decisione che consente di mantenere le misure in atto – a partire dal divieto di assembramento e dal distanziamento fino allo smartworking e all’acquisto con procedure d’urgenza di macchinari e materiale sanitario – e continuare sulla linea della massima prudenza. “Andremo in Parlamento a chiedere la proroga fino al 31 gennaio” dice Conte. “In Cdm abbiamo convenuto che la situazione resta critica: per quanto la curva dei contagi sia sotto controllo c’è bisogno della massima attenzione”. Sarà il ministro Speranza a spiegare le scelte in Aula, quando martedì prossimo illustrerà il nuovo Dpcm. “Discuteremo in Parlamento, come è giusto che sia” dice ribadendo comunque la necessità di non allentare la presa. “Siamo davanti a mesi di resistenza, dobbiamo resistere con gli strumenti che abbiamo e che sono prima di tutto i comportamenti corretti. Vedremo la luce nei primi mesi del 2021 perché avremo nuovi strumenti per affrontare la sfida al Covid e nel corso dell’anno usciremo dalla fase più drammatica”. Ma fino ad allora bisognerà stringere i denti. Per evitare nuovi lockdown e soprattutto di saturare gli ospedali e rivivere l’incubo di marzo e aprile. (ANSA).