Avvento: quattro parole «nuove» per un tempo di storie

Avvenire

Il tempo dell’Avvento è parabola e narrazione di un incontro: tra la nostra umanità, dove risiede la nostalgia di Dio, e la presenza di Dio che si fa uomo, che nasce e ‘appare’ dall’eterno nella storia. Nostalgia è di fatto la prima parola di questo itinerario segnato dalla macchina da presa, alla quale fa da sfondo il film Tutto il mondo fuori (2020) di Ignazio Oliva, con don Marco Pozza (piattaforma VatiVision). Un documentario dove si respira il sapore della nostalgia: di Dio, di famiglia, di reintegrazione nella società. Tra le mura del carcere di Padova ‘Due Palazzi’, don Marco è un cappellano che cammina accanto a vite disperse ma desiderose di riscatto, di riabbracciare la vita. Spesso è il ricordo della libertà, altre volte la nostalgia di un passato vissuto ‘fuori’, comunque i passi segnati due a due, e insieme capaci di aprire un oltre di speranza e redenzione. Proprio la nostalgia, se accompagnata e ben valorizzata, può essere il terreno fertile dove far germogliare la ‘memoria’, ovvero il ricordo vivo e presente di Colui che è il veniente: Gesù Cristo Figlio di Dio.

Il periodo dell’Avvento porta con sé anche questa suggestione: quella della memoria che segna la seconda tappa del percorso: La vita davanti a sé (2020) di Edoardo Ponti, con Sophia Loren (su Netflix), ci restituisce la dimensione della memoria con il forte tratto delle radici culturali, religiose, identitarie. Molto significativa è la dinamica che soggiace a questo film: sulla polvere del passato (la Shoah resa viva dal volto della Loren) si va lentamente disegnando una luce di speranza, grazie all’incontro tra due solitudini: quella di un passato troppo presente e di un presente orfano di futuro. Il film è un inno all’incontro che salva.

Ricerca è invece lo sfondo della terza domenica, accompagnata dalla proposta cinematografica L’altro volto della speranza (2017) di Aki Kaurismäki (su RaiPlay). Tema portante del film è quello della solidarietà, del reciproco soccorso, del ritrovarsi: la salvezza passa dalla condivisione, per approdare alla comunione.

L’itinerario si conclude con la parola Incontro, preludio e annuncio del Natale. Lo sfondo cinematografico è offerto dal film Bar Giuseppe (2019) di Giulio Base (su RaiPlay). Il film si propone come ‘attualizzazione’ della Natività. L’incontro tra due umanità periferiche, quella di Giuseppe – titolare di un Bar nella Bari di oggi – e quella di Bikira, una giovane immigrata in cerca di occupazione ma soprattutto di speranza. Il tessuto sociale, sfondo della storia, è quello dell’Italia di oggi, un presente cioè impastato di fragilità ma anche di resilienza.

La luce del cinema, mai accecante né pre-potente, illumina così i passi dell’Avvento: passi di coraggio e di redenzione, dentro ai tanti deserti del presente e verso i germogli di un futuro migliore.

Membro Commissione film della Cei

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