Arte e danza contro i muri

(di Francesca De Lucia ansa) – La tenda ricorda quelle dei pastori nomadi dell’Asia, attorno c’è la magia della wagneriana di Villa Rufolo che dal 2 luglio ospita la preziosa sezione danza del 65esimo Festival di Ravello diretta da Laura Valente. Gli interni li ha dipinti a tempera uno dei più grandi artisti contemporanei, Francesco Clemente, mentre la stoffa mimetica degli esterni è ricamata a mano, con filo d’oro, da artigiani indiani. In mostra ci saranno anche 19 acquerelli mai visti che Clemente ha disegnato in esclusiva, in omaggio al tema scelto quest’anno dalla direzione artistica , e che raffigurano un muro dal quale volano aquiloni colorati.
”Perchè il muro? Perché la danza sa scavalcare barriere ” spiega con orgoglio Valente ”L’intento è di raccontare come la danza, appunto, riesca ad entrare nelle crepe delle differenze ideologiche, religiose, sociali e a rivelare la fragilità dei nostri preconcetti abbattendo i muri che ci dividono”
E per questo si parte con The Wall, coreografia commissionata a Karole Armitage, in prima assoluta , con Clemente al suo debutto in un lavoro coreografico: dal vivo dipingerà un giardino idilliaco dove “si può abitare e anche devastare”, mentre la voce recitante di Alba Clemente (sua moglie, nella classifica delle signore Best dressed dell’edizione americana di Vanity Fair, autrice dei costumi) reciterà i versi del poeta greco Kavafis.
Si tratta di unico progetto integrato che vede nello stesso giorno il celebre artista napoletano-newyorkese (tra i più importanti protagonisti della Transavanguardia, ispirato dall’’Oriente, dall’’India ma anche dalla beat generation) a Villa Rufolo prima per il vernissage di Standing with Truth for Ravello e poi in scena, artefice del live-painting . Potere della danza, potere di Ravello.
”Non a caso, la danza è sempre stata una terra capace di accogliere i “migranti” della cultura, trasformando il loro approdo in una risorsa, facendo del confronto e della contaminazione il codice genetico della sua stessa vita” spiega Valente che ha creato un cartellone di impeccabile coerenza.

Nella prima parte della serata i solisti del New York City ballet e dell’American Ballet guidati dal primo ballerino Daniel Ulbricht saranno in scena in Balanchine in the darke. Un abbraccio ideale al talento unico del coreografo che, grazie al viaggio dalla Russia all’America attraverso il mare, il “più liquido dei muri”, ha dato vita ad uno stile americano del balletto.
L’11 luglio in programma due creazioni di Marie Chouinard, l’eversiva coreografa canadese, direttrice della Biennale Danza di Venezia che declina il tema del muro con una personale rivisitazione del suo capolavoro, Le sacre du printemps e i corpi dei danzatori, ricoperti da aculei.
il 19 luglio debutta a Ravello il coreografo israeliano Ohad Naharin con la sua Batsheva Dance Company. Nella vita ha abbattuto molti muri: cresciuto in un kibbutz, a fianco del suo gemello affetto da autismo, ha inventato per lui un vero e proprio linguaggio alternativo,
Mondo e territorio, diversità e unicità appunto, diventano le linee guida che continuano a segnare il cammino di Abballamm!, il progetto di formazione che permette ai talenti locali lavorare con i coreografi del festival quest’anno in partnership con l’Accademia di Danza e Sareyyet Ramallah/Palestine International Award for Excellence and Creativity. Un lavoro sui destini che si possono cambiare. Il 22 luglio in scena due creazioni: Palestinian Karma, coreografia di Bassam Anu Diab e musica dal vivo di Majdi Lailache, e Revolving Karma del salernitano Fabrizio Esposito
Il 29 luglio l’appuntamento conclusivo: apriranno la serata Les Italiens de l’Opera de Paris, sotto la guida di Alessio Carbone ovvero i danzatori italiani all’Opera di Parigi (su 16 stranieri ,11 sono di origine italiana ) . In prima assoluta, Simone Valastro tradurrà in danza i temi dell’immigrazione in Bread and Roses. Ispirato al film di Ken Loach, Pierre-Yves Macé, ha riunito oltre 150 temi di canti dell’emigrazione in un’opera musicale in collaborazione con il Museo dell‘Immigrazione a Parigi. i costumi sono di un’icona della moda: Christian Lacroix che lavora anche per la seconda prima assoluta della serata, Black Dust di Matteo Levaggi, coreografia scandita dalla partitura originale di Lamberto Curtoni, ispirata a Black Star di David Bowie. La tenda di Clemente è visitabile fino al 30 settembre