André de Soveral e gli altri compagni martiri: chi sono i nuovi santi

Due sacerdoti portoghesi martirizzati in Brasile nel ‘600 dai calvinisti olandesi insieme a 28 fedeli. Tre adolescenti indios messicani uccisi in odio alla fede in Messico all’inizio dell’evangelizzazione di questo Paese. Un sacerdote spagnolo fondatore nell’Ottocento di una congregazione religiosa femminile e un religioso italiano grande predicatore nel Regno di Napoli tra il XVII e il XVIII secolo. Sono questi i nuovi santi che papa Francescoproclamerà nel corso della solenne concelebrazione di domenica 15 ottobre in piazza san Pietro che sarà possibile seguire anche in tv su Tv2000.

Le loro figure, raccontate nel libretto per il rito della canonizzazione preparato dall’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Papa, sono state presentate in un meeting point presso la Sala Stampa della Santa Sede.

I padri André de Soveral e Ambrósio Francisco Ferro, insieme 28 fedeli che è stato possibile identificare (in realtà furono molti di più) furono uccisi in due distinti momenti nel 1645. Il loro martirio si situa nell’ambito dell’evangelizzazione nel Rio Grande do Norte in Brasile, iniziata nel 1597 da missionari gesuiti e sacerdoti diocesani, provenienti dal cattolico Regno del Portogallo. Nei decenni successivi, l’arrivo degli Olandesi, di religione calvinista, determinò la restrizione della libertà di culto per i cattolici, che da quel momento furono perseguitati. Il 16 luglio 1645 a Cunhaú, nel corso della messa domenicale, officiata dal parroco padre de Soveral, una schiera di soldati olandesi, con Indios al seguito, fecero irruzione nel luogo sacro e massacrarono gli indifesi fedeli. Il 3 ottobre dello stesso anno, poi, presi dal terrore per quanto accaduto, i cattolici di Natal cercarono di mettersi in salvo in improvvisati rifugi, ma invano. Fatti prigionieri, insieme al loro parroco padre Ferro, furono trasferiti nei pressi di Uruaçu, dov’erano ad attenderli soldati olandesi e circa 200 Indios, pieni di avversione contro i cattolici. I fedeli e il loro parroco furono seviziati in modo orribile e lasciati morire fra inumane mutilazioni.

Gli indios Cristoforo, Antonio e Giovanni sono considerati i protomartiri del Messico e dell’intero Continente Americano. I tre fanciulli ricevettero una solida formazione cristiana dai primi missionari francescani che, nel 1524, misero piede nella Nueva España. Cristoforo era il figlio prediletto e l’erede del principale cacicco Acxotecatl. Ricevuto il battesimo, divenne in breve tempo un apostolo del Vangelo tra familiari e conoscenti. Si propose, anche, di convertire il padre, esortandolo a cambiare le sue riprovevoli abitudini, soprattutto quella legata al bere fino all’ubriachezza. Il padre non gli diede importanza, ma alle ripetute insistenze del figlio il suo animo pagano si manifestò superiore all’affetto di genitore. Fatto rientrare con un tranello il figlio dalla scuola francescana, lo bastonò con violenza e poiché il ragazzo, che aveva solo 13 anni, pur nel dolore, continuava a pregare, lo gettò su un rogo acceso. Questo episodio risale al 1527. Due anni dopo ci fu invece il martirio di Antonio, nipote ed erede del cacicco locale, e di Giovanni, di umile condizione, che era il suo servitore. Anch’essi frequentavano la scuola dei francescani e nel 1529 si resero disponibili ad accompagnare i padri domenicani in una spedizione missionaria nella regione di Oaxaca, come interpreti presso gli Indios. Consapevoli del pericolo di morte che correvano, i ragazzi aiutarono i missionari a distruggere gli idoli. In una di queste azioni, alcuni Indios, inferociti e armati di bastoni, si avvicinarono e colpirono a morte prima Giovanni e poi Antonio, accorso in suo aiuto.

Faustino Míguez (1831-1925), entrato nel noviziato degli Scolopi, a Madrid, il 5 dicembre 1850, fu ordinato sacerdote nel 1856. Nel novembre del 1857 fu inviato alla prima fondazione del suo ordine a Guanabacoa (Cuba). Successivamente fu mandato in diverse comunità della Spagna: Celanova, El Escorial, Monforte de Lemos, Sanlúcar de Barrameda e a Getafe dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Faustino visse oltre 50 anni votato all’educazione e durante il suo secondo soggiorno a Sanlúcar de Barrameda, scoprì la condizione di abbandono e di ignoranza in cui vivevano le donne e il bisogno di qualcuno che la guidasse fin dall’infanzia. Così con il beneplacito del suo Superiore Generale e con l’approvazione dell’arcivescovo di Siviglia, il 2 gennaio 1885 fondò l’Istituto Calasanzio, Figlie della Divina Pastora, una Congregazione per l’educazione per le bambine che segue lo stile pedagogico di San Giuseppe Calasanzio.

Infine l’unico italiano tra i nuovi santi che verranno proclamati da Papa Francesco: il cappuccino Angelo da 
Acri(1669-1739), che era noto per essere un grande predicatore” dell’Italia meridionale del suo tempo. “Iniziò con un fallimento vicino Napoli, 
predicò seguendo le regole della retorica di allora ma si rese 
conto che non riusciva a tenere l’uditorio, si impappinava, 
perdeva il filo del discorso… Allora decise che doveva usare 
parole semplici, e le sue prediche da allora ebbero un successo 
crescente. Conquistava la gente”. Lo ha raccontato nel meeting point con i giornalisti padre Carlo 
Calloni. “La teoria – ha proseguito il frate cappuccino – divenne 
anche prassi. Nel Sud Italia c’erano molti contadini poveri, e 
c’erano i latifondisti: il frate alzò la voce a difesa dei più 
deboli, chiese che tutti avessero lavoro, che non si succhiasse 
il sangue agli agricoltori. Come diceva Manzoni di fra Cristoforo, 
il nostro abito può andare in qualsiasi ambito, e così lui andava 
nei palazzi dei ricchi e nelle case dei poveri. Le sue parole 
disturbavano i potenti? Di certo la gente era con lui, e per 
questo non ci fu nessuna reazione violenta nei suoi confronti. 
Inoltre viveva in estrema austerità, e dunque era molto credibile 
quando predicava”.

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