Alla ricerca di ponti tra le religioni

MARIA TERESA PONTARA PEDERIVA – vaticaninsider
TRENTO

«Parole per osare e creare punti di incontro. Per vincere l’ignoranza reciproca che è la causa principale dell’odio e dell’intolleranza. Per meravigliarsi assieme della bellezza e della forza della parola di Dio, comunque si faccia udire. Nella scoperta, nel rispetto e nell’ascolto l’uno dell’altro».

E’ un progetto tanto ambizioso, quanto originale la nuova collana delle Edizioni Messaggero di Padova presentata dal direttore editoriale fra Fabio Scarsato come un «tentare e rischiare incontri là dove tutti o molti da una parte e dall’altra preferirebbero ideologicamente scontri». Mentre, soprattutto a seguito dei recenti episodi di terrorismo, qualcuno parla di guerra fra religioni, dall’editrice dei francescani conventuali giunge un invito al dialogo: un’aperta proposta di pace sulla scia di frate Francesco col sultano d’Egitto. La parola come unica «arma» per un confronto (e sul confronto «Pace e guerra» è fresco in libreria anche un breve saggio dello stesso editore su testi di ebraismo, cristianesimo e islam).

Caratteristica della collana – che non a caso si intitola «Punti d’incontro» – è il fatto che, di volta in volta, viene commentato un testo della Bibbia o del Corano. La riflessione – fatto non scontato – è curata da esponenti delle tre religioni (ebrei, cristiani e musulmani) o laici diversamente credenti o non credenti, ma la novità non si ferma qui: ogni volume viene pubblicato in lingua italiana affiancata da quella araba (la traduzione è curata dai frati minori conventuali del Libano). Con ogni probabilità, anche un inedito nel panorama dell’editoria cattolica italiana non specialistica (analoghe realizzazioni si riscontrano invece in Germania con libri in tedesco e arabo) che prende le mosse, per il primo volume pubblicato, dalla parabola del Padre misericordioso (Lc 15,11-32).

Un confronto coraggioso che abbandona ogni pregiudizio per scendere nel concreto del testo e analizzarlo secondo la sensibilità propria (personale e culturale) perché ancora oggi, dopo secoli di conflitti e incomprensioni, è sempre possibile meravigliarsi insieme della bellezza e della forza straordinaria della Parola di Dio. Perché la menzione del Vangelo (in arabo al-injil) e della Torah, contenuta nel Corano, come ricorda l’imam Yahya Pallavicini della Moschea al-Wahid di Milano, è «parte integrante della dottrina islamica che vede in questi libri i fondamenti scritturali per la vita religiosa di cristiani ed ebrei». Per addentrarsi nella lettura e comprensione di un testo «altro» dalla propria religione e cultura è necessario uno sforzo intellettuale per coglierne il suo valore universale in una duplice direzione: da una parte evitando un’esegesi che si rivela applicazione meccanica del proprio parametro di lettura e dall’altra attivando la massima disponibilità (auspicabile in tutti i teologi) a ricollegare i diversi linguaggi del sacro all’universalità del messaggio divino. «Nei rispettivi testi sacri, ricorda l’imam, ci sono insegnamenti simili attraverso narrazioni differenti. Tutto ciò è parte integrante del mistero divino, fonte unica e benedetta della dottrina rivelata beneficio dei credenti».

Ma non sono solo gli addetti ai lavori a venire interpellati: così la misericordia di un padre è la sfida raccolta dallo psichiatra Vittorino Andreoli per analizzare il rapporto padre-figli. In quello che definisce «un capolavoro dell’analisi del comportamento umano» spiega la figura del figlio «prodigo», probabilmente un adolescente che – fatto raro – riconosce di aver sbagliato ed è capace di chiedere perdono non applicando, come accade più di frequente, il principio del proiettare sempre la responsabilità su qualcun altro. Il padre «figura meravigliosa», mettendo tra parentesi il senso della logica razionale, coinvolge nella sua gioia tutta la comunità («il senso della festa non ha mai una dimensione privata») sottolineando in maniera straordinariamente moderna l’associazione tra perdita, lutto e morte. E infine il fratello maggiore che dimostra di «non avvertire alcun bisogno affettivo», rifacendosi esclusivamente al mero criterio di giustizia «persino più rigido del procedere razionale». Ma la giustizia non ha significato di fronte al tema della morte e della vita: misura incompatibile con l’amore, un dono che non va pesato, sopra ogni giustizia.

Il testo raccoglie anche il puntuale commento esegetico attualizzato di suor Elena Bosetti, biblista del Claretianum («un padre con viscere materne») e del rabbino Haim Fabrizio Cipriani, già a Milano e Roma, ora in Francia, che vi accosta la vicenda di Esaù e Giacobbe. L’introduzione è del cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Caritas Italiana, che si ricollega alla Porta Santa della Misericordia nell’Anno del Giubileo: «attraversare questa porta è un po’ come respirare aria di casa, sentire il calore di un abbraccio».

Il volume verrà presentato domenica 15 maggio alle ore 15.30 al Salone del Libro di Torino all’interno dello Spazio Autori: interventi di Elena Bosetti, Yahya Pallavicini, Sabrina Zenobi (coordina Fabio Scarsato).

V.Andreoli, E.Bosetti, H.F.Cipriani, Y.Pallavicini, «Il Padre Misericordioso» Edizioni Messaggero Padova 2016 pp. 160 € 11,00.