Agli alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica il Papa chiede di resistere alle tentazioni della mondanità

Liberi da ambizioni e carrierismo

Libero da ambizioni o mire personali, aperto alla comprensione e all’incontro, fedele nel servizio alla Chiesa. È l’identikit del rappresentante pontificio disegnato da Papa Francesco, che senza mezzi termini ha definito «il carrierismo una lebbra» e ha esortato a coltivare una solida vita sacerdotale e spirituale. Lo ha fatto durante l’udienza di giovedì mattina, 6 giugno, alla comunità della Pontificia Accademia Ecclesiastica, l’istituzione in cui viene formato il personale diplomatico della Santa Sede. Preti chiamati a svolgere un «lavoro — ha detto — che richiede una grande libertà interiore», ovvero «essere liberi da progetti personali, dalla possibilità di programmare il futuro» e soprattutto «liberi da ambizioni o mire personali che male possono procurare alla Chiesa».
È stato un incontro tra amici di vecchia data, tra persone che si conoscono da tempo. Tanto che l’arcivescovo presidente Beniamino Stella, nel saluto iniziale, ha voluto fare memoria delle visite compiute negli anni scorsi da Jorge Mario Bergoglio alla casa di piazza della Minerva. Anche il Papa ha lasciato spazio ai ricordi personali. E ha arricchito a braccio diversi passaggi del discorso. Come, per esempio, quando ha sottolineato la dimensione sacerdotale della missione da svolgere nelle nunziature apostoliche di tutto il mondo: «voi vi preparate — ha spiegat0 — a un ministero! Non a una professione, a un ministero». O come quando, proponendo a modello la figura di Giovanni XXIII, il cui servizio come rappresentante pontificio prima dell’elezione al soglio di Pietro «è stato uno degli ambiti nei quali la sua santità ha preso forma», ha invitato i presenti a non sminuire la dignità della loro missione. «Quando in nunziatura — ha detto con il suo linguaggio schietto e diretto — c’è un segretario o un nunzio che non va per la via della santità e si lascia coinvolgere nelle tante forme, nelle tante maniere di mondanità spirituale, si rende ridicolo e tutti ridono di lui. Per favore — ha chiesto loro — non rendetevi ridicoli: o santi o tornate in diocesi a fare il parroco; ma non siate ridicoli nella vita diplomatica, dove per un sacerdote vi sono tanti pericoli per la vita spirituale».

(©L’Osservatore Romano 7 giugno 2013)