A volte ci si chiede: ma come fanno, i ragazzi, a seguire in migliaia certi canzonettari?

Ci sono decine di faccende più importanti delle canzoni: eppure…
Eppure, provate a tornare all’Italia degli anni di piombo. Ai ragazzi di allora, impauriti da una società grigia assediata di dure ideologie e duro capitalismo, con troppi padri già arresi a una vita da passare soltanto fra il lavoro e i gol di 90° minuto. In quell’Italia, girava un tendone da circo. E dentro, capitava di sentir cantare uno strano Padre nostro…
«Tuo padre dice no, tuo padre nega, fu lui che organizzò la fuga: al fronte al posto suo c’era chi moriva, in chiesa al posto suo chi pregava… Tuo padre dice no, a che serve una cultura?, perché Shakespeare a lui gli fa paura… Ti manda a scuola, ma in fondo alla cartella c’è tanta crudeltà e una rivoltella… Oggi prova per te pena, spiegagli come si fa a sperare, insegnagli tu ad avere un cuore… Non sarà colpa sua se ignora che dal letame un bocciolo prima o dopo affiora… Magari lui non sa che stai cambiando, che hai in mente un più accogliente mondo… Tuo padre dice no, tu lascialo parlare… Ormai sei a un passo dall’amore…»
Basterebbe un viaggio nel tempo verso il tendone da circo di Renato Zero, per capire perché certe canzoni possano contare tanto. E, a dirla tutta, non solo per i ragazzi.
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