A scrivere si disimpara: recuperiamo la calligrafia, ovvero l’arte di scrivere in modo chiaro ed elegante

Bambini e ragazzi fanno fatica a usare la penna e a comporre caratteri corretti e ordinati La denuncia dell’Accademia della Crusca: una calligrafia leggibile non è inutile

Avvenire

Caratteri incerti e disordinati, con le parole male organizzate sul rigo del foglio, i tratti delle singole lettere poco chiari in un miscuglio di maiuscole e minuscole, stampatello e corsivo. L’Accademia della Crusca – che dal 1585 è una fedele custode della lingua italiana – descrive in questo modo la scrittura che insegnanti della scuola primaria e media devono ogni giorno decifrare, più che leggere, sfogliando i quaderni di bambini e adolescenti. Così, la settimana scorsa, Rosario Coluccia, un esperto della Crusca, ha fatto un appello: recuperiamo la calligrafia, ovvero l’arte di scrivere in modo chiaro ed elegante. Quando i vostri nonni erano piccoli, era normale esercitarsi in classe e a casa per imparare a padroneggiare la penna; addirittura tra le materie di studio c’era l’ora della scrittura. Oggi, invece, è normale usare la tastiera di tablet, computer e smartphone per elaborare i testi, ma il risultato non è lo stesso. La scrittura è un’abilità che l’uomo ha sviluppato circa cinquemila anni fa e coinvolge aree del cervello che impegnano tante capacità, non solo linguistiche. Usare solo mezzi digitali avrebbe effetti negativi sullo sviluppo e sul funzionamento del cervello stesso, quindi.

Abbandonando la carta e la penna, poi, finiremmo per avere un linguaggio povero, non conosceremmo più l’ortografia a furia di usare il correttore automatico. Non sapremmo più formare le parole, visto che basta digitare poche lettere per visualizzare varie opzioni. E poi, a forza di copia-e-incolla, diminuirebbe la nostra capacità di comprendere bene il testo che si sta componendo.

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