A Natale sentirsi famiglia con i piccoli che non ce l’hanno

Il Natale, che più di ogni altra ricorrenza richiama l’idea della festa in famiglia, è l’occasione di sentirsi famiglia anche con chi non ce l’ha, di condividere la gioia di stare insieme, così come si sperimenta nelle case famiglia e gruppi appartamento gestiti dai Salesiani, in diverse località dell’Italia, dove sono accolti bambini e giovani che per vari motivi vivono fuori dai loro nuclei familiari d’origine, perché orfani o abbandonati dai genitori naturali o addirittura dalla famiglia adottiva o perché patiscono gravi disagi sociali ed esistenziali. In Italia sono 30 mila i minori che patiscono questo stato di cose.

L’occasione di riscoprire il senso della famiglia umana 

Il Natale diventa allora un tempo prezioso per dare una risposta d’amore che possa riempire la vita di queste giovani vite già segnate dalla sofferenza, come racconta Eleonora Brandi, fondatrice della Casa famiglia “Stella del Cammino”, a Santa Severa, località sulla costa laziale, vicino Roma.

R. – I nostri ospiti sono otto in questo momento. Sono minori che vivono un disagio familiare e quindi temporaneamente non possono vivere nel loro nucleo familiare. La nostra missione è quella di riunirli con la famiglia di origine, dove è possibile, anche aiutando la stessa famiglia di origine. Dove questo non è possibile cerchiamo di creare dei progetti di affido sempre aperti alla famiglia naturale. Per fare questo abbiamo un vasto giro di famiglie di sostegno, cioè di famiglie amiche che ci aiutano nel progetto per non far perdere il senso della famiglia ai ragazzi. Sono preziosissime anche in questa preparazione al Natale, perché noi ci occupiamo di una preparazione del Natale a livello spirituale anche con i ragazzi che non sono cattolici, parlando loro del senso della famiglia, del dono, dell’amore. Come laici, cooperatori salesiani, questa preparazione la facciamo noi, però poi ci facciamo aiutare nell’ultima settimana di Avvento anche da sacerdoti, dal parroco stesso del paese, proprio per spiegare il senso del Natale ai nostri ospiti. La nostra preparazione inizia dal giorno dell’Immacolata, come faceva don Bosco. Parliamo della maternità e dell’attesa insieme a Maria; organizziamo poi tante giornate, insieme ai volontari, con merende natalizie, per fare le decorazioni della casa, li portiamo a tantissime feste, cerchiamo di non farli sentire soli e di occupare tutto il tempo possibile, soprattutto adesso che non vanno a scuola, creiamo moltissime occasioni di divertimento. Il giorno 24, loro stessi vogliono rimanere la sera della Vigilia con noi – anche se potrebbero andare dai parenti magari – perché sentono molto il senso della famiglia con gli altri ragazzi. Quindi il 24 faremo il cenone tutti insieme e verranno numerose famiglie di sostegno. Saremo tantissimi la sera della Vigilia. Poi andremo a Messa e dopo faremo una sorpresa soprattutto per i più piccoli. perché arriverà Babbo Natale con le renne e porterà i doni. Il giorno 25 invece alcuni di loro, chi ha la possibilità, rientreranno in famiglia per uno o due giorni e poi continueremo le feste natalizie anche con l‘Epifania che è un po’ la nostra festa perché ci chiamiamo “Stella del cammino” ed abbiamo organizzato delle feste particolari proprio per l’Epifania.

Questa condivisione dello spirito natalizio è qualcosa che coinvolge le stesse famiglie che partecipano alle vostre attività.

R. – Noi abbiamo sia famiglie di sostegno e, dove è possibile, addirittura le famiglie naturali dei ragazzi. Questo fa fare anche un percorso di conversione ed anche di solidarietà a tutto il paese, perché la maggior parte delle famiglie sono proprio di Santa Severa. Alcune sono di Civitavecchia, Santa Marinella, alcune di Roma. Per esempio a Capodanno e a Natale insieme a noi ci saranno delle famiglie romane, perché hanno trovato nello stare vicino a questi ragazzi il senso della famiglia, oltre la propria. Nella preparazione al Natale ci sono ancora più vicine, perché anche loro trovano molto affetto, molta vicinanza con i ragazzi e riscoprono anche il senso del Natale.

Eleonora lei ha avviato questa Casa famiglia nel 2008. Sono passati più di dieci anni. Qual è la sua esperienza? C’è stato qualche momento di scoraggiamento o invece i risultati sono davvero positivi?

R. – Devo dire che facevo tutt’altra vita. Lavoravo nell’informatica. A livello spirituale sicuramente ora sono una persona realizzata e felice, perché in ogni bambino ritrovo Gesù, da accudire, da accogliere e adesso da attendere. Però ci sono tanti scoraggiamenti, perché i problemi economici sono tantissimi e ringraziando Dio, la Provvidenza ci aiuta grazie alle donazioni, ai volontari. Abbiamo veramente tantissimi problemi economici. Siamo indietro di almeno un anno con gli stipendi; però la Provvidenza ci aiuta perché ognuno di noi ha un secondo lavoro. Io per esempio, insegno religione; c’è chi fa le pulizie, chi si occupa di disabili … Rinunciando al nostro stipendio possiamo andare avanti. Quindi questo all’inizio ci ha destabilizzato, ci ha messo paura, però poi abbiamo visto che era un segno di Dio, che ci chiedeva di vivere nella povertà e nell’offerta di quest’opera. Adesso siamo cresciuti spiritualmente e devo dire che le soddisfazioni sono più delle paure.

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