Le scuole si svuotano è allarme demografia

 Il prossimo anno nelle scuole italiane ci saranno 70 mila alunni in meno. Dal 2015 si sono persi quasi 190 mila iscritti, con un calo del 2,4%. Le proiezioni di cui il governo sta ragionando con i sindacati dicono che nei prossimi cinque anni nelle scuole ci sarà un calo di circa 370 mila alunni, l’equivalente di una città come Bologna o Firenze. Sui giornali di ieri, questa notizia si accompagnava a un’altra sullo stesso argomento, cioè la bufera demografica che si sta abbattendo sull’Italia.  Nel tentativo di ripopolare e dare un futuro al suo paese, il sindaco di Esino Lario , in provincia di Lecco, ha deciso di mettere in vendita alcuni luoghi simbolici, dal palazzo del municipio alla via crucis.  Come lui avevano fatto in precedenza i sindaci di Lecce dei Marsi in Abruzzo, Gangi e Sambuca in Sicilia, Ollolai in Sardegna, Borgomezzavalle in Piemonte e decine di altri sindaci che avevano offerto gli immobili abbandonati dei loro paesi al prezzo simbolico di un euro.

Sono evidentemente richieste d’aiuto, più che soluzioni. 
Piero Angela definisce un enigma l’incapacità del nostro Paese di fermarsi a ragionare  su un problema come quello demografico, destinato ad avere gravi conseguenze se trascurato. Angela firma la  prefazione  a “Italiani poca gente”, libro scritto per la Luiss da Antonio Golini, uno dei maestri della demografia italiana, e dal giornalista Marco Valerio Lo Prete.  E’ una  lettura obbligatoria per capire come siamo arrivati a considerare normale  che le scuole si svuotino o che una regione come la Sardegna sia avviata a perdere entro pochi decenni un terzo dei suoi abitanti. Golini e Lo Prete spiegano come tutto ciò impatti sull’economia, sul welfare, sulla politica, sulla qualità della vita. E propongono alcune vie d’uscita che hanno a che fare con lavoro, fisco, politiche migratorie, cultura. Propongono di scommettere, per una volta, sul domani.(© 9Colonne)