Gerusalemme, rischio terza Intifada

All’indomani dell’attentato nella sinagoga diHar Nof a Gerusalemme, centinaia di fedeli sono tornati a pregare mello stesso luogo in cui sono stati uccisi i quattro rabbini. La preghiera è stata trasmessa in diretta tv da un Paese scosso scosso dall’ondata di volenze nella Città Santa. Nella notte è morto in ospedale anche il poliziotto israeliano che era rimasto ferito. L’agente Zidan Sif, 30 anni e padre di 5 figli, era stato fra i primi a giungere sul posto.

Benjamin Netanyahu ha riunito per la seconda volta il gabinetto di sicurezza per discutere della situazione. Il premier israeliano, che ha minacciato il pugno di ferro, ha invitato i leader dei gruppi di opposizione, arabi esclusi, a unirsi in un governo di unità nazionale.
Intanto, però, il rischio che esploda una terza Intifada si fa sempre più concreto. Nella notte le truppe israeliane hanno abbattuto la casa del palestinese Abed al-Rahman al-Shaludi che, il 22 ottobre, travolse in auto un gruppo di persone alla fermata del tram e presto sarà la volta di quelle dei due cugini palestinesi autori dell’attacco in sinagoga.

Poche ore più tardi un centinaio di ragazzini, alcuni con non più di una decina d’anni, sono scesi in strada a Gerusalemme Est dando fuoco a pneumatici, bloccando l’ingresso a Shuafat e lanciando pietre contro il posto di blocco della polizia.

La polizia israeliana ha confermato l’identità dei quattro rabbini rimasti uccisi, tre dei quali avevano anche cittadinanza americana, mentre il quarto aveva la cittadinanza britannica: Aryeh Kopinsky, di 43 anni,Avraham Shmuel Goldberg, di 68 anni, Calman Levine, di 55 anni, eMoshe Twersky, di 59 anni.

Nella foto Ap Twersky e Goldberg
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L’appello del Papa
Papa Francesco è intervenuto sulla strage alla sinagoga parlando di “inaccettabile violenza” e ha chiesto che si prendano “decisioni coraggiose per la riconciliazione e la pace”. Dopo la consueta udienza generale del mercoledì a Piazza San Pietro, Francesco ha detto che segue con preoccupazione “l’allarmante aumento della tensione a
Gerusalemme e in altre zone della Terra Santa” e “gli episodi di inaccettabile violenza anche nei luoghi di culto”. Il Pontefice ha lanciato un appello a tutte le parti perché “si metta fine alla spirale di odio e di violenza e si prendano decisioni coraggiose per la riconciliazione e la pace”. Anche il titolare della Farnesina, Paolo Gentiloni, ha sottolineato
la necessità di “incoraggiare tutte le parti interessate al processo di pace a condannare e a prendere le distanze” da simili azioni. Israele dal canto suo ha fatto notare che non aiutano la distensione decisioni come quella del Parlamento spagnolo che ha chiesto al governo di riconoscere lo Stato palestinese.

Oggi intanto i capi e i rappresentanti delle comunità religiose presenti in Terra Santa, riferisce la agenzia vaticana Fides, si sono recati in visita alla sinagoga di Gerusalemme, per esprimere solidarietà alla comunità colpita e condannare insieme tutti gli atti di violenza che non risparmiano i luoghi di preghiera. Alla visita hanno preso parte leader e
rappresentanti cristiani, musulmani, drusi e ebrei. Gli interventi – riferisce a Fides il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal che ha partecipato alla visita interreligiosa, hanno tra l’altro richiamato “le responsabilità dei leader politici, ma anche quelle dei capi religiosi che
devono trasmettere alle rispettive comunità sentimenti di pace e
concordia, e vigilare affinché non si sviluppino i semi cattivi
dell’odio e dell’intolleranza”.

Sul campo
Intanto resta molto tesa la situazione anche al confine tra la Striscia di Gaza ed Egitto dove razzi hanno colpito una palazzina abitata da civili, a Rafah, causando 15 morti tra cui diverse donne e bambini. Non è chiaro se sia trattato di un attacco dell’esercito, impegnato nei raid contro le cellule jihadiste della zona, o del lancio di razzi Hawn da parte di estremisti islamici.

avvenire.it