M5S ANNULLA IL VERTICE COL PD DELLE 11, ‘PRIMA SÌ A CONTE’

STOP DI DI MAIO, ZINGARETTI RINVIA A DOMANI LA DIREZIONE DEM Si inceppa la trattativa M5s-Pd per il governo. I Cinque Stelle annullano il vertice con i Dem previsto per le 11. ‘Inutile vedersi senza pèrima un sì ufficiale a Conte premier’, fanno sapere dal MoVimento e Di Maio, ai suoi, dice di essere ‘stanco di giochini’. Lettura opposta dal Nazareno, dove non commentano la nota grillina e Zingaretti è riunito con i big del Pd per valutare la situazione: sarebbero le divisioni tra i 5S a frenare il negoziato. Per questo è stata rinviata a domattina alle 10 la Direzione Dem prevista per le 10. Il senatore pentastellato Paragone fa sapere che non voterà la fiducia a un governo giallo-rosso, se dovesse nascere. I mercati, invece, credono al governo: lo spread è in deciso calo a quota 187, Milano guida le Borse europee con +0.5%.

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Italia inclusiva. Le mamme fanno da babysitter alla figlia dell’ambulante

Succede a San Vito Lo Capo. La storia è stata raccontata su Facebook dal blogger Lorenzo Tosa. Le donne: «Vai a lavorare in pace»
Le mamme fanno da babysitter alla figlia dell'ambulante
Avvenire

Lido San Giuliano, una delle spiagge più affollate di San Vito Lo Capo, vicino a Trapani. Sono le 13 di un sabato di fine agosto, la sabbia scotta e una donna, un’ambulante, propone ai turisti la sua merce. La porta sul capo all’interno di una cesta pesantissima. Mentre dietro la schiena, legata con una fascia, c’è la sua bambina.

«Avrà 2 anni e mezzo, forse 3. Chissà da quante ore se ne sta lì, rannicchiata sulla schiena della mamma, sotto il sole – racconta Lorenzo Tosa, il blogger che ha postato la storia sul suo profilo Facebook -. Un gruppo di altre mamme, che hanno assistito alla scena, si avvicina alla donna. “Vai pure – le dicono – Vai pure a lavorare tranquilla. A tua figlia ci pensiamo noi.” E ci hanno pensato davvero».

La piccola ha passato la giornata con gli altri bimbi, ha mangiato insieme a tutti loro al ristorante, ha giocato sul bagnasciuga correndo e facendo il bagno. Quello che tutti bambini dovrebbero fare d’estate al mare. Ma che, parlando di migranti in quest’italia avvelenata dall’odio, sembra una cosa eccezionale tanto da fare il giro del web ed essere rilanciata da migliaia di persone.

È emozionata Desirè Nica, 32 anni, di Roma, che è una delle protagoniste della vicenda, raccontata poi al Corriere della sera: «Ricordo tutto di quella scena – spiega -. Ho visto quella donna accaldata, mi sono alzata per andare verso di lei e aiutarla, una volta là ho trovato un gruppo di mamme con la mia stessa idea. Ci siamo guardate negli occhi e abbiamo pensato tutte la stessa cosa, di chiederle di lasciarci prendere cura della bambina per qualche ora»

Biarritz. Dal G7 mezzo passo su Iran e Amazzonia

Il presidente francese replica alle polemiche di Bolsonaro, ma annuncia solo 20 milioni per gli interventi sui roghi. Trump: potrei incontrare Rohani. Spunta un’ipotesi di intesa anche per la Web-tax
Foto di gruppo a conclusione del G7 a Biarritz, in Francia (Ap)

Foto di gruppo a conclusione del G7 a Biarritz, in Francia (Ap)

Ai piedi del bianco faro di Biarritz, nel Sud-ovest francese, un G7 dai risultati interlocutori, ma vantato come un «successo» dai partecipanti, a cominciare dall’iperattiva accoppiata franco-americana di “mattatori” che ha tenuto banco fino ai tempi supplementari, impegnata tanto nel promuoversi, quanto nel cercare di risolvere i nodi di un mondo lacerato da crisi di ogni tipo.

Autoproclamato leader di una «potenza mediatrice», il presidente Emmanuel Macron, da padrone di casa, ha chiuso questa sera la tre giorni di tavole rotonde del club delle 7 grandi democrazie, Italia compresa, sciorinando tante mezze promesse, imminenti carte deontologiche firmate dal mondo economico, annunci d’intese giunte a buon punto, spaziando dalle grandi crisi regionali in corso, come Iran, Libia, Siria, Ucraina e Kashmir, ai problemi di fondo dell’agenda Onu, come disuguaglianze economiche e pari opportunità. Un lavoro di direttore d’orchestra dei lavori, quello del capo dell’Eliseo, salutato addirittura come «spettacolare» proprio da quell’omologo americano, Donald Trump, da cui alla vigilia si temevano pesci in faccia, o giù di lì, com’era accaduto l’anno scorso al padrone di casa di turno, il canadese Justin Trudeau.

Ma al di là delle potenzialità propiziate dall’abile e rodata diplomazia francese e del clima di ritrovata «unità» fra i Grandi lodato più o meno da tutti, gli annunci più concreti sono giunti sull’Amazzonia, con un fondo internazionale da 20 milioni di euro destinato principalmente all’invio di Canadair contro i roghi, e sull’Iran, con uno spiraglio su un possibile incontro fra Trump e l’omologo Hassan Rohani per trovare una soluzione sul nucleare di Teheran. Nelle «circostanze giuste», un faccia a faccia «realistico», ha detto a sorpresa il capo della Casa Bianca. Non c’è stato, come previsto, alcun documento finale, ma semplici «dichiarazioni».
Almeno a parole, l’happy end è giunto pure sulla “digital-tax” verso i giganti americani del Web. Dalla pentola di Biarritz, è uscito un «ottimo accordo» fra Washington e Parigi, ha assicurato Macron, pronto a ritirare la tassa ad hoc già promulgata in Francia se Trump manterrà la promessa di contribuire al varo, in sede Ocse, di una tassa internazionale contro l’elusione fiscale di colossi come Google.

Finora calato spesso nei panni del guastafeste di tanti sforzi multilaterali, Trump si è invece mostrato felice di poter ospitare a sua volta fra un anno i big del pianeta a ridosso delle elezioni presidenziali Usa, nella città di Miami, evocando persino, fra il serio e il faceto, l’idea di riceverli nel più celebre resort di sua proprietà in Florida. Un’edizione alla quale il capo della Casa Bianca è pronto ad accogliere l’omologo russo Vladimir Putin, ma come semplice invitato e non nel quadro di un vero e proprio G8 (come quelli che avevano preceduto l’annessione russa della Crimea), dato che a Biarritz l’ipotesi di una piena riabilitazione di Mosca non ha ricevuto l’unanimità dei 7, come ha chiarito Macron. Quest’ultimo ha comunque promesso, già a settembre, una nuova riunione del Quartetto Normandia (Russia, Ucraina, Germania, Francia) per una soluzione alla drammatica crisi in Ucraina.

Nella torrenziale conferenza stampa finale della coppia Trump-Macron, lo statunitense ha attaccato a più riprese il bilancio diplomatico del predecessore democratico Barack Obama, palesando il bisogno elettoralistico di potersi attribuire qualche trofeo sulla scena mondiale, anche in termini di distensione nella guerra dei dazi con la Cina, altro punto al centro del G7. Da parte sua, pur di sottolineare la sintonia personale con Trump, Macron è giunto fino a lodare la presunta popolarità in Francia della first lady Melania. Sulle ineleganti frecciate sui social del presidente brasiliano Jair Bolsonaro verso la première dame Brigitte, sullo sfondo della diatriba fra Parigi e Brasilia attorno ai roghi amazzonici, Macron ha invece contrattaccato giudicando l’offensiva soprattutto «triste per i brasiliani».

I lavori si sono chiusi con una smilza dichiarazione di una pagina sui punti condivisi dai 7, al posto del tradizionale e ben più corposo comunicato. La trovata finale di un vertice che molti sperano adesso non destinato solo a un pubblico momentaneo.

 

Diplomate magistrali nel caos. Veneto, tolta la cattedra a 500 maestre

Veneto, tolta la cattedra a 500 maestre

A causa della sentenza del Consiglio di Stato, 1.800 insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria, assunte a tempo indeterminato, sono finite nuovamente nel limbo del precariato

Licenziate alla vigilia del nuovo anno scolastico. È la cattiva “sorpresa” estiva recapitata a 500 maestre del Veneto, assunte a tempo indeterminato nelle scuole dell’infanzia e primaria, che, in questi giorni, si sono viste trasformare il contratto da tempo indeterminato a tempo determinato. Si tratta della coda lunga della sentenza del Consiglio di Stato sulle diplomate magistrali ante 2001-2002, il cui titolo di studio non è più considerato sufficiente per accedere al ruolo e nemmeno per essere inserite nelle graduatorie a esaurimento. In questa situazione, soltanto in Veneto, si trovano 1.800 maestre diplomate e le prime 500 sono già state licenziate a seguito di sentenze a loro sfavorevoli. «La scuola ha un gran bisogno di docenti e, quindi, continueranno ad insegnare, ma da precarie», spiega la segretaria generale della Cisl Scuola regionale, Sandra Biolo. Che ricorda come siano «almeno tremila, le cattedre di sostegno scoperte»e siano esaurite anche le graduatorie delle supplenze. «Dopo anni di sacrifici – riprende Biolo – queste docenti dovranno ricominciare da capo, da precarie, con grande disagio personale e familiare, ma anche della scuola, degli alunni e delle famiglie. La scuola ha bisogno di continuità».

Tutto il Nord in affanno

In questa situazione, che su scala nazionale riguarda più di 50mila diplomati magistrali, accomuna tutte le regioni dei Nord, dove storicamente le scuole soffrono la carenza di insegnanti. «Per comimciare ad affrontare il problema – riprende Biolo – si deve ampliare il numero chiuso chiuso a Scienze della Formazione primaria, che in Veneto è ridicolo. L’Università di Padova, l’unica che eroga questo corso di laurea, mette in palio, ogni anno, 300 posti, di cui 100 nella sede di Verona. Se consideriamo che, ogni anno, le maestre che vanno in pensione sono almeno tre volte tanto, comprendiamo subito la dimensione del problema.Tante scuole, per mancanza di insegnanti, sono costrette ad affidare le supplenze a studentesse».

Decreto “congelato”

Una situazione che il decreto “salva precari”, finito nel limbo della crisi di governo, cercava di affrontare, prevedendo un concorso straordinario e il prolungamento al 30 giugno 2020 dei contratti delle maestre diplomate, anche a fronte di sentenze negative in corso d’anno, proprio per salvaguardare quella continuità didattica, che, invece, ora è rimessa nuovamente in discussione.

da Avvenire

I nodi da sciogliere. Tutti gli interventi di cui il Paese (reale) adesso ha bisogno

Tutti gli interventi di cui il Paese (reale) adesso ha bisogno

avvenire

Serve spegnere il telefonino, per vedere la realtà. E il Paese cosiddetto reale, lontano dalle dirette Facebook e dalle accuse reciproche sui social che hanno contrassegnato la fine del governo giallo-verde, ha bisogno d’essere governato. Servono cioè azioni concrete. A partire dai problemi che rischiano di compromettere il futuro: e se tra questi c’è sicuramente la questione ambientale, agitata in queste ore nei “punti programmatici” dei partiti che cercano un’intesa da portare al capo dello Stato la settimana prossima (insieme al lavoro), di molto altro non c’è traccia. Non si parla di sanità, con gli ospedali al collasso ogni giorno per la mancanza di medici in corsia. Non si parla di famiglia e natalità – o se ne parla soltanto per incassare applausi –, con un piano che pensi davvero a favorire le coppie e permetta di uscire dal profondo inverno demografico. Non si parla di scuola – di nuovo, del futuro del Paese –, con decine di migliaia di insegnanti calpestati nuovamente dal rinvio di un concorso e condannati al precariato (come gli studenti che li vedono alternarsi ogni anno in cattedra, senza continuità). Serve davvero un cambiamento.

Governo. Di Maio e Zingaretti, incontro a Palazzo Chigi. Più vicino il Conte-bis

Di Maio e Zingaretti, incontro a Palazzo Chigi. Più vicino il Conte-bis

Avvenire

Il tempo concesso dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, sta per scadere. Il Colle ha diramato il calendario delle consultazioni. L’inizio è previsto martedì alle 16. Il presidente sentirà al telefono Giorgio Napolitano, poi riceverà il presidente del Senato Elisabetta Casellati e alle 17 quello della Camera Roberto Fico. A seguire i partiti, con il M5s ultimo gruppo ad essere ascoltato mercoledì alle 19.

Il faccia a faccia Di Maio-Zingaretti

È iniziato alle 21 il faccia a faccia a Palazzo Chigi tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Il veto su Giuseppe Conte posto dal segretario del Pd Nicola Zingaretti sembra attenuarsi. Stamattina a confermarlo è stato il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci, al termine della riunione del partito al Nazareno: «Siamo pronti a confrontarci. Non vediamo l’ora di parlare di quello di cui l’Italia ha bisogno. Non ci sono veti».

Intanto è terminato il vertice del Movimento 5 Stelle per discutere della possibile intesa con il Partito democratico. Iniziato nel pomeriggio con l’arrivo di Di Maio. In una casa del centro di Roma è giunto prima il figlio del fondatore, Davide Casaleggio, che ha incontrato Nicola Morra. Poi si è unito anche il capo politico.

Nel frattempo il vicesegretario vicario del Pd, Andrea Orlando, si è riunito in un bar nei dintorni della Camera con i deputati di LeU Federico Fornaro (capogruppo a Montecitorio), Roberto Speranza (segretario nazionale di Articolo 1), Nico Stumpo e Michela Rostan. «La palla è nel campo dei cinquestelle, vediamo cosa decidono nel vertice in corso – ha detto Fornaro al termine del vertice -. Il tempo stringe. Noi siamo pronti a entrare in una maggioranza con un programma di svolta. Pronti anche con premier Conte? Questa é una questione che devono risolvere Pd e M5s»

D’altro canto la Lega non molla e continua a sperare in un possibile revival dell’intesa con i pentastellati. «Rinnoviamo la disponibilità ad aprire con i 5 stelle un confronto per arrivare a un accordo di legislatura. Non ci interessano cose di breve respiro o fatte contro qualcuno ma un patto per rinnovare e portare avanti il programma di governo», ha fatto sapere il ministro leghista Gianmarco Centinaio.