Foglietto, Letture e Salmo XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: Verde

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Gesù reagisce vivamente di fronte alla minaccia che pesa ancora una volta sulla sua comunità a causa dell’ambizione sfrenata di avere i primi posti, di conquistare il potere. La sua lezione è molto severa, quasi solenne. Egli propone in compenso una nuova economia sociale: quella di una comunità senza potere la cui sola regola è servire, fino a offrire la propria vita per i fratelli, bevendo il calice fino all’ultima goccia. E per tutti i suoi membri, perché tutti sono fratelli. All’immagine del capo che comanda si oppone quella del capo che serve. Ed ecco che i capi avranno paradossalmente un solo compito: servire. Il suo prototipo è il Messia, diventato piuttosto il Figlio dell’uomo, schiavo di tutti gli schiavi, per il riscatto dei quali egli offre quello che possiede e quello che è: tutto. Egli ha appena formulato il suo progetto di comunità, la sua carta “costituzionale”, alla quale tutti i partecipanti devono aderire: ognuno è servitore di tutti.

La Chiesa dalle origini ad oggi La Chiesa dalle origini ad oggi

Manuale di storia della chiesa

settimananews.it

Frutto di un progetto unitario, il Manuale di storia della Chiesadiretto da Umberto Dell’Orto e Saverio Xeres, in quattro volumi, si propone come strumento di consultazione e di sintesi per conoscere lo sviluppo della Chiesa nel corso della storia.

Le pagine iniziali di ogni volume presentano il relativo periodo storico:

– l’antichità cristiana, dalle origini della Chiesa alla divaricazione tra Oriente e Occidente (secoli I-V)

– il medioevo, dalla presenza dei barbari (secoli IV/V) in Occidente al Papato avignonese (1309-1377)

– l’epoca moderna, dallo Scisma d’Occidente (1378-1417) alla vigilia della Rivoluzione francese (1780-1790)

– l’epoca contemporanea, dalla Rivoluzione francese al Vaticano II e alla sua recezione (1789-2005).

Nell’opera vengono evidenziati i collegamenti tra le varie epoche e le varie tematiche, mentre alcuni inserti approfondiscono vicende o concetti particolari. Ogni capitolo è arricchito da una bibliografia selezionata che indica tanto i testi utilizzati per elaborare l’esposizione quanto quelli che permettono di meglio conoscere e comprendere gli argomenti trattati.

Gli autori dei testi sono Ennio Apeciti, Fabio Besostri, Silvio Ceccon, Umberto Dell’Orto, Maurilio Guasco, Giuseppe Laiti, Renato Mambretti, Angelo Manfredi, Cesare Silva, Cristina Simonelli, Saverio Xeres.

 L’opera è frutto del lavoro di undici storici della Chiesa e di un teologo, docenti presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e la Facoltà teologica del Triveneto.

I docenti della Facoltà teologica del Triveneto impegnati nella stesura dei testi sono Silvio Ceccon (Istituto superiore di Scienze religiose di Vicenza), Giuseppe Laiti e Cristina Simonelli (Istituto superiore di Scienze religiose di Verona). «Tra noi ricercatori e professori di storia – spiega Silvio Ceccon – si sentiva la necessità di dare vita a un nuovo testo, aggiornato e al passo con i tempi, che sostituisse alcuni vecchi manuali e che fosse, allo stesso tempo, completo, agile e comodo didatticamente. I pungoli per realizzare questo progetto sono state innanzitutto le novità che hanno percorso, e percorrono, la Chiesa e la società negli ultimi due decenni; e poi anche gli studi che hanno permesso di rileggere e interpretare correttamente alcuni periodi e nodi fondamentali del passato lontano e recente: si pensi, ad esempio, alla tomba di Pietro esattamente sotto l’altar maggiore di San Pietro a Roma, le eresie e l’inquisizione medievale, ma anche Lutero, le missioni e l’inculturazione, o le vicende legate al lunghissimo papato di Giovanni Paolo II. Ma guai a pensare a un testo per soli specialisti: è invece un manuale che si adatta anche ad un pubblico di non esperti giustamente curiosi di capire il presente grazie al passato».

La storia è «fatta di luci e di ombre, di contraddizioni e di speranze, nella misura umana» scrive mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana nella presentazione dell’opera. Ma nella storia – prosegue – «si manifesta continuamente la misericordia di Dio sul divenire umano. In questo senso la storia si fa elemento vitale nel cammino di fede: permette di riflettere su come la Parola si è fatta carne nell’avvicendarsi dei secoli e, insieme, su come uomini e donne di altre epoche hanno saputo accoglierla e renderla viva, pur con tutti i loro limiti, in condizioni specifiche a volte molto diverse da quelle attuali, ora nel dramma ora in una maggiore serenità. Una storia che dia conto e sappia far percepire una comunità in cammino verso una meta, che è al di là della storia stessa, ma che ha, nel tempo, una propria fondamentale condizione e che nel tempo risponde alla chiamata alla santità e alle esigenze e alle sfide concrete e alle vicende proprie di ciascuna epoca».

Strumento didattico, per alunni e docenti, ma non solo: il Manuale, rinnovato nel linguaggio e nelle prospettive, si rivolge anche a chiunque sia interessato a conoscere la storia della Chiesa nel suo sviluppo storico e, in particolare, a chi desideri coltivare ulteriormente la propria formazione storica e teologica di base.

Umberto Dell’OrtoSaverio Xeres (a cura), Manuale di storia della chiesa, Morcelliana, Brescia 2017-2018, pp. 400 (vol. 1 L’antichità cristiana) + 400 (vol. 2 Il medioevo) + 432 (vol. 3 L’epoca moderna) + 544 (vol. 4L’epoca contemporanea).

Pregare con i Salmi o con il Rosario?

Don Giavini è impegnato a commentare un Salmo al mese per la sua parrocchia. Di qui una serie di articoli semplici e popolari per il notiziario parrocchiale. Ne proporremo solo alcuni: questo introduttivo a commento del Salmo 133: «Quanto è bello che i fratelli vivano insieme»; le prossime volte il De profundis (utile per novembre) e lo splendido Salmo 8 (utile in vista del Natale). Speriamo di far cosa gradita a tanti lettori. Il testo dei Salmi sarà secondo l’ultima traduzione CEI. Con qualche ritocco dell’esperto nostro biblista.

Preghiere antiche e moderne

Fino al 1200 circa il Rosario non esisteva, almeno com’è adesso. Sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Benedetto guidavano monaci e popolo a pregare con i Salmi della Bibbia e la risposta era spesso corale ed entusiasta.

Poi solo il clero e i monaci pregarono così (o meglio “dovevano” dire i Salmi tutti i giorni, il cosiddetto Breviario), pur con l’idea che vere preghiere erano altre, come il Rosario.

Solo con il concilio Vaticano II si è tentata una svolta, anzi un ricupero: vanno bene il Rosario e altre preghiere, ma riprendiamo soprattutto i Salmi, a cominciare da clero e monaci, però educando anche i laici. E difatti così avvenne. Eppure…

Qualche tempo fa suggerisco a un mio confratello anziano di aiutare il suo gruppo di fedeli a pregare con i Salmi. Risposta: «Non sono un biblista, sono troppo difficili e astrusi anche per me… a parte la vista bassa. Mi trovo meglio anch’io col Rosario e altre devozioni». Risposta deludente, ma anche comprensibile e forse condivisa da tanti. Quanti, per esempio, si trovano a loro agio con il Salmo che viene proposto, pur tagliato, in ogni messa? E con quelli della pur diffusa Liturgia delle ore?

Adesso il nostro arcivescovo di Milano torna a raccomandare tale forma di preghiera. Cerchiamo di capirci un po’. Dico subito che, per me, dopo il Padre Nostro, quella dei Salmi è la preghiera che gusto di più, ma senza la pretesa di convincere altri.

Perché è “preghiera”? Spesso i Salmi non presentano nessuna invocazione. Come considerarli dunque preghiera? A parte che c’è anche quella di lode, di ringraziamento, di adorazione… Ma in certi Salmi mancano anche queste. Allora? Per non parlare poi del loro linguaggio, carico di immagini d’altri tempi e di altre culture. Veniamo subito a un esempio concreto e abbastanza noto: il Salmo 133 (o 132, perché quasi tutti Salmi hanno duplice numerazione).

Ecco com’è bello e come è dolce – che i fratelli vivano insieme! È come olio prezioso versato sul capo – che scende sulla barba, la barba di Aronne, – che scende sull’orlo della sua veste. È come la rugiada dell’Ermon – che scende sui monti di Sion. Perché là il Signore manda la benedizione, – la vita per sempre.

In che senso è preghiera?

Effettivamente, non c’è invocazione alcuna. In compenso incontriamo immagini, a dir poco, lontane dalle nostre Alpi e un po’ ridicole. Ce lo immaginiamo un sacerdote ebreo, discendente di Aronne fratello di Mosè, cosparso di una bottiglietta di olio che dalla capigliatura scende sulla sua folta barba e sulle sue vesti sacerdotali? Diremmo: che sciupìo e che roba da ridere! Meglio le nostre ridottissime unzioni al battesimo, alla cresima e nell’ordinazione di preti novelli…

Meglio per noi moderni. Non così nel contesto dell’Antico Testamento e della festosissima consacrazione di un sacerdote di allora: tutto il popolo era estasiato e cantava: «Quanto è bello vivere questo momento tutti insieme, come popolo di Dio, da lui amato e che a lui risponde con gioia»!

Oppure è bello come quando, magari in una torrida estate, sulla collina di Sion-Gerusalemme, compare una misteriosa abbondante e rinfrescante rugiada: essa, soffiata dal provvidenziale vento notturno e trasformata in nubi, è scesa dalle lontane cime innevate dei monti del Libano, si è infilata nella bassa valle del Giordano – che è quasi tutta sotto il livello del mare – e ha rinfrescato anche noi abitanti della città di Sion. Tutti segni della divina “benedizione” del nostro Dio.

E quindi riprendiamo, rinfrescati, il duro lavoro quotidiano e, cantando i cantici di Sion, ringraziamo il nostro Dio. Così riprende la “vita per sempre”, in attesa anche di quella futura. Tutto questo insieme… come piccola o grande Chiesa.

E le invocazioni?… Non ci sono nel Salmo. Ma se tu l’hai ascoltato (e gustato) hai ascoltato una parola di Dio (i Salmi sono ispirati da Dio), te ne sei nutrito e puoi inventare, anche senza troppe parole, risposte al Dio di Aronne e di Gesù Cristo. Insieme con i tuoi fratelli e sorelle unite in una chiesa – specialmente a messa – o a casa tua. Al mattino o alla sera, dappertutto. Non ci sono né Ermon né Sion che limitino la nostra preghiera –. Abbiamo così riascoltato un Salmo: breve, abbastanza facile e noto; continueremo, magari affrontando anche Salmi più complessi e problematici, ma sempre come “voce” divina calata in linguaggi umani antichi. E magari con domande, osservazioni e proposte da lettrici e lettori.

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“Il seminatore uscì a seminare…”

di: Emanuele Curzel

seminatore

Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al fiordo. Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare».

Tommaso gli dice: «Maestro, questa ce l’hai già narrata e spiegata ieri».

Ma Gesù risponde: «No, oggi vi parlo di un altro seminatore, il nemico.

Mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono.

Un’altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò.

Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.

Un’altra parte cadde sulla terra e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda».

Gli si avvicinano allora i discepoli e gli dicono: «Maestro, questa parabola sembra proprio uguale a quella di ieri».

Ed egli risponde: «Ma questa volta è stato il nemico a seminare. Anch’egli è generoso nel gettare la semente: diverso è però il frutto che ne nasce. Voi dunque intendete questa seconda parabola del seminatore.

Tutte le volte che uno ascolta la parola del nemico, ma in lui è la speranza e il desiderio del Regno, non la può comprendere: un angelo viene e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore. Questo è il seme seminato lungo la strada.

Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l’uomo che ascolta la parola del nemico e la medita dentro di sé, sentendola vicina alle proprie paure; ma egli sa che nulla di ciò che l’uomo ha costruito è eterno, per cui non appena vede gli occhi di chi ha vicino a sé, creato a immagine e somiglianza di Dio, depone l’arma che il seme del nemico gli ha fatto imbracciare.

Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola del nemico e la fa propria, ma ha molti figli della luce intorno a sé. Questi hanno pazientemente costruito una rete fatta di consigli e divieti, leggi e governi; questa rete soffoca il germoglio e impedisce che maturi il frutto che il nemico ha seminato nel suo cuore.

Quello seminato nella terra è colui che ascolta la parola del nemico, la fa propria e ne diventa schiavo, senza che alcuno lo impedisca. Il frutto che nasce non è uguale per tutti: può essere fatto di parole di offesa, di opere di persecuzione, di atti di violenza. Ma il seme è lo stesso».

Pubblicato su Il Margine 31(2011), n. 17, col titolo “Il seminatore uscì a seminare…” (una versione apocrifa di Mt 13,1-23).