Il progetto. Impariamo a guidare “verde”: ecco l’Ecopatente

Impariamo a guidare “verde”: ecco l'Ecopatente

Forte della partecipazione di 81mila ragazzi in otto anni, è partita la nona edizione di Ecopatente, un percorso formativo gratuito che punta a insegnare ai giovani e ai “neopatentandi” una guida sicura e rispettosa dell’ambiente, che quindi permetta loro di condurre l’auto con attenzione ai consumi, a tutto vantaggio del proprio budget. Si tratta di conoscenze che all’atto pratico permettono di gestire il veicolo in modo che produca meno emissioni inquinanti possibili, fattore che assume maggior rilievo se si considerano gli attuali problemi sulla qualità dell’aria, particolarmente sentiti in Lombardia, regione che ha dato il patrocinio all’iniziativa.

Non è quindi un caso se gli organizzatori della NeWays abbiano scelto proprio Palazzo Pirelli, sede della Giunta lombarda, per presentare l’edizione 2018-19 che interesserà 500 scuole superiori e 500 autoscuole del Paese. Si tratta di realtà aderenti a Confarca (Confederazione Autoscuole Riunite e Consulenti Automobilistici) eUnasca (Unione Nazionale Autoscuole e Studi di Consulenza automobilistica): il 44,6% al Nord del Paese, il 26,4%, il 16,7% al Centro al Sud e il 12,3% nelle Isole, con Brescia che è la provincia in prima posizione per adesione, davanti a Torino, Bari e Foggia. Tra le novità di quest’anno da segnalare l’introduzione di nuove tematiche di approfondimento: dispositivi elettronici di sicurezza, conoscenza e corretta manutenzione degli pneumatici e “Guida accompagnata”, che permette anche ai diciassettenni in possesso della patente A1 di condurre l’auto con accanto una persona esperta.

Alla presentazione del progetto nazionale, che permette agli studenti di acquisire crediti formativi, c’era con gli organizzatori e con alcuni rappresentanti di settore, anche Raffaele Cattaneo, assessore lombardo all’Ambiente e al Clima che ha sottolineato la coincidenza degli intenti di Ecopatente con la politica regionale che «privilegia ai divieti un sistema di incentivi che aiuti i cittadini a fare scelte sempre più sostenibili a favore dell’ambiente. La riduzione delle emissioni provocate dal traffico – ha detto – è uno degli obiettivi primari di Regione Lombardia per favorire il miglioramento dell’aria che respiriamo. E’ importante – ha concluso Cattaneo – mettere al centro la consapevolezza che una mobilità più sostenibile parte anche dall’educazione dei più giovani».

Per Citroen Italia è intervenuto Luciano Ciabatti, direttore marketing: «Condividiamo il principio – ha detto – di sensibilizzare i futuri automobilisti su tematiche estremamente attuali e importanti quali la sostenibilità ambientale e la sicurezza, argomenti che ci sono molto a cuore, come evidenzia il fatto che tutti i nostri modelli sono omologati secondo il protocollo WLTP, più severo e più vicino alle condizioni reali di utilizzo del cliente».

Un plauso a Ecopatente è arrivato, poi, dai rappresentanti delle Autoscuole. Claudio Martini, segretario nazionale delle aderenti a Confarca ha evidenziato: «Insieme al corso tradizionale di preparazione al conseguimento della patente, a tantissimi giovani sono state impartite delle lezioni di mobilità ecosostenibile, basate su principi come la sicurezza stradale, la tutela dell’ambiente e il risparmio energetico quando si è alla guida di un veicolo. Questo è uno dei nostri obiettivi principali e che contraddistinguono i titolari delle nostre autoscuole. Per questo abbiamo rinnovato la partecipazione ad Ecopatente, progetto che riteniamo fondamentale per la diffusione di un corretto stile di guida».

Cesare Galbiati, componente della segreteria nazionale di Unasca settore autoscuole, ha ribadito: «Una guida consapevole è una guida sicura ed ecologica. Questo tema resta sempre significativo nel mondo della mobilità. Non si tratta solo di caratteristiche tecniche dei motori: un conducente lucido e responsabile avrà uno stile di guida più attento, meno sottoposto a stress e quindi più ecologico. Non solo, significa anche una guida più sicura. Ben vengano, quindi, le iniziative come questa nona edizione di Ecopatente, che vanno nella direzione della riduzione dell’impatto ambientale dei veicoli e della sicurezza stradale. Le autoscuole, che sono gli istituti di formazione dei conducenti, sono il luogo ideale per creare questa consapevolezza nei patentandi. Il progetto Ecopatente li trasformerà in ecopatentati. Ecco perché UNASCA sposa dal 2011 il percorso formativo Ecopatente e tutte le iniziative che vanno in questa direzione».

da Avvenire

«Temptation Island». Gli amori finti dei vip

In Temptation island si è sempre avvertito qualcosa di falso. Non tutto, ovviamente. Un briciolo di verità in un reality non si nega a nessuno. Ma in Temptation island vip (il lunedì su Canale 5) è tutto ancora più falso. Certo alle dive, vere o presunte, va dato spazio. Ma Valeria Marini, la più vip di tutti, se n’approfitta. È lei che si è presa subito la scena e gli autori sono stati al gioco, tenendo conto che è tutto registrato e poi montato. La prima novità di questa versione, a distanza di poche settimane da quella con gli sconosciuti, è appunto la presenza di volti noti anche se poi, guardandoli in faccia, ti accorgi che i veri famosi sono un paio. Altri sono lì perché hanno lo stesso cognome del padre, altri ancora perché arrivano diretti da Uomini e donne e quindi dal giro di Maria De Filippi che è anche l’ideatrice e la produttrice delle varie Temptation. La seconda novità è la conduzione di Simona Ventura che, guarda caso, trova tra i concorrenti l’ex marito Stefano Bettarini con l’attuale fidanzata che ha la metà esatta dei suoi anni tanto che potrebbe esserne il padre. Dando spazio ai vip è infatti salita anche l’età media delle coppie alcune delle quali hanno divorzi alle spalle e figli a casa. All’inizio del reality erano non sposate e senza prole. Ma “the show must go on”, lo spettacolo deve andare avanti, anche nelle situazioni. La speranza è che ai figli a casa venga risparmiato di vedere come si riducono i loro genitori in cattività in mezzo a ragazze prosperose e a uomini con i pettorali da culturista. Eh sì, perché la formula è la stessa. Sei coppie di fidanzati vengono portate in un relais dove vivono separate per una ventina di giorni. Gli uomini soggiornano con giovani donne single. Altrettanto fanno le sei donne con uomini ugualmente single, almeno si dice. In realtà sono lì per lavorare e avere un’occasione in tv. A parte questo, ogni tanto ai dodici protagonisti viene fatto vedere come si sono comportati i loro partner di fronte alle “tentazioni”. Al suono di “Spia il tuo amore, ma ascolta il tuo cuore”, quello che viene fuori è immaginabile e ha poco a che fare con l’amore, quello vero, che per essere provato non ha bisogno di essere gettato in pasto a telespettatori vogliosi di farsi gli affari degli altri. Unica consolazione: ascolti inferiori al previsto.

Avvenire

Calcio. Padroni e presidenti: il vero totem del pallone

Padroni e presidenti: il vero totem del pallone

Porto sicuro, interesse, immagine. Potere. Se si vuole di romanticismo, passione, anche. I perché di una insistenza, di una volontà di esserci ancora e sempre che esprime il club dei nomi grossi di un calcio italiano agganciato ancora al secolo passato, agli anni che iniziano con il numero uno. Starne fuori, missione impossibile: ecco dunque che, siano istituzionali o private, le poltrone senza un proprietario sono calamite irresistibili per i naviganti navigati, a cominciare da quella teoricamente più importante, da quella della presidenza della repubblica calcistica, la Federazione. La Figc in scadenza di commissariamento che avrebbe forse già avuto un destino scritto se una legge approvata a inizio anno sui mandati del Coni e delle federazioni sportive – che stabilisce l’incandidabilità dopo tre mandati – non impedisse la nuova ascesa di Giancarlo Abete, entrato nei palazzi di Via Allegri nel 1989, autoaffondatosi dopo sette anni di governo in occasione del fallimento azzurro al Mondiale brasiliano.

Lo volevano l’Associazione Calciatori di Tommasi, gli arbitri, lo volevano le sempiterne Lega Dilettanti e Lega Pro, eterni snodi del potere federale. Non lo voleva invece il presidente del Coni e fresco ex-commissario di Lega AGiovanni Malagò, che con l’appoggio del governo centrale (specie l’anima leghista), vuole il supermanager al vertice della piramide del pallone: Giuseppe Marotta, Re Mida di questi felici anni juventini. L’ a.d. della famiglia Elkann è saldamente alla guida, lui sì che è tutto meno che alla ricerca di un centro di gravità permanente. Certo, la sfida potrebbe essere affascinante per uno cresciuto nel calcio, che nel 1981 – aveva 24 anni – aveva già costruito il Varese di Fascetti, il “casino organizzato” che andò a un passo dalla Serie A.

L’eventuale sì di Marotta alla Figc sarebbe sicuramente studiato e pilotato con la proprietà bianconera, che con il presidente Andrea Agnelli a capo dell’Eca (l’associazione europea dei club) e il suo fresco ex capo della dirigenza alla guida del calcio italiano si ritroverebbe in una posizione raggiunta solo anni addietro dal Milan. Anno 2002 e seguenti, Adriano Galliani presidente della Lega Calcio e Silvio Berlusconi presidente del Consiglio, uno strapotere “corollato” da quello del campo, con la squadra guidata da Ancelotti capace di vincere in Italia e in Europa. Galliani e Berlusconi, inscindibili, usciti insieme dal palcoscenico nell’aprile 2017 e insieme già pronti a rientrare da una porta a sorpresa, ma non troppo, piccola, ma vicina a casa e al cuore. Il Monza e a Monza sognano, l’accordo del duo che ha fatto la storia rossonera (e del calcio italiano) con il proprietario Nicola Colombo – figlio di Felice, presidente del Milan della Stella – è cosa fatta: il presidente biancorosso ha confermato ieri di voler cedere il 95% del club a Berlusconi.

La macchina del tempo può tornare in fondo agli anni ’70, quando il dirigente (e in seguito vicepresidente) Galliani, geometra e imprenditore, cercava di portare la piccola società del giardino di casa nell’Olimpo apparentemente irraggiungibile della Serie A. Una volontà ribadita, nuovamente, anche pochi giorni fa, alla faccia delle leggi del tempo e – forse – di dinamiche del calcio che sono completamente cambiate anche per due come loro, che di questo cambiamento sono alla radice. Qualcuno ha ironizzato, il Milan non ha portato avanti il progetto della “squadra B” e ora ecco il Monza dell’eterno presidentissimo; battuta, illazione, fondo di verità, chissà. Quello che è certo e che due club li posseggono sul serio Claudio Lotito e Aurelio De Laurentiis, e la Salernitana di Lotito vive in Serie B, alle porte del campionato in cui gioca la Lazio. E nel caso? E se i granata della Campania trovassero il guizzo buono, l’anno perfetto? Come non detto, niente A, a meno che l’iperattivo imprenditore romano decida di venderla seduta stante.

Un problema non da poco che tuttavia sognano – ma solo in questi giorni non facili – anche i tanti tifosi del Bari, stella di un campionato ufficialmente dilettantistico, la Serie D in scena al San Nicola che ha ospitato una finale di Coppa Campioni, il Mondiale, bizzeffe di Juventus, Milan, Inter. Di Napoli che passa da rivale di campanile a fratello maggiore, a punto di riferimento. De Laurentiis pensa in grande, a una rincorsa in tempi brevi che passa dai pro e contro di una piazza troppo grande, troppo importante per essere poi mantenuta come una sorta di succursale in caso – probabile – di rapida risalita.

E il bello è che prima del magnate del cinema, la porta dei biancorossi pugliesi era stata socchiusa da un altro imprenditore, importante, facoltoso, appassionato. Ma anch’egli uomo di un calcio fa: Massimo Moratti. Ci ha pensato, la voglia lo ha sfiorato, lo ha confessato al Giornale pochi giorni or sono, in tempo utile è riaffiorata la razionalità sommersa, nei lunghi anni interisti, dalle ragioni del cuore. Quelle che i nuovi ricchi italiani, se ne esistono, hanno silenziato sul nascere. Cercansi dirigenti nuovi, volti diversi: e nel frattempo, forse Zamparini sta vendendo il Palermo. A 77 anni, e due società dopo, attenzione a un altro totem del pallone che non si sgonfia mai.

Avvenire

Cinema. Con «Sette miracoli» il Vangelo diventa realtà virtuale

Con «Sette miracoli» il Vangelo diventa realtà virtuale

Vi è mai capitato di immaginare cosa avreste provato se vi foste trovati vicino a Gesù durante la moltiplicazione dei pani e dei pesci o seduti ad un tavolo alle nozze di Cana o, ancora, nel sepolcro mentre Lazzaro veniva resuscitato? Ad offrire questa possibilità sarà, il prossimo Natale, 7 Miracles, il film girato in realtà virtuale che, per la prima volta, permetterà allo spettatore di immergersi a trecentosessanta gradi nel Vangelo di San Giovanni. O, meglio, nei sette miracoli di Gesù raccontati dall’apostolo evangelista.

Frutto di una coproduzione italo-americana, 7 Miracles è il primo prodotto realizzato in Italia da Vive Studios, il braccio creativo di HTC Vive (la principale piattaforma di realtà virtuale immersiva al mondo), in collaborazione con Enzo Sisti che, in passato, ha curato la produzione esecutiva de La Passione di Cristo di Mel Gibson. A dirigere7 Miracles sono il brasiliano Rodrigo Cerqueira e l’italiano Marco Spagnoli e il cast è internazionale: ad interpretare Gesù è l’attore serbo Dejan Bucin, san Giovanni ha il volto dell’italiano Lorenzo Balducci così come sono italiani Sara Lazzaro (Marta), Emiliano Coltorti (il cieco), Serena Iansiti (l’adultera) e Niccolò Cancellieri (Pietro). Giuda è il britannico Ben Starr.

Non è la prima volta che viene tentato un esperimento del genere: già due anni fa alla Mostra del Cinema di Venezia fu presentato un lungo trailer di Jesus VR – The story of Christ, che raccontava la vita, la Passione e la morte di Gesù in realtà virtuale. Quel film, però, non è mai uscito e, per questa nuova avventura si è preferito concentrarsi su una sola parte della vita di Gesù. Cioè i sette miracoli che danno il titolo al film, ripercorsi come in un flashback da un san Giovanni molto anziano: «Non ci interessava raccontare una storia, quella di Gesù, che tutti conoscono – spiega Marco Spagnoli che ha anche collaborato alla sceneggiatura – . È un film spirituale, non un film che vuole catechizzare anche se, naturalmente, siamo stati estremamente fedeli al testo limitandoci solo a qualche piccola aggiunta per esigenze narrative. Modificare il Vangelo sarebbe stato blasfemo. L’idea è stata quella di sfruttare la realtà virtuale per far immergere lo spettatore nel Vangelo e dargli la possibilità di seguire Gesù. In questo modo potrà provare la stessa sorpresa degli Apostoli davanti ai miracoli. Oggi è facile dire: “Come facevano certe persone a non credergli?”. Questo film ci porta dentro quella realtà e ci aiuta a comprenderla meglio. Per questo non abbiamo voluto, mi si passi il termine, “distrarre” lo spettatore con la nascita, la Passione o la morte. Grazie alla realtà virtuale – aggiunge Spagnoli – lo spettatore potrà anche scegliere “dove andare”. Potrà seguire Gesù, stargli accanto quando è circondato dalla folla che aspetta di mangiare, ma può anche decidere di seguire uno dei Dodici. Non c’è un punto di vista definito ma c’è quello scelto da chi guarda il film. Tra l’altro sono stati volutamente scelti attori molto alti, il protagonista misura più di un metro e novanta, proprio per aiutare lo spettatore a sentirsi circondato da Gesù e dagli Apostoli».

Curiosamente gli attori non indossano gli abiti dell’epoca ma costumi i cui colori richiamano l’arte rinascimentale: «Il film è stato girato in Italia. Abbiamo voluto restituire l’italianità con costumi ispirati alla rappresentazione pittorica degli artisti del Rinascimento italiano». Le riprese sono durate due setti- mane e si sono svolte tra gli studi romani di Cinecittà e Matera, quest’ultima già location di film come La Passione di Cristo e Ben Hur. Decisamente più lungo il tempo della postproduzione per la quale sono stati necessari nove mesi. Il costo dell’operazione è stato di tre milioni di dollari. A proposito di costi va detto che, per sfruttare al meglio la tecnologia e l’altissima definizione con cui è stato girato, sarà necessario dotarsi dell’apposito visore necessario a “vivere” la realtà virtuale. In occasione della distribuzione mondiale su HTC Vive e su altre piattaforme commerciali VR, i produttori stanno pensando di metterne in commercio un modello a basso costo così che chiunque possa acquistarlo senza difficoltà anche perché il pubblico potenziale è di ben tre miliardi di persone.

Tornando alla storia, 7 Miracles inizia, come abbiamo detto, con san Giovanni ormai vecchio che, all’interno di una grotta, ricorda e racconta i miracoli descritti nel suo Vangelo; e finisce con la cena di Betania quando Gesù è a casa di Lazzaro, Maria cosparge i piedi di Gesù con profumo di nardo e Giuda, tesoriere (disonesto) degli Apostoli, discute con Gesù sostenendo che quel profumo si sarebbe piuttosto potuto vendere e dare il ricavato ai poveri. Grazie alle sue caratteristiche assolutamente innovative, 7 Miracles parteciperà alla 26° edizione del Raindance Film Festival che sta per svolgersi a Londra: «Ci hanno detto che, a dispetto dell’iniziale scetticismo, sono rimasti colpiti dalla novità del punto di vista che offre il film, dalla possibilità di condividere con gli Apostoli la loro esperienza» conclude Spagnoli mentre il produttore Enzo Sisti dice: «Speriamo che questo progetto, storico per il cinema del nostro Paese e mondiale, possa portare speranza e pace in tutto il mondo per il potente messaggio dell’undicesimo comandamento: “Amatevi gli uni gli altri”».

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