Il mito diventa elettrico, arriva Vespa in versione zero emissioni

Piaggio, a settembre parte produzione Vespa elettrica © ANSA

Il gruppo Piaggio avvierà a settembre la produzione di Vespa Elettrica. La declinazione elettrica dello scooter più famoso e amato al mondo nascerà nello stabilimento di Pontedera, lo stesso dove Vespa nacque nella primavera del 1946. I primi esemplari saranno prenotabili a inizio ottobre, solamente online. Il prezzo sarà allineato alla fascia alta della gamma Vespa attualmente commercializzata. Vespa Elettrica sarà quindi gradualmente immessa sul mercato a partire da fine ottobre per raggiungere la piena commercializzazione a novembre, in concomitanza con il salone di Milano Eicma 2018, cominciando dall’Europa per poi essere estesa a Stati Uniti ed Asia a partire da inizio 2019.

Vespa Elettrica sarà predisposta per adottare nel prossimo futuro soluzioni attualmente in fase di sviluppo per Gita, il robot in realizzazione a Boston da Piaggio Fast Forward (in produzione a inizio 2019), quali sistemi di intelligenza artificiale con comportamenti adattivi e sensibili a ogni input da parte del conducente. Riconosceranno la presenza di persone e veicoli nelle loro vicinanze, contribuiranno alla capacità del conducente di anticipare potenziali rischi, segnaleranno il traffico e offriranno una alternativa per il tragitto, forniranno mappature istantanee che contribuiranno a migliorare la sicurezza e l’efficienza della circolazione urbana. Questa nuova generazione di veicoli conoscerà a fondo il suo proprietario: lo riconoscerà in modo automatizzato senza chiave o telecomando, anticiperà le sue abitudini, interagirà con altri device e con gli altri veicoli in circolazione e permetterà un grado di personalizzazione. Il brand Vespa vive oggi uno dei momenti più felici della sua storia, con oltre un milione e mezzo di esemplari venduti nell’ultimo decennio. Il primo semestre del 2018 si è chiuso con un incremento dei volumi di vendita di circa il 10% rispetto al 30 giugno 2017.

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Scoperto un ‘freno’ nei tumori che blocca le metastasi

I tumori hanno un 'freno' naturale, che azionano in casi particolari per bloccare la crescita delle loro stesse metastasi (fonte: NIH Image Gallery) © Ansa

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I tumori hanno un ‘freno’ naturale, che azionano in casi particolari per bloccare la crescita delle loro stesse metastasi. Questo sorprendente meccanismo di autoregolazione è stato osservato per la prima volta nei topi con cancro della mammella e nelle cellule prelevate da pazienti colpite dalla stessa malattia: se confermato, in futuro potrebbe diventare bersaglio per nuove terapie di precisione. A suggerirlo è lo studio pubblicato su Nature Cell Biology dai ricercatori australiani del Garvan Institute of Medical Research, in collaborazione con il Brigham and Women’s Hospital e il Dana-Farber Cancer Institute di Boston, l’Università di Harvard e il Massachusetts Institute of Technology (Mit).

Grazie ad una serie di esperimenti sui topi, i ricercatori hanno scoperto che la massa del tumore primario può agire a distanza sulle cellule metastatiche per ‘congelarne‘ losviluppo. Lo fa producendo una molecola, chiamata interleuchina-1 beta (IL-1 beta), che induce il sistema immunitario a scatenare una risposta infiammatoria: cellule immunitarie si diffondono così in tutto l’organismo e, una volta raggiunte le cellule metastatiche nelle loro ‘nicchie’, le bloccano prima ancora che possano generare il tumore secondario. Un meccanismo del tutto simile sembra essere presente anche negli esseri umani: su 215pazienti con tumore del seno ad alto rischio di metastasi, si è registrato un tasso di sopravvivenza più elevato in quelle donne che avevano sviluppato la risposta infiammatoria producendo alti livelli di interleuchina-1 beta.

“E’ un risultato molto interessante, perché dimostra per la prima volta che fattori pro-infiammatori prodotti dal tumore per facilitare la propria diffusione possono agire anche in senso opposto, come un freno intelligente che ne limita la crescita”, commenta Giuseppe Curigliano, docente di oncologia medica all’Università di Milano e direttore della Divisione Nuovi Farmaci dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo). “Ciò dimostra ancora una volta quanto siano importanti i segnali di crescita o di stop che la cellula metastatica riceve dal microambiente circostante”, ma non solo. “Lo studio – prosegue l’oncologo – ci dà preziose indicazioni anche per le sperimentazioni in corso di nuovi farmaci anticancro, come gli inibitori del recettore per l’interleuchina-1: alla luce di questi nuovi risultati, è infatti possibile ipotizzare che il loro utilizzo combinato con la chemioterapia si riveli un pericoloso boomerang, perché se da un lato riesce a ridurre il volume del tumore primario, dall’altro rischia di facilitare lo sviluppo di metastasi a distanza”.

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