Scossa di terremoto di magnitudo 5.2 in Molise. Alle 20:19 con epicentro a Montecilfone (Campobasso). Lievi danni ma nessun ferito

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Una scossa di terremoto è avvenuta alle 20:19 in Molise, con magnitudo 5.2. L’epicentro a Montecilfone, in provincia di Campobasso.

 

‘I molisani devono recuperare la tranquillità il prima possibile, perchè nonostante lo spavento legittimo e la paura per ora non si registrano che lievi danni e crepe e nessun ferito. La Protezione civile regionale sta coordinando tutto, è all’opera su tutto il territorio e pronta ad intervenire e a dare ogni conforto eventuale”, così all’Ansa il presidente della Regione Molise Donato Toma.

“Al momento non sono pervenute richieste di soccorso, né segnalazioni di crolli alle sale operative dei vigili del fuoco. Le squadre uscite in ricognizione hanno riscontrato per ora solo la caduta di alcuni cornicioni”: lo segnalano i Vigili del Fuoco in un tweet in relazione al sisma che si è avvertito questa sera in Molise.

Lievi danni alle case si sono registrati nel paese di Palata (Campobasso), dove secondo una prima ricognizione ci sono crepe nei muri e danni interni alle abitazioni. Quella di questa sera è la seconda scossa seria in meno di 48 ore: poco prima della mezzanotte di Ferragosto, una scossa di 4.7 era stata avvertita tra i Comuni di Palata e Montecilfone.

Tanta paura anche a Campomarino (Campobasso), dove in tanti sono scesi in strada. La scossa di terremoto è stata avvertita distintamente, e ci sono stati anche dei malori.

E’ stata avvertita anche in Campania la scossa. La sala di monitoraggio dell’Osservatorio vesuviano – informa la direttrice, la professoressa Francesca Bianco – è subissata dalle telefonate di cittadini preoccupati. Ampia l’area in cui il sisma è stato avvertito. A Napoli città come nell’entroterra vesuviano, ma anche nelle zone interne dell’Avellinese e del Sannio. Al momento non si ha notizia di danni a cose o persone. Nel capoluogo partenopeo la scossa è stata avvertita anche ai piani più bassi degli edifici.

La scossa è stata distintamente avvertita dalla popolazione anche a Rieti e nei comuni dell’Alto Velino, già devastati dal sisma del 2016.

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Giovani «SIAMO QUI!» “Proteggi Tu il mio cammino”: l’inno dell’incontro con Papa Francesco a Roma È disponibile l’inno ufficiale dell’incontro di Roma scritto dall’Istituto diocesano di Musica e Liturgia di Reggio Emilia: disponibili testo, partitura e file mp3

Proteggi Tu il mio cammino - Inno «Siamo qui!»

 

  • Vai alla sezione del sito dedicata all’evento
  • Proteggi Tu il mio cammino Testo
  • Proteggi Tu il mio cammino Partitura
  • È disponibile l’inno ufficiale dell’incontro di Roma («Siamo Qui!») dal titolo Proteggi Tu il mio cammino:scritto dall’Istituto diocesano di Musica e Liturgia di Reggio Emilia, è diretto dal Maestro Giovanni Mareggini.

    Il testo è un’invocazione di protezione verso i pellegrini, quelli che percorreranno la strada per arrivare a Roma, ma anche tutti coloro che attraversano la vita cercando di dirigere al meglio i propri passi.

    Pubblichiamo la versione mp3, il testo e lapartitura dell’inno in modo che possa circolare tra le diocesi e parrocchie, così che i ragazzi possano intonarlo tutti assieme durante la Veglia con Papa Francesco.

    Scarica la versione mp3 dell’inno.

    Testi e musiche nascono per opera di Francesco Lombardi e Giovanni Mareggini che ne hanno curato composizione ed arrangiamenti in collaborazione con Theo Spagna, con i testi di Francesco Lombardi e Mons. Daniele Gianotti.

    Il progetto comprende anche le parti fisse della Messa, due canti ispirati ai temi del Sinodo e l’inno. Esso nasce all’interno dell’Istituto Diocesano di Musica Liturgia “don Luigi Guglielmi” di Reggio Emilia con la partecipazione di numerosi docenti ed allievi della scuola e del Coro Diocesano.

  • chiesadimilano.it

 

Calcio. Serie A: tutti contro Ronaldo? Serpeggia un sospetto: l’arrivo di CR7 ha già chiuso il campionato prima ancora di iniziare

Cristiano Ronaldo in azione nell’amichevole di allenamento contro la Juventus B a Villar Perosa (Ansa/A.Di Marco)

Mi ha scritto un amico: «Non sopporto l’idea di iniziare il campionato sapendo che la mia squadra del cuore può arrivare al massimo seconda. Tutti dicono che Cristiano Ronaldo è il valore aggiunto del torneo, non sono d’accordo: lo spegnerà, e prestissimo, se la Juve vincerà in allegria le prime cinque partite». Giuro che non è mia, questa affermazione di pessimismo della ragione alla quale oppongo anzi il gramsciano ottimismo della volontà, pur se antiche note – inutilmente smentite – mi dicono che anche Gramsci fosse tifoso della Juventus. Come Togliatti e Berlinguer. Insomma, il popolo. No, il calcio non è così facile, non sarebbe un perdurante mistero, da agosto a maggio, consentendo anzi di passare dagli scudetti agostani – assegnati a chi ha speso di più – a quelli stagionali, negli ultimi anni spesso attribuiti al Napoli che li ha malvolentieri ma colpevolmente ceduti alla Juventus che li ha benevolmente raccolti fingendo trionfi ma in realtà piangendo sulle Champions versate.

Ho un ricordo personale – da tifoso – legato allo spareggio Bologna-Inter del 1964 vinto dai bolognesi che ne fecero un momento storico non solo per il pallone ma per la loro civitas. Qualche giorno prima l’Inter – abbondantemente sfruculiata dai vincitori a Roma – aveva conquistato a Vienna la sua Coppa dei Campioni più bella, tant’è che Angelo Moratti, non abituato a gesti da ultrà, si fece portare in spalla da Suárez e Guarneri levando al cielo la Coppa dalle Grandi Orecchie. «Non ho mai visto papà tanto felice », mi ha detto Massimo Moratti, che pure aveva sofferto per lo spareggio perduto. E ha aggiunto un dettaglio relativo a quell’oggetto di felicità: «Quando l’ho sollevata io, a Madrid, la notte in cui si completò il Triplete, ho avuto un moto di delusione: era leggerissima, inconsistente, ho pensato che per la sua importanza dovesse pesare di più». Segnalo la curiosa vicenda a Andrea Agnelli ché cominci ad allenarsi. A questo pensa, la Juventus, da quando si è messa in casa, in banca e in testa Ronaldo, il calciatore più famoso, più ricco, più bello e più forte del mondo. Si è messa in testa di vincerla, la Champions, ma l’ha già persa sette volte, pur avendo sempre una squadra competitiva. Quella di Atene ’83, ferita da Magath, era strepitosa.

Fingo di non dar peso al campione portoghese, e in effetti questa Juventus, se pur governata dal Ronald-one, non è irresistibile. Ma chi può ferirla? Il Napoli di Ancelotti, circondato di fenomeni imborghesiti e con un portiere pericoloso? L’Inter che si è infilata nel tunnel dell’amore ma non riesce a incontrare il suo Modric e nel frattempo tutti gli altri si sentono mezze calzette? Spalletti è bravo, ha detto che con Modric l’Inter sarebbe fortissima, senza, forte e basta. Che goduria. La Juventus sta vincendo lo scudetto psicologico, il trofeo glielo porterà direttamente l’avversario più in palla, fra Napoli, Inter, Roma e… Milan. Maldini – bentornato – ha detto che sarebbe bello arrivare quarti, nella zona Champions che il Milan percorre felice da decenni: oso invece pensare che, liberato di Bonucci e arricchito – dico poco – del bomberissimo Higuaín, potrebbe essere la grande sorpresa. Tutte insieme trarrebbero gioia e gioco arricchendo il Lotito che cederebbe volentieri Milinkovic-Savic: è forse l’ultimo mistero della campagna di rafforzamento estiva che ha arricchito quasi tutti i club maggiori – Juventus esclusa, ma i milioni ronaldeschi verranno, e copiosi. La Roma cercherà disperatamente un Alisson, il Napoli un Jorginho, l’Inter un Cancelo.

Sarebbe bello se ci fosse solo il campionato, in questa stagione, con i suoi candidati alla vittoria, con i soliti condannati a soffrire che negli ultimi anni hanno insaporito molte pietanze sciocche; ma c’è invece il caos di Lega e Federazione, con il multivideo che forse impedirà ai tifosi in bolletta (tanti, tantissimi) di veder sempre la squadra amata; con le incertezze tribunalizie che riguardano la B, nascente con 19 squadre e fra mille proteste e peraltro annunciante – si spera – una prossima A a 18. Di questi tempi, prima che il carrozzone si muova fra speranze e incertezze, si dovrebbe dire “ad maiora”. Se la lingua madre me lo consente direi “ad minora”. Seguirò infatti col cuore le nuove storie della mia terra al bordocampo del Cesena, del Modena, della Reggiana, che mi videro cronista in Serie A e che ritrovo, senza infamia, in Serie D. Come si dice a Bologna, «solo chi cade può risorgere».

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Verso il sinodo. I giovani santi della porta accanto. Una mostra, segno per quest’anno

I giovani santi della porta accanto. Una mostra, segno per quest'anno

C’è Filippo Gagliardi, giovane ingegnere cresciuto in oratorio a Novara. E poi Carlotta Nobile, musicista già affermata o Giulio Rocca a trent’anni volontario dall’altra parte del mondo per l’Operazione Mato Grosso. Sono «I santi della porta accanto», giovani testimoni della fede a cui è dedicata una mostra promossa dall’Associazione don Zilli e dal Centro culturale San Paolo che inizia in queste ore da Roma il suo cammino per l’Italia per accompagnare il Sinodo dei giovani.

Sono ventiquattro i profili scelti dal giornalista Gerolamo Fazzini, che ha ideato e curato l’iniziativa con la collaborazione di Stefano Femminis, Ilaria Nava, Mariagrazia Tentori e dell’artista camerunese Afran che ne ha ridisegnato i volti. Sono tutti giovani che una malattia, un incidente oppure una mano violenta ha strappato alla vita e dei quali in molti casi è in corso il processo di beatificazione. Ma sono soprattutto «santi della porta accanto», come scrive papa Francesco nell’esortazione apostolica Gaudete ed Exsultate, cioè modelli vicini all’esperienza quotidiana di un giovane di oggi. Testimonianza, dunque, di quanto le storie di una fede vissuta in pienezza siano molto più diffuse rispetto a quanto si pensi anche tra i ragazzi e le ragazze di oggi.

Per iniziativa del Servizio nazionale di pastorale giovanile e del Forum degli Oratori Italiani, questa mostra è stata una delle tappe della Notte bianca della fede. Allestita in un luogo estremamente significativo: la Chiesa Nuova, quella fatta costruire da san Filippo Neri per i giovani accolti dalla Congregazione dell’oratorio in quello che è oggi corso Vittorio Emanuele II, nel cuore di Roma.

Trentadue i pannelli: ventiquattro dedicati ai profili e gli altri con frasi di papa Francesco sui giovani e la santità oggi. Si parte da alcune figure del Novecento ancora straordinariamente attuali oggi: i beati Pier Giorgio Frassati, Teresio Olivelli e Alberto Marvelli, ma anche Mario Fanin e Rosario Livatino. E poi tanti giovani italiani, in grande maggioranza laici, vissuti tra gli anni Ottanta e gli anni Duemila. Persone legate ad esperienze ecclesiali tra loro diverse a testimonianza di quanto nessuno abbia l’esclusiva di una vita cristiana feconda. C’è spazio poi anche per qualche figura proveniente da altri continenti, perché la santità non costruisce muri ma apre al mondo.

Realizzata in più copie e in una modalità facilmente allestibile, dopo quest’esposizione a Roma la mostra resterà a disposizione di diocesi, parrocchie e realtà giovanili che desiderino proporla come segno nell’anno del Sinodo dei giovani.
Per informazioni e prenotazioni: centroculturale.vicenza@stpauls.it

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