Grecia, incendi alle porte di Atene: oltre 60 morti e 100 feriti

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Anche dagli italiani in vacanza ad Atene arrivano delle testimonianze.”Siamo al sicuro in hotel ad Atene – racconta Michele D’Ambrosio, ex sindaco di Santeramo (Bari) -. Il volo di ieri è stato soppresso e ci hanno portato in albergo. Dovremmo ripartire oggi. Il cielo di Atene ieri era color giallo sembrava una tempesta di sabbia, era il colore del fuoco”.

“Abbiamo visto scene raccapriccianti, con almeno 12 ore di inferno e orrore partite da ovest ma poi, a causa del vento, i danni maggiori e le vittime si sono registrate sulle coste est dell’Attica”. Lo ha detto l’ambasciatore italiano in Grecia Efisio Luigi Marras, a Rainews24.

“Ho visto cadaveri, auto bruciate, mi sento fortunata ad essere viva. Mati non esiste nemmeno più come insediamento”. E’ la testimonianza di una donna sopravvissuta agli incendi alla tv greca Skai, ripresa dai media internazionali. Mati è una località turistica costiera nella regione di Rafina, a circa 40 km a nordest di Atene. Qui si conta il maggior numero di vittime, morte nelle loro case o nelle auto.

La Turchia ha offerto il suo supporto. “Siamo pronti ad aiutare”, ha detto il ministro degli Esteri di Ankara Mevlut Cavusoglu in una telefonata all’omologo greco Nikos Kotzias. Non è chiaro tuttavia se Atene accetterà l’offerta. I due Paesi, divisi da una storica rivalità e protagonisti anche di tensioni recenti, avevano in passato cooperato in caso di disastri naturali, come nella cosiddetta ‘diplomazia dei terremoti’ del 1999.

Nella vicina Mati la Guardia Costiera è stata costretta a intervenire per evacuare i turisti intrappolati sulla spiaggia. Un secondo incendio sta devastando le pinete in una zona a 50 chilometri a ovest di Atene. Il fumo denso, arrivato fin sulla capitale, ha costretto alla chiusura della principale autostrada di collegamento con il Peloponneso. Sul campo sono stati dislocati centinaia di vigili del fuoco e decine di mezzi. Sette aerei anti-incendio e quattro elicotteri cercano di circoscrivere i roghi dall’alto.

 

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Il libro. Il lavoro del futuro

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da Avvenire

Il lavoro del futuro

Nell’era delle grandi trasformazioni tecnologiche, quali professioni sopravviveranno? Ci saranno ancora i lavori di oggi? Saranno di più i posti di lavoro generati dalla tecnologia o quelli che scompariranno? Che cosa dovranno studiare i più giovani per essere competitivi? La gig economy, conquisterà regole e diritti? Questi i temi al centro del libro inchiesta del giornalista e saggista Luca De Biase Il lavoro del futuro(Codice Edizioni, maggio 2018).

In un momento di grande incertezza sulle professioni di domani, mentre il tema del lavoro è al centro del dibattito culturale e politico, con Il lavoro del futuro Luca De Biase rilancia e approfondisce un’inchiesta sviluppata per Il Sole 24 Ore e presenta casi, numeri, analisi, interviste e proposte per uno dei temi più caldi e urgenti della nostra società. L’autore ha cercato di mettere a fuoco il lavoro che verrà, così legato all’identità sociale, così determinante per capire come saremo, che cosa penseremo e come andremo avanti.

Tante le questioni affrontate: verso quali studi conviene indirizzare i ragazzi? Come ci si aggiorna per mantenere vive le proprie opportunità professionali? Come ci si difende dalle ingiustizie? Come si fanno valere il merito e l’integrità? Quali politiche si possono chiedere a governanti che vogliano risolvere i problemi? L’incertezza in materia è paralizzante e il desiderio di risposte è pari all’urgenza delle domande.

Secondo i dati forniti dall’Ocse, il 14% dei posti di lavoro tradizionali sparirà, mentre il 30-40% cambierà. E nei Paesi dove maggiormente si svilupperanno le tecnologie, i posti di lavoro aumenteranno. Il rapporto Tomorrow’s Jobs di Microsoft prevede che il 65% degli studenti di oggi farà lavori che ancora non esistono. Tutto questo richiede una nuova mentalità. Secondo l’Ocse, la distanza tra domanda e offerta di lavoro è soprattutto culturale. Tra le voci di esperti presenti nel volume, quella di Vincenzo Spiezia (Ocse, Senior Economist) che scrive: «La sfida? Le tecnologie digitali colpiscono l’occupazione in tempi brevi ma fanno emergere nuove opportunità di lavoro lentamente. Serve tempo, perché occorre creare nuovi mercati, trasferire risorse da un settore all’altro, sviluppare know-how.» Per accelerare occorre investire in tecnologie e formazione. Tutte le strade del lavoro del futuro passano dal tema delle competenze.

«Sappiamo che intelligenza artificiale, robotica, nanotecnologia e biotecnologia stanno trasformando quello che facciamo e come lo facciamo», dice Ersilia Vaudo, astrofisica e capo del progetto Gender e Diversity dell’Agenzia Spaziale Europea, in uno dei capitoli chiave del libro. «L’Ocse ci dice che da qui al 2020 più di un terzo delle competenze che saranno considerate cruciali, e quindi ad alta domanda per i posti di lavoro futuri, oggi hanno un’importanza secondaria: le social skill, cioè capacità di persuasione, intelligenza emotiva, abilità nell’insegnamento; le capacità cognitive, quindi creatività, ragionamento analitico; e le “process skill”, ovvero capacità di ascolto e critical thinking

Il progetto. Bmw e “SpecialMente”: che bella l’auto che fa del bene

da Avvenire

Bmw e “SpecialMente”: che bella l'auto che fa del bene

Cultura, dialogo interculturale, inclusione sociale, sicurezza stradale, sostenibilità. Sono cinque i pilastri del primo report di “SpecialMente”, progetto di BMW Group Italia che raccoglie tutte le attività di Corporate Social Responsibility (CSR) della Casa di Monaco in Italia. La filiale nazionale del marchio tedesco, ha saputo trasformare il proprio impegno nella sostenibilità in creazione di valore a lungo termine. Il primo report di “Specialmente” sintetizza l’investimento della Casa di Monaco in favore della responsabilità sociale d’impresa attraverso numeri che raccontano i risultati degli ultimi anni e che rappresentano la base per una maggiore presenza di BMW Group Italia all’interno della società in futuro.

Nel report sono riportati dei dati salienti che pongono la società tra le più virtuose del settore: più di 600mila persone raggiunte dal programma di CSR di BMW Italia dal 2001 ad oggi con attività online ed esperienze dirette. “Specialmente” è anche un luogo virtuale, un’articolata piattaforma web che è online dal 2015 e che raccoglie tutti i contributi e le iniziative di BMW Italia nell’ambito della responsabilità sociale. Il sitowww.specialmente.bmw.it nato alla fine del 2015, nei suoi due anni di vita ha ospitato oltre 400 contributi ed è stato visitato da oltre 100 mila persone.

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Sergio Solero, Presidente e Amministratore Delegato di BMW Italia, ha dichiarato: «Siamo orgogliosi di presentare numeri così positivi, risultato dell’impegno di tutta l’azienda e del coinvolgimento degli stakeholder. Ci impegniamo a portare avanti la nostra missione con la massima responsabilità con l’obiettivo di offrire iniziative di CSR non solo ai nostri clienti, dipendenti, concessionari e partner, ma anche alla società e il mondo in cui viviamo. Il successo del BMW Group si fonda da sempre su una visione sul lungo periodo e su un’azione responsabile, noi come BMW Italia abbiamo dimostrato non solo di crederci, ma di essere un punto di riferimento nel settore e nel mondo delle imprese in generale».

SpecialMente” è una piattaforma che include una lunga serie di attività e testimonia come il tema della responsabilità sociale d’impresa sia radicato nella cultura aziendale di BMW Italia. Il progetto non è solo parte integrante della strategia del BMW Group, ma anche punto di riferimento all’interno dell’universo della Casa di Monaco, in termini di intensità, integrazione e capacità di agire nel tessuto sociale nel quale l’azienda opera.

Dal 2014 in poi, BMW Group Italia ha strutturato in modo più organico le proprie iniziative di responsabilità sociale d’impresa, in linea con la filosofia del BMW Group, e nel rispetto delle iniziative avviate in Italia. È nato così SpecialMente, che raccoglie sotto un unico nome tutte le attività che BMW Italia ha implementato in diversi settori fin dall’inizio del 2001, quando è iniziata la collaborazione con la Divisione di Neuroscienze del Prof. Gianvito Martino, oggi Direttore Scientifico dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che ha dato vita alla BMW Research Unit–OSR.

Sono numerose le iniziative e i programmi implementati negli anni, primo tra tutti quello nato dalla collaborazione tra Dynamo Camp e Ospedale San Raffaele, che ha visto la realizzazione di un programma di supporto alle sessioni dedicate ai ragazzi colpiti da malattie neurodegenerative e alle loro famiglie; SciAbile, la scuola di sci per disabili nata a Sauze d’Oulx nel 2003. Dalla conoscenza con il mondo delle discipline sportive e Paralimpiche è nato il progetto BocciaRio, sviluppato con la Federazione degli Sport Paralimpici e Sperimentali e oggi portato avanti da Federazione Italiana Bocce, che mira a costituire una rappresentativa italiana in grado di partecipare a Tokyo 2020.

In ambito di intercultura sono state organizzate, nel 2014, nel 2016 e nel 2018, le Giornate Interculturali con l’Università di Milano – Bicocca tramite il coordinamento scientifico della Prof. Mariangela Giusti. L’appoggio ai premiati italiani dell’Intercultural Innovation Award del BMW Group ha portato nel triennio 2016-2018 al supporto di una Summer School realizzata dall’organizzazione Africa Mediterraneo destinata agli operatori del settore. L’aiuto al Centro giovani 2.0, realizzato da Save the Children di Amatrice, ha rappresentato un punto per ripartire dopo il terremoto del 2016.

In tema di sicurezza stradale, grazie al BMW Kids Tour, alla BMW Driving Experience e al progetto#CoverYourPhone ideato da AlexZanardi, BMW Italia ha contribuito alla diffusione di una cultura della sicurezza. In tema di sostenibilità con l’impegno della filiale di BMW Italia l’azienda fornisce un esempio di utilizzo responsabile delle risorse.

In ambito culturale, le collaborazioni con il Teatro alla Scala, La Milanesiana e La Triennale a Milano, il Teatro dell’Opera e il MAXXI a Roma testimoniano i valori e l’impegno dell’azienda nel tessuto del Paese.

In tema di mobilità sostenibile, è da citare il successo Drive Now, il car sharing che conta oltre 100mila iscritti, diventato in meno di due anni il riferimento per la mobilità urbana. Delle 520 vetture della flotta DriveNow a Milano, sono 20 le BMW i3. Queste vantano una percentuale di utilizzo del 30% superiore alle altre. Non a caso, le vendite di vetture elettrificate della gamma BMW Group in Italia sono cresciute del 93% nel 2017. Inoltre, la sede di BMW Italia utilizza energia proveniente al 100% da energie rinnovabili. Il 7% viene prodotta direttamente dai pannelli solari che rivestono il tetto e che alimentano le 50 colonnine di ricarica installate nei garage, a disposizione di dipendenti e collaboratori per la ricarica giornaliera delle vetture elettrificate.

La prova. Nuova Wrangler, la vera Jeep è tornata

da Avvenire

La nuova Jeep Wrangler Rubicon

La nuova Jeep Wrangler Rubicon

Spettacolare in off-road, migliorata ma ancora impegnativa da guidare sull’asfalto di tutti i giorni, sempre fedele alla sua tradizione di vettura-icona senza tempo e senza credibili alternative nel segmento sul mercato: è il riassunto breve di un’esperienza al volante della nuova Jeep Wrangler che sbarcherà sui mercati europei in settembre completamente riprogettata. Cinque milioni di esemplari venduti in 77 anni di storia l’hanno resa talmente popolare come la prima e vera Jeep, nome che ha creato un genere con infiniti tentativi di imitazione. Lei non ha bisogno di confronti, ma probabilmente aveva bisogno di una cura ricostituente e di bellezza per guardare ai prossimi anni e alle sfide che la attendono con assoluta tranquillità.

L’erede dell’iconica Willys MB del 1941 dell’Esercito americano – e la successiva CJ-2A (che sta per Civilian Jeep) del 1945, torna dunque sul mercato per dimostrare di meritarsi ancora un posto nella storia dell’auto, sempre basata sulla filosofia del “Go Anywhere. Do Anything” (andare dovunque, fare qualsiasi cosa). L’abbiamo provata sui difficili percorsi nei boschi attorno al circuito austriaco di Zeltweg, dove si è dimostrata un vero 4×4, più abile di sempre nell’utilizzo lontano dall’asfalto, come ormai ben poche auto di questo segmento sanno fare. Il tutto con prezzi che partono da 48.000 euro e infinite possibilità di ritagliarsi la Jeep su misura spaziando tra versioni e accessori Mopar.

Ma Wrangler è diventata più guidabile in assoluto, grazie alle numerose modifiche al telaio e alla meccanica, anche per l’impiego urbano e autostradale – i terreni su cui si confrontano ormai tutti i Suv – con livelli di piacere di guida, confortevolezza e handling davvero migliorati rispetto al modello spartano che va a sostituire. Pur rinnovata completamente (sia nel telaio che nella meccanica e nella carrozzeria) Wrangler 2019 rimane fedele a se stessa nello stile autenticamente Jeep e nella praticità, ma aggiunge ora tante soluzioni ritagliate su misura per i nuovi stili di vita e le esigenze di una clientela che non proviene soltanto dal rude mondo dei fuoristradisti ma che è anche assolutamente trasversale, abbracciando clienti che vengono dalle berline, dalle monovolume e dai Suv.

La nuova Jeep Wrangler in versione Sahara

La nuova Jeep Wrangler in versione Sahara

Riprogettata nel pianale, nella struttura e nell’estetica, nuova Wrangler concilia, come nessuna rivale diretta sa fare, la robustezza e la capacità di non fermarsi dinanzi a passaggi off-road apparentemente impossibili, con una maneggevolezza sull’asfalto degne di una crossover. Queste ultime doti sono esaltate nelle versioni Sport, Sahara e Sahara con pack Overland, con gommatura stradale, mentre le Rubicon hanno invece pneumatici tassellati di serie. La dotazione, a seconda degli allestimenti, prevede due avanzati sistemi di trazione con Command-Trac e Rock-Trac, bloccaggi elettrici dei differenziali Tru-Lock, differenziale a slittamento limitato Trac-Lok e barra stabilizzatrice anteriore a scollegamento elettronico. Ma è anche una comoda wagon 5 porte o una compatta 3 porte (a seconda della versione) sempre a suo agio sull’asfalto e nel traffico, non particolarmente ingombrante – lunga 4,882 metri e larga 1,894 – e davvero facile da manovrare, grazie alla possibilità di percepire facilmente i contorni della carrozzeria e alla presenza della telecamera ParkView con griglia dinamica. Migliorati anche il confort generale e l’insonorizzazione.

Su tutto spicca poi la novità delle motorizzazioni proposte per l’Europa, due novità come il turbodiesel MultiJet II da 2,2 litri e il turbo benzina da 2,0 litri (disponibile nel quarto trimestre) che sono abbinati al nuovo cambio automatico a otto marce e dotati di sistema Stop-Start (ESS). Il salto di qualità, anche in questo caso, è importante: l’unità a gasolio, in particolare, sfrutta un sistema d’iniezione Common Rail che lavora a 2.000 bar, iniettori a solenoide e turbocompressore a geometria variabile (VGT). La potenza erogata è di 200 Cv, la stessa del 4 cilindri 2.8 della vecchia Wrangler, ma l’aspetto più rilevante è il fatto che la coppia massima (450 Nm a 2.000 giri) è praticamente la stessa della CRD ma con consumi molto più bassi, 7,6 litri per 100 km contro gli 8,8 della precedente.