Omaggio a monsignor Adriano Caprioli

Ricorrendo quest’anno, in modo straordinario, il XX anniversario di Ordinazione episcopale di monsignor Adriano Caprioli, la 305a assemblea annuale della Congregazione Presbiterale Diocesana di Felina si terrà a Marola, presso il Centro diocesano di spiritualità e cultura, lunedì 4 giugno.
Oltre a festeggiare monsignor Caprioli, come di consueto sarà celebrata l’Eucaristia in suffragio dei confratelli defunti nel corso dell’anno.

Il programma della mattinata, desunto dalla lettera della Congregazione Presbiterale di Felina, prevede:
ore 9 arrivi e accoglienza;
ore 9.30 Chiesa matildica:
indirizzo di saluto e di augurio del Vescovo monsignor Massimo Camisasca al Vescovo predecessore, Concelebrazione eucaristica (paramenti bianchi). A seguire: ricordo dei confratelli defunti; comunicazioni del Cancelliere e dell’Amministratore;
ore 11 Aula Magna:
introduzione di monsignor Giovanni Costi;
relazione del dottor Luciano Vaccaro “Impegni culturali, scolastici, pastorali di Mons. Adriano Caprioli a Gazzada (1979-1993)”;
presentazione del libro “Veritas et amor: Vent’anni di episcopato”, professor Giuseppe Giovanelli;
interventi in aula;
ringraziamento finale: monsignor Franco Ruffini.
Ore 13 consueto pranzo in fraternità (è necessario prenotare presso il Centro di spiritualità e cultura tel. 0522 813127, indirizzo di posta elettronica cdmarola@libero.it).

laliberta.info

I progetti. Alternanza tra scuola e lavoro. Diocesi e parrocchie in campo

Alternanza tra scuola e lavoro. Diocesi e parrocchie in campo

Dallo studio dei documenti dell’anagrafe del Regno lombardo-veneto tra il 1815 e il 1865 al sostegno scolastico per ragazzi in difficoltà; dalla preparazione di una mostra sui bisogni del proprio territorio alla collaborazione nelle mense sociali. Il tutto senza dimenticare il vasto campo dell’animazione e formazione negli oratori. È la nuova frontiera su cui, in forma sempre più convinta, si muovono parrocchie e diocesi: l’alternanza scuola-lavoro, la grande novità introdotta con la legge 107 del 2015 – chiamata della Buona scuola e che a partire dal prossimo anno scolastico approderà anche all’esame di maturità. Per ora, invece, è diventata obbligatoria nel percorso del triennio finale della scuola superiore (sia tecnico-professionale con almeno 400 ore, sia liceale con almeno 200 ore) e dunque è già parte integrante del piano di studi.

Un bacino di utenza di circa un milione e mezzo di studenti e studentesse. Il mondo cattolico nelle sue varie articolazioni (parrocchie, diocesi, associazioni e movimenti) da sempre è attento alla formazione integrale della persona, a cominciare dai giovani ed è per questo che «non poteva non dare il proprio contributo anche in questo campo dell’alternanza scuola-lavoro, anche perché può offrire esperienze di formazione e preparazione al mondo del lavoro, con motivazioni alte e ideali forti» spiega Roberto Pellegatta, già preside di istituti professionali e tecnici in Lombardia, che, assieme a Claudio Emilio Minghetti, ha curato uno studio proprio sull’impegno delle diocesi e delle parrocchie in questo campo. «È uno studio che vuole dare testimonianza dell’ampio coinvolgimento delle realtà ecclesiali – spiega Ernesto Diaco direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei – presentando alcune modalità individuate di collaborazione».

E proprio di «valenza formativa» parla anche Pellegatta, sottolineando come «i progetti messi in campo e documentati dalla ricerca, sono proposte culturali e di orientamento, anche verso il mondo del lavoro. È una occasione per mettersi in gioco in dinamiche che poi si potranno portare anche nell’esperienza lavorativa futura». Ma anche più importante, per il curatore dello studio è, attraverso questi progetti, «offrire esperienze forti nell’ambito di opere di utilità sociale». Sono ben 11 su 16 le Regioni ecclesiastiche che hanno siglato accordi quadro con le direzioni scolastiche regionali, nell’ambito dei quali inserire i progetti che le diocesi, ma anche le singole parrocchie possono mettere in campo per l’alternanza.

Gli enti coinvolti nei progetti possono essere ricondotti a quattro grandi gruppi: enti ecclesiastici (ad esempio parrocchie, curia, archivi diocesani); istituzioni culturali e artistiche (facoltà teologiche, musei, settimanali diocesani); istituzioni educative e del tempo libero (scuole di ogni ordine e grado, oratori e centri giovanili); di volontariato e servizio alla persona (Caritas, migranti, servizi per famiglie e per il lavoro).

«Come si può vedere i progetti e gli ambiti in cui vengono realizzati – aggiunge Pellegatta – hanno una valenza formativa al lavoro e anche orientativa». La fotografia scattata sull’attuale impegno del mondo cattolico in campo di alternanza scuola-lavoro, presenta davvero un panorama variegato, anche se il filo rosso resta «l’esperienza con ideali forti» offerta agli studenti che vi hanno partecipato. E così a Brescia 27 studenti del liceo Arnaldo hanno lavorato presso l’archivio storico diocesano riordinando e inventariando documenti storici del 1800, traendo dati che sono serviti a realizzare un quadro della situazione della natalità e della vità dei neonati in quel periodo storico. In Liguria, nella diocesi di Albenga-Imperiasono stati attivati ben due progetti, entrambi nella città di Albenga con il liceo Banfi: una classe in collaborazione con l’archivio diocesano si è impegnata in un progetto di digitalizzazione dei documenti cartacei; un’altra ha allestito e pubblicizzato una mostra sui bisogni del territorio, in particolare sul fronte della povertà e degli ultimi.

A Casoriagli studenti del liceo Gandhihanno svolto un’attività di ricerca delle piccole bellezze della città campana, con la realizzazione finale di un documentario e di una audioguida. Attività di carattere culturale-storico anche quella realizzata dagli studenti di alcuni licei e istituti tecnici di Locrinell’ambito del museo diocesano. Sono alcune delle esperienze realizzate sino allo scorso anno (il dossier può essere scaricato dal sito dell’Ufficio scuola Cei: educazione.chiesacattolica.it) e l’impegno prosegue anche in questo anno scolastico. Del resto, conclude Ernesto Diaco, «i vescovi italiani invitano le comunità cristiane a stringere delle alleanza educative con tutti, anche al di fuori del mndo cattolico. Quanto raccontato dal dossier è il segno che la sfida è stata accolta».

avvenire

Maturità 2018. Che cosa si può fare (e cosa no) durante l’esame di Stato

Il MIUR ha diffuso la circolare relativa agli adempimenti di carattere operativo e organizzativo per lo svolgimento delle prove scritte a giugno: il 20, 21 e 25 giugno

da Avvenire

Che cosa si può fare (e cosa no) durante l'esame di Stato

Quella che tutti conosciamo come Maturità, in realtà, si chiama esame di Stato. A introdurre la nuova denominazione fu il decreto del 1997 (firmato dall’allora ministro Luigi Berlinguer) che ne cambiò la struttura: con il debutto della terza prova, con la valutazione del curriculum scolastico e con il voto finale in centesimi. Quest’anno si inizia mercoledì 20 giugno con la prima prova, il tema d’italiano, giovedì 21 giugno si replica con la seconda prova, quella d’indirizzo. Il lunedì successivo – 25 giugno – va in scena la terza prova. Tempo qualche giorno è via agli orali. Che finiranno entro la metà di luglio.

Uno dei dubbi che sta animando la vigilia della Maturità 2018: è obbligatorio aver svolto tutte le ore di alternanza scuola lavoro per sostenere l’esame? In teoria sì, perché siamo alla fine del primo triennio pieno di funzionamento dello strumento. E quindi tutti i ragazzi di quinto dovrebbero aver svolto per intero l’alternanza (200 ore al liceo, 400 nei tecnici e professionali). Ma solo dall’anno prossimo sarà requisito di ammissione per l’esame.

Prosegue, intanto la fase organizzativa della #Maturità2018, già entrata nel vivo con l’emanazione dell’Ordinanza annuale lo scorso 2 maggio che rappresenta una sorta di manuale operativo per le commissioni. Il MIUR ha diffuso la circolare relativa agli adempimenti di carattere operativo e organizzativo per lo svolgimento delle prove di giugno. Vale a dire, tutto quello che c’è da sapere su cosa si può fare e cosa non si può fare mentre sono in corso gli esami di Maturità.

Ecco i divieti per l’esame di Maturità 2018

La circolare è stata emanata il 31 maggio, in concomitanza con la Conferenza Nazionale dei Dirigenti Tecnici e dei componenti le task-force regionali che gestiranno tutte le fasi della Maturità.

Confermato il divieto tassativo per maturande e maturandi, nei giorni delle prove scritte, di utilizzare cellulari, smartphone, PC e qualsiasi altra apparecchiatura elettronica in grado di accedere alla rete o riprodurre file e immagini, pena l’esclusione dall’Esame. Dallo scorso anno, come ricordato anche nell’Ordinanza del 2 maggio, vengono fornite indicazioni sull’uso delle calcolatrici scientifiche e/o grafiche nella seconda prova. Quelle ammissibili sono state rese note con una circolare di marzo e chi vorrà usarle dovrà consegnarle il giorno della prima prova scritta per consentire alla commissione d’esame i necessari controlli.

Nei giorni della prima, della seconda e dell’eventuale quarta prova scritta, quelle inviate con plico telematico, fino all’avvenuta stampa delle tracce, l’accesso a internet sarà riservato ai computer utilizzati dal dirigente scolastico o da chi ne fa le veci, dal direttore dei servizi generali e amministrativi (se autorizzato dal dirigente), dal referente o dai referenti di sede. Sono previste modalità speciali per l’invio, mediante plico telematico o, in via eccezionale, cartaceo, delle prove per candidate e candidati con disabilità visive e per coloro che sostengono l’esame presso sezioni carcerarie od ospedaliere.

I numeri degli studenti iscritti all’esame di Stato

A oggi sono 509.307 le studentesse e gli studenti iscritti all’esame di Stato, fatti salvi gli esiti degli scrutini finali. Di questi, 492.698 sono candidati interni. Sono 25.606 sono le classi coinvolte nell’Esame, 12.865 le commissioni.

La prima riunione plenaria delle commissioni è fissata per lunedì 18 giugno, alle ore 8.30. La prima prova scritta, italiano, (20 giugno) avrà una durata massima di 6 ore. Per la seconda prova (21 giugno) la durata dipende dalle discipline che caratterizzano gli indirizzi ed è variabile dalle 4 alle 8 ore, tranne che per alcuni indirizzi, come i Licei musicali, coreutici e artistici, dove la prova può svolgersi in due o più giorni. La terza prova (25 giugno), assegnata da ciascuna commissione d’esame, comincia dalle ore 8.30.

Vi è inoltre, una quarta prova, che si effettua nei Licei e negli Istituti tecnici presso i quali sono presenti i progetti sperimentali di doppio diploma italo-francese Esabac ed Esabac Techno e nei Licei con sezioni a opzione internazionale spagnola, tedesca e cinese, in calendario giovedì 28 giugno alle 8.30. Le studentesse e gli studenti candidati per gli indirizzi di studio Esabac sono 7.688, tutti interni, seguiti da 283 commissioni. Per gli indirizzi di studio Esabac Techno le candidate e i candidati sono 327, tutti interni, seguiti da 20 commissioni.

EUROPEI SEDENTARI, UN PROGETTO UE PER ‘CONVERTIRLI’ Let’s #Beactive nei club con trainer motivazionali

Davanti ad una pizza si gioca al golf da tavolo foto selimaksan iStock. (ANSA)

Europei sedentari, troppo, è ora di correre ai ripari. C’è un progetto dell’Unione Europea per ‘convertire’ 60.000 adulti inattivi, di età compresa tra 18 e 55 anni, nel corso dei prossimi 3 anni in 8 diversi paesi dell’UE, e attraverso quasi 500 centri fitness. Si intitola Let’s #Beactive e intende motivare i sedentari ad aiutarli concretamente ad adottare uno stile di vita sana, fisicamente attivo, aiutando così fitness-wellness club e centri sportivi ad attrarre e fidelizzare nuovi iscritti.

La campagna, presentata a RiminiWellness il 1 giugno, partirà il 23 settembre, in concomitanza con l’inzio della Settimana Europea dello Sport 2018, in un periodo dell’anno in cui i club italiani attuano i loro open day. Il progetto è promosso da EuropeActive in collaborazione con ANIF e Technogym. Durante le prime 6 settimane, gli ex sedentari saranno seguiti 2 volte alla settimana, per implementare i risultati ed aumentare la loro motivazione nel tempo nel proseguire il programma di allenamento in palestra. Il monitoraggio e il supporto da parte del trainer continueranno grazie all’app, anche per i successivi 3 e 8 mesi, per generare una forte motivazione a restare fisicamente attivi dato che l’obiettivo del progetto resta la conversione, sotto forma di adozione di nuovi stili di vita.

Del resto l’esigenza di promuovere l’attività fisica per migliorare la salute nell’Unione europea è stata oggetto di una raccomandazione del Consiglio europeo già nel 2013. L’inattività fisica è il quarto più grande fattore di rischio per la mortalità prematura e impone costi economici di 80,4 miliardi di euro all’anno per l’UE-28 – l’equivalente al 6,2% di tutta la spesa sanitaria in Europa. Oltre al benessere c’è pure un importante indice economico a muovere la campagna .

A San Luca le Olimpiadi della legalità Per 150 ragazzi dai 7 ai 13 anni, sport, inclusione, laboratori

 © ANSA

ansa

(ANSA) – ROMA  San Luca è un comune della provincia di Reggio Calabria di neanche 4000 anime. E’ considerato il cuore della Ndrangheta calabrese, teatro della tristemente famosa “Faida di San Luca” ed è commissariato da anni anni. Per le prossime elezioni del 10 giugno, nessuna lista è stata presentata, dunque non si voterà. In questo scenario così complicato, cittadini e organizzazioni della società civile hanno trovato la forza e il coraggio di reagire e guardare avanti. A partire dai più giovani, i ragazzi che vanno a scuola.
Così l’anno scorso è nato il progetto “Olimpiadi della legalità” che mette insieme una serie di organizzazioni: Auser Calabria, Auser “noi ci siamo” di Bovalino, la Cgil, l’Istituto Comprensivo di San Luca, il Comune, l’Associazione Nazionale Calciatori. Sul campo dello stadio comunale di San Luca ragazzi dai 7 ai 13 anni non solo giocano a calcio ma si sperimentano in un vero e proprio percorso educativo-sportivo dove al centro c’è la legalità e la tutela della salute. Si corre, si suda, si palleggia, ci si diverte ma soprattutto si impara a stare insieme e a rispettare le regole. Un mix virtuoso e positivo di educazione sportiva, inclusione sociale ed etica. Per il secondo anno consecutivo, nei mesi di maggio e giugno, circa 150 ragazzi e ragazze delle scuole di San Luca trasformano l’atmosfera del paese in cui vivono. La rivoluzionano. Il programma è fitto, l’attività sportiva e quella educativa si intrecciano. Gli allenamenti vengono utilizzati per associare la tecnica del gioco ai valori proposti durante i laboratori educativi che hanno come filo conduttore il fair play, il rispetto delle persone, i diritti e i doveri. Lo staff tecnico è formato da allenatori specializzati, danno man forte ex calciatori e tecnici di lunga esperienza. Ma in queste specialissime Olimpiadi non c’è solo lo sport. Diventano una vetrina dove San Luca e i suoi abitanti possono esprimere vitalità ed eccellenze culturali all’insegna del recupero delle vecchie tradizioni. Ecco allora i laboratori di ceramica, di artigianato, corsi per imparare l’antica arte della tessitura a mano sotto la guida attenta ed esperta degli anziani. Così fra un palleggio e l’altro, fra una manipolazione d’argilla e una gara di calcetto, c’è tutta una comunità che ragiona su una parola: legalità. “Le Olimpiadi di San Luca – dice Francesco Mungari presidente di Auser Calabria – mescolando lo sport con gli incontri culturali, sono in grado di trasmettere valori positivi come l’osservanza delle regole non come l’eccezione bensì come la normalità”.

Viaggio tra i campanili più belli d’Italia

La torre di Pisa, il campanile più famoso del mondo, caratterizzato da una visibile pendenza © ANSA

BOLZANO – Svettano tra i tetti di chiese e basiliche di tutto il Paese: i campanili sono strutture antichissime e ricche di storia, gioielli architettonici che fanno parte del paesaggio del nostro Paese e che racchiudono cultura e ricchezze millenarie. Ecco, da Nord a Sud, alcuni dei campanili più belli, caratterizzati da stili artistici diversi.

Campanile di san Nicolò a Merano
E’ alto 83 metri ed è uno dei più imponenti dell’Alto Adige: il campanile del duomo di Merano ha una forma ottagonale e ogni lato è delimitato da decorazioni color rosa e da colonnine in stile romanico. La sua costruzione richiese quasi tre secoli: i tre piani più bassi furono realizzati tra il XV e il XVI secolo e nel 1617 fu edificato il corpo ottagonale con la cupola finale.

Campanile del lago di Resia
E’ un insolito campanile che emerge dal lago di Resia, comune di Curon Venosta, in provincia di Bolzano. Dalle acque svetta solo la parte sommitale che d’inverno, quando il lago ghiaccia, è possibile raggiungere a piedi. La torre, solitaria davanti alle maestose montagne della Val Venosta, regala un’immagine suggestiva e poetica, anche se la sua storia non è affatto fiabesca: la costruzione di una diga nel 1950, infatti, sommerse l’antico borgo di Curon, che venne trasferito altrove, e una chiesa del Trecento di cui oggi resta solo la punta del campanile, instabile e pieno di infiltrazioni. Una leggenda racconta che, nelle rigide notti invernali, qualcuno senta ancora le sue campane suonare.

Campanile di san Marco a Venezia
I veneziani amano chiamarlo “el parón de casa”: con i suoi 98,6 metri è uno dei campanili più alti d’Italia e, assieme alla basilica, il simbolo della città veneta. Si erge, isolato, in un angolo di piazza san Marco di fronte alla chiesa; è semplice con una struttura in mattoni rossi e una cella campanaria ad archi, decorato con lunette e con le figure di due leoni veneziani; in cima, una cuspide piramidale ospita la statua dell’arcangelo Gabriele. Nato come torre di avvistamento, il campanile venne più volte rimaneggiato e la cuspide venne danneggiata da un fulmine nel 1489 e poi distrutta da un terremoto nel 1511; quindi si decise di costruire una cella campanaria in marmo, di decorarla con le sculture dei leoni di Venezia e di usare il bronzo per la cuspide per rendere la torre visibile dal mare. Se oggi il campanile è il luogo simbolo del volo della Colombina durante il Carnevale, la torre è ricordata soprattutto per aver ospitato nel 1609 Galileo Galilei che vi usò il suo primo cannocchiale. Nei secoli la torre subì modifiche e ristrutturazioni, soprattutto dopo il crollo del 1902. Nel 1912 venne di nuovo eretta e dotata di 5 nuove campane e nel 1962 venne costruito un ascensore lungo la canna per permettere di ammirare il paesaggio di Venezia dall’alto.

Campanile di sant’Anastasia a Verona
E’ costruito in stile gotico e dai suoi 72 metri d’altezza si ammira un panorama spettacolare: il campanile della basilica di sant’Anastasia di Verona, che svetta a sinistra della chiesa, ha una canna in mattoni che termina con una trifora per ogni lato, coronata da una balaustra in pietra bianca che circonda la guglia conica. Ospita nove campane in bronzo, famose per le decorazioni e il pregio acustico: la scuola campanaria di sant’Anastasia, fondata nel 1776, è stata infatti la principale esponente dei concerti di campane in Italia.

Campanile del duomo di Parma
Alta 63 metri e costruita in stile gotico tra il 1284 e il 1291, la torre campanaria della cattedrale di Parma è caratterizzata da cornicioni decorati con archetti ciechi in marmo, piccole bifore e un grande orologio sulla facciata. Alla sommità c’è una balaustra in marmo e i lati sono decorati con guglie; all’interno, invece, si trovano sei campane in bronzo. Nel 2009 il campanile venne raggiunto da un fulmine che colpì la statua dell’Angelo d’Oro, provocando un incendio: i lavori di ristrutturazione sono terminati solo nel 2015.

Campanile del duomo di Siena
Alta 77 metri e costruita in stile romanico per la chiesa di santa Maria Assunta, la torre campanaria del duomo di Siena è caratterizzata da sei ordini di finestre e da un’alternanza di fasce di marmo bianco e verde che le conferiscono eleganza e unicità. Il campanile venne completato nel 1313 e , durante i secoli, più volte rimaneggiato.

Torre di Pisa
E’ senza dubbio la torre campanaria più famosa del mondo: caratterizzata da una visibile pendenza con una ripetizione di arcate e loggette, è alta 56 metri e sorge nella celebre piazza del Duomo di Pisa. Costruito tra il XII e il XIV secolo, è il campanile della cattedrale di santa Maria Assunta della città toscana. La sua pendenza, che l’ha resa famosa in tutto il mondo, è dovuta a un cedimento del terreno che si verificò nelle prime fasi della costruzione. Nell’Ottocento venne più volte restaurata, così come nel 1990 quando cominciarono importanti lavori di consolidamento che hanno ridotto la pendenza: sono stati cerchiati alcuni piani della torre e applicati tiranti e contrappesi di piombo. E’ stata, inoltre, consolidata la base per poter garantire l’accesso ai visitatori e apportate modifiche anche nelle decorazioni esterne. Internamente ospita due stanze e tre rampe di scale: una ininterrotta dalla base fino al sesto anello, dove si esce all’esterno; una, a chiocciola più piccola che porta dal sesto anello al settimo, e, infine, una ancor più piccola e sempre a chiocciola, che porta alla sommità.

Campanile di Giotto a Firenze
Alta più di 80 metri, la torre campanaria della cattedrale di santa Maria del Fiore a Firenze, è una grande opera d’arte con una ricchissima decorazione scultorea e iconografica, raggiungibile scalando 414 gradini. Costruita nel 1334 da Giotto, dalla sua posizione inusuale, allineata dalla facciata, si capisce subito quanta rilevanza artistica doveva avere per il suo progettista. L’impronta giottesca è evidente nel raffinato rivestimento in marmi bianchi, verdi e rossi e soprattutto nel ciclo figurativo che decora il basamento del campanile. Dai documenti redatti dal Vasari, risulta che la torre venne ispessita e modificata da Andrea Pisano che proseguì i lavori dopo la morte di Giotto nel 1337, modificando le decorazioni esterne e la struttura dei piani superiori con l’aggiunta di una scala che sacrificò il volume delle finestre. Il campanile venne quindi terminato nel 1350 da Francesco Talenti, genero di Giotto. Oggi il campanile ospita 7 campane antiche e storiche.

Campanile della basilica della santa Casa a Loreto
Il campanile della basilica di Loreto, alto 75 metri, venne realizzato tra il 1750 e il 1754 dall’architetto Luigi Vanvitelli, autore anche della Reggia di Caserta. E’ la torre più alta delle Marche e svetta sul lato sinistro della basilica; costruito in mattoni con finiture in pietra bianca d’Istria, si sviluppa su cinque livelli: i primi due sono a pianta quadrata, il terzo è ottagonale, il quarto è a pianta circolare e il quinto è costituito dalla balaustra con il pinnacolo barocco a bulbo. La torre ospita un carillon di nove campane.

Campanile della cattedrale dei santi Filippo e Giacomo a Sorrento
Il campanile della cattedrale di Sorrento sorge a 50 metri dalla sua chiesa ed è caratterizzato da colori vivaci e un grande orologio decorato con piastrelle in ceramica. Poggia su una base romanica e ospita colonne, quattro sezioni quadrate decorate con archi, cornici e nicchie.

Campanile di santa Maria Assunta a Lecce
Costruito tra il 1661 e il 1682, il campanile di santa Maria Assunta, il duomo di Lecce, svetta con i suoi 72 metri sul cuore della città salentina. Venne edificato su un’antica torre normanna ed è caratterizzato da una forma quadrata su 5 piani, l’ultimo dei quali è sormontato da una cupola ottagonale decorata con maioliche; in cima si trova la statua in ferro di sant’Oronzo, patrono della città. Gli ultimi quattro piani presentano delle balaustre simili a lunghi balconi. Dall’alto di questa preziosa torre si può ammirare il mare Adriatico e, nei giorni più limpidi, le montagne dell’Albania.

Campanili della cattedrale della santa Vergine Maria Assunta a Palermo
Sono quattro i campanili del duomo di Palermo: le loro strutture, di chiara ispirazione araba, somigliano infatti a minareti islamici. In epoca altomedievale svolgevano funzioni strategiche di torri d’avvistamento e di vie di fuga; una rete di cunicoli sotterranei dalla cripta, infatti, collegano la cattedrale al palazzo vescovile passando per i campanili. Le torri, danneggiate dai terremoti che sconvolsero la regione dal 1160 al 1893, vennero rimaneggiate e decorate nel corso dei secoli. Nel 1954, infine, sulla cuspide più alta del complesso di guglie venne collocata la statua della Madonna della Conca d’oro. Restauri e ammodernamenti si sono poi avvicendati fino ai giorni nostri.

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