CONVEGNO CEI Scuola: don Sala, “è un mondo missionario, luogo in cui si incontrano i giovani”

“Mondo missionario, Chiesa in uscita, luogo in cui si incontrano i giovani, quelli vicini e quelli lontani”. Così don Rossano Sala, segretario speciale del Sinodo, ha definito la scuola che “a volte è anche l’unica esperienza di chiesa che i ragazzi fanno entrando in contatto con persone che hanno un mandato come gli insegnanti di religione”. “La scuola è il primo ambiente citato dai giovani come luogo di incontro, perché è lì che passano la maggior parte del loro tempo”, ha spiegato facendo riferimento alle risposte al questionario inviate come contributo al documento preparatorio del Sinodo. “I giovani chiedono alla Chiesa una svolta relazionale, in quanto la mancanza di relazioni induce a fuggire”, ha detto don Sala intervenendo al Convegno nazionale dei responsabili diocesani e regionali della pastorale della scuola e dell’Irc. “La Chiesa – ha scandito – è sollecitata ad offrire una controcultura profetica della buona relazione”. E su questa frontiera, ha osservato il sacerdote, “gli insegnanti di religione sono in prima linea”. “I ragazzi – ha aggiunto – chiedono una qualità degli adulti, ci dicono che non sono le dottrine a cambiarli, ma narrazioni di vita vissuta: per questo chiedono un confronto con persone credibili”. Secondo don Sala, dunque, occorre “prendere coscienza della distanza, fare un ponte, costruire legami, fare il primo passo, senza aspettare che sia l’altro a venire da noi”. “C’è bisogno – ha concluso – non di una Chiesa ospitale, ma che sappia andare e in questo senso la scuola è un mondo missionario, è Chiesa in uscita”.

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Enzo Bianchi: Gaudete et Exsultate aiuta il cammino ecumenico

Papa Francesco riceve in udienza Enzo Bianchi (Foto d'archivio)

Un documento che può aiutare l’ecumenismo, perché pone al centro la domanda essenziale per tutti i cristiani, quella sulla santità. Enzo Bianchi, sottolinea così – in un’intervista a Vatican News – il significato profondo dell’Esortazione apostolica Gaudete et Exsultate. Per il fondatore della Comunità Monastica di Bose, grande merito del documento di Papa Francesco è quello di farsi comprendere da tutti su un tema così decisivo come la chiamata universale alla santità.

R. – Mi sembra importante che Papa Francesco abbia posto ai cristiani la domanda essenziale e cioè se loro hanno davanti a sé come obiettivo la santità, non come qualcosa da acquistare, ma come dono che il Signore vuole fare ai cristiani attraverso la vita battesimale e poi attraverso tutta la vita cristiana di sequela. E in questo, mi sembra che la novità di questa Esortazione è che il Papa parla della “santità della porta accanto”, usa questa formula, per parlare della santità di tanti sconosciuti, di tanti cristiani quotidiani che non sono molto visibili, non si impongono per grandi azioni eroiche ma che quotidianamente a caro prezzo della carità vivono il Vangelo e lo vivono concretamente.

Possiamo dire che anche su questo tema, la “santità della porta accanto”,  Francesco si richiama fortemente al Concilio Vaticano II, alla Lumen Gentium in particolare?

R.- Certamente là è il fondamento laddove si dice la “universale chiamata alla santità”, perché la santità non è riservata a quelli che un tempo venivano canonizzati e soltanto loro che erano i religiosi, i monaci o il clero. No, la santità è veramente quotidiana, è qualcosa che tutti i cristiani possono ottenere da Dio come dono, certo collaborando con la loro disponibilità alla sequela di Cristo. E il Papa ricorda questo in una maniera che è comprensibile da tutti! Non è un trattato sulla Santità. Non sono delle parole difficili da comprendere. Le può comprendere un cristiano dell’Africa, come un cristiano dell’Europa come un campesinos. Tutti possono capire questa chiamata alla santità questo dono che Dio fa e lo fa attraverso la vita quotidiana nell’amore. Perché poi, quello che Francesco mette in evidenza è che se è una santità senza amore, senza questa partecipazione a quelle che sono le sofferenze, i dolori del mondo, allora questa è una santità astratta, che rischia di essere da manuale ma che non è la santità cristiana.

“ Francesco spiega la santità cristiana in un modo comprensibile a tutti ”

Le Beatitudini sono il cuore dell’Esortazione di Papa Francesco. Come farle diventare vita quotidiana?

R. – Basta ricordare che le Beatitudini non sono quel che si dice normalmente, un dire la beatitudine, la felicità di persone eroiche. E’ invece la felicità di quelle persone che ogni giorno fanno la loro battaglia, combattono per essere poveri anche nel cuore, per essere miti nei rapporti con gli altri, per essere uomini di pace all’interno delle loro famiglie e delle situazioni umane. Quelli che sono perseguitati e che non minacciano vendetta e che continuano a mantenere uno spirito che è quello davvero di Cristo povero. Le Beatitudini sono quelle che proclamano che Gesù Cristo è il Beato per eccellenza: Lui è il povero per eccellenza, Lui è il mite! Quindi, il cristiano  attraverso le Beatitudini ha un cammino di conformazione a Cristo che non trova certamente così sintetizzato in altre pagine del Vangelo o della Scrittura.

Un documento come questo può aiutare il cammino ecumenico?

R.- Forzatamente, perché io sono convinto che l’ecumenismo si nutre certamente di relazioni tra le Chiese ma, come diceva un grande ecumenista all’inizio del secolo scorso, l’ecumenismo è quel cammino che si deve fare all’interno di una ruota: dal cerchio verso il centro! Se i cristiani, dalle varie Chiese vanno verso il centro che è Gesù Cristo, sempre più conformi a Lui, si sentiranno sempre più vicini come i raggi della ruota sono percorsi che portano ad avvicinare quelli che stanno sul cerchio sempre più al centro. E più vicini troveranno più unità, più comunione.

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Scuola: Corte dei Conti, sì al rinnovo del contratto

– La Corte dei Conti ha certificato l’ipotesi di rinnovo del contratto del comparto del settore Istruzione e Università – che comprende Scuola, Università, Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM), Ricerca – siglata il 9 febbraio. La certificazione riguarda l’attendibilità dei costi quantificati per il rinnovo del contratto e la compatibilità con le risorse disponibili. A breve seguirà la firma definitiva del nuovo contratto collettivo nazionale da parte dell’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (ARAN) e le Organizzazioni sindacali: per circa 1,2 milioni di dipendenti entreranno così in vigore le novità previste dal nuovo contratto. “Siamo molto soddisfatti per il traguardo raggiunto – commenta la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli
– che ci consente di dare il giusto riconoscimento professionale
ed economico, dopo oltre 8 anni di attesa, a tutti coloro che lavorano con passione e serietà nel comparto della conoscenza”.(ANSA).

Il Papa in Puglia sulle orme di don Tonino Bello

Don Tonino Bello

“La visita di Papa Francesco alla Chiesa di Ugento – Santa Maria di Leuca e la sua sosta orante sulla tomba del servo di Dio don Tonino Bello è un dono inatteso e speciale”, un tributo a un testimone fedele del Vangelo, una “figura emblematica”, che ha reso “la Chiesa più vicina alla gente”. Con queste parole don Beniamino Nuzzo, rettore del Seminario vescovile di Ugento, commenta l’attesa per l’arrivo del Pontefice, che venerdì sarà ad Alessano, paese natale di mons. Tonino Bello, per una preghiera privata sulla tomba del presule e per in contrare i fedeli, e a Molfetta, diocesi di cui è stato vescovo il servo di Dio, per la concelebrazione eucaristica.

Don Tonino educava all’entusiasmo

Vicerettore dal 1958 e rettore dal 1976, don Tonino Bello stesso guida il Seminario vescovile di Ugento, anni fondamentali che mettono a nudo ulteriormente le sue capacità educative e pastorali, il suo impegno senza sosta, la sua cultura senza confronti. Per “molti ragazzi e adolescenti”, ricorda don Beniamino Nuzzo, “gli anni vissuti in seminario furono un’esperienza speciale, possiamo dire rivoluzionaria”, durante la quale “l’oggetto principale dell’insegnamento fu uno stile di vita”, “l’educazione all’entusiasmo”, che è il “frutto prezioso di un’esistenza vissuta pienamente in Dio”. Da Tonino, ricorda ancora l’attuale rettore del Seminario vescovile di Ugento, abbiamo appreso che il vero “credente è l’uomo dalle mani aperte, perché non trattiene mai nulla e nessuno; è l’uomo dalle mani protese, perché ha il colpo d’occhio per vedere e soccorrere le necessità, i bisogni e le sofferenze di ogni uomo”.

Essere protagonisti della vita ed evitare una fede senza sfide

“Don Tonino è stato un uomo, un cristiano, un sacerdote e un vescovo speciale – sottolinea il rettore – perché speciale è stato il suo amore a Cristo, alla Chiesa, all’uomo, soprattutto al povero, emarginato, ultimo, a colui che non ha voce, dignità, diritti, alle pietre di scarto”. “Don Tonino – aggiunge – ci ha sempre insegnato a rifuggire da una fede senza sfide”. E le “variegate tentazioni della logica del mondo vecchio, da cui il prete deve stare in guardia”, prosegue don Beniamino, “ce le ricorda spesso e con coraggio anche Papa Francesco: ricchezza e vanità sono le due tentazioni dalle quali devono guardarsi vescovi e preti”.

“ Ci ha sempre insegnato a rifuggire da una fede senza sfide ”

Suonava la fisarmonica e parlava della bellezza del Creato

Don Beniamino Nuzzo conosce don Tonino Bello durante l’esperienza estiva del pre-seminario di Tricase Porto, nel 1971, rimanendo colpito del suo modo gioioso e raccolto di pregare al mattino. “Era commuovente – ricorda nell’intervista – quando ci parlava del Creato”, magari “la sera durante la preghiera del rosario” o quando qualche volte ci portava “in barca e suonava la fisarmonica”, invitandoci “a contemplare la luna”. Per motivi familiari, don Beniamino Nuzzo ritarda l’ingresso in Seminario, mantenendo, tuttavia, i contatti con don Tonino. “Ora i disegni di Dio – conclude – mi hanno portato a essere il rettore del Seminario di Ugento, ormai da sei anni. E qui ancora tutto parla del genio umano di don Tonino”.

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