Arriva Rosarium, l’app per recitare il Rosario con l’iPhone

Si chiama Rosarium la nuova applicazione che consente di recitare il rosario con l’iPhone e l’Apple Watch. L’app, che farà la gioia di tanti fedeli, è già disponibile per il download sull’App Store e ha ottenuto un grande successo.

I tempi cambiano e anche i credenti si adeguano, approcciandosi alla religione in modo più tecnologico. Dimenticatevi i rosari con i grani, le preghiere daleggere nel libretto o da imparare a memoria, il futuro della fede è in un’app.

A realizzarla un team di giovani sviluppatori all’interno nell’Apple Developer Academy di San Giovanni a Teduccio, in provincia di Napoli. Nella versione realizzata per chi usa l’Apple Watch, il fedele viene aiutato nella recita dei Misteri del giorno durante il Santo Rosario.

Tramite un’interfaccia grafica flat, che riprende i vari colori utilizzati in ambito religioso, riesce a seguire le preghiere senza perdersi. L’applicazione fornisce infatti una Digital Crown, ossia una Corona Digitale, che aiuta a spostarsi da una preghiera all’altra, riproducendo la sensazione che viene offerta dai grani del rosario fisico. 

Nella versione di Rosarium per l’iPhone il fedele può consultare le preghiereutilizzate nel Rosario e impostare una notifica giornaliera per ricordarsi di recitarlo. L’applicazione è stata realizzata in ben 4 lingue, dall’italiano allo spagnolo, sino all’inglese e naturalmente il latino.

Il grande successo dell’app fa pensare che a breve verranno aggiunte altre lingue. L’obiettivo infatti è quello di rendere Rosarium un punto di riferimento per i credenti di tutto il mondo. L’app è stata distribuita in ben 155 nazioni e si può scaricare gratuitamente sull’App store.

Rosarium non è certo l’unica app dedicata ai fedeli. La religione ormai viaggia anche sul web, dove si trovano moltissimi servizi per i credenti. Si va da The Truth e Life che contiene una versione recitata del Nuovo Testamento, aiBreviary che fa riferimento al Rito Ambrosiano, sino a Mea Culpa, l’applicazione che consente di appuntare i peccati e di categorizzarli, per riferirli al prete durante la confessione.

app rosarium

fonte: SuperEva

Siria, Trump ha ordinato l’attacco In corso in coordinamento con Francia e Regno Unito

Cyprus Syria © AP

Donald Trump ha sciolto le riserve e, a una settimana dall’attacco chimico alla città siriana di Duma, ha ordinato la rappresaglia contro il regime di Damasco, in stretto coordinamento con Londra e Parigi. Lo ha fatto in diretta tv in un drammatico discorso alla nazione, in cui ha insistito sulla necessità di agire contro i crimini e la barbarie perpetrati dal regime di Bashar al Assad, definito “un mostro” che massacra il proprio popolo.

Annunciando l’attacco in Siria, TRump ha parlato di uno sforzo alleato contro “barbarie e brutalità” in una “operazione congiunta” con Regno Unito e Francia. Intanto anche Theresa May ha annunciato di avere dato ordine alle forze britanniche “di condurre attacchi coordinati e mirati per ridurre il potenziale dell’armamento chimico del regime siriano e dissuaderne l’uso”. La premier britannica ha fatto riferimento, per giustificare i raid, al presunto attacco chimico su Douma, in Siria, indicando un bilancio di “75 morti, inclusi bambini, in circostanze di puro orrore”.

Ha poi accusato “il regime siriano” di avere precedenti nell’uso di “armi chimiche contro il proprio popolo nel più crudele e abominevole dei modi” ed ha parlato di “un significativo dossier di informazioni, incluso d’intelligence, che puntano il dito” su Damasco anche per “quest’ultimo attacco”. Si tratta di un comportamento che “deve essere fermato”, ha proseguito May, sostenendo di aver “tentato ogni canale diplomatico”, ma che tutti gli sforzi in questo senso sono stati mandati a monte” e denuncia in particolare “il veto dei Russi a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla costituzione di un’investigazione indipendente sull’attacco di Douma”. Detto questo, ha asserito che non resta alcuna “alternativa praticabile all’uso della forza” contro “le armi chimiche del regime siriano”.

 

E, come raccontano alcuni testimoni, i primi missili Tomahawk cadevano su Damasco e Homs proprio mentre il presidente americano stava ancora parlando, intorno alle 22 ora di Washington, le tre del mattino in Italia. Per ora si è trattato di una ‘one night operation’, un’operazione unica durata poco più di un’ora, nel corso della quale sono stati colpiti principalmente tre obiettivi, come ha spiegato il Pentagono: un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito di stoccaggio per armi chimiche a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo.

I missili sono partiti sia da alcuni bombardieri sia da almeno una delle navi militari americane posizionate nelle acque del Mar Rosso. “Questo è un chiaro messaggio per Assad”, ha spiegato il segretario americano alla Difesa, l’ex generale James Mattis, assicurando come al momento non si registrino perdite tra le forze Usa e come sia stato compiuto ogni sforzo per evitare vittime civili. Del resto, ha sottolineato ancora il numero uno del Pentagono, si è trattato di un attacco mirato che ha avuto come obiettivo solo siti legati alla produzioni o allo stoccaggio di armi chimiche.

La prima risposta di Mosca, stretta alleata di Damasco, è arrivata dopo l’annuncio della fine della prima ondata di raid e di bombardamenti: “Le azioni degli Usa e dei loro alleati non resteranno senza conseguenze”, ha detto l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov. L’impressione di molti osservatori però è che gli obiettivi da colpire siano stati condivisi con Mosca, non fosse altro che per evitare incidenti e non colpire personale o postazioni russe in Siria. Intanto la prima reazione di Damasco è tesa a sminuire i risultati dell’operazione degli Usa e dei suoi alleati: se i raid sono finiti qui, hanno affermato fonti del governo di Damasco, i danni sono limitati.

Poche ore prima il ministero della Difesa russo aveva affermato di avere la prova di un coinvolgimento diretto della Gran Bretagna nell’organizzazione della “provocazione” del presunto attacco chimico nella Ghuta. E il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov aveva dichiarato: “Abbiamo dati inconfutabili” sul fatto che l’attacco chimico di Duma, in Siria, è stato organizzato. “I servizi speciali di un paese, che ora sta cercando di essere nelle prime file della campagna russofoba, sono stati coinvolti in questa messa in scena”, ha aggiunto il reponsabile della diplomazia del Cremlino.

Il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo francese Emmanuel Macron hanno avuto ieri una telefonata. Alla domanda se i due leader avessero discusso della situazione in Siria, ha detto: “sì, la conversazione ha toccato questo argomento”. Vladimir Putin ed Emmanuel Macron nel corso della loro telefonata hanno deciso di dare mandato ai rispettivi ministri della Difesa e degli Esteri di mantenere uno “stretto contatto” per una “de-escalation” della situazione in Siria. Lo fa sapere il Cremlino. Entrambi i leader hanno poi espresso “soddisfazione” per l’arrivo degli esperti dell’Opac a Damasco. Putin ha sottolineato che serve un’indagine “oggettiva” prima della fine della quale conviene evitare “accuse infondate” contro “chiunque”.

“Abbiamo la prova che la settimana scorsa sono state utilizzate armi chimiche in Siria da parte del regime”: ha detto ieri il presidente francese, Emmanuel Macron, intervistato in diretta da TF1. E sempre ieri Angela Merkel ha escluso una partecipazione tedesca ad un intervento militare in Siria. Lo ha detto in conferenza stampa con il premier danese.

avvenire

Il Vangelo. Testimoni del Risorto con lo stupore dei bambini

III Domenica di Pasqua
Annno B

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro (…).

Non sappiamo dove sia Emmaus, quel nome è un simbolo di tutte le nostre strade, quando qualcosa sembra finire, e si torna a casa, con le
macerie dei sogni. Due discepoli, una coppia, forse un uomo e una donna, marito e moglie, una famigliola, due come noi: «Lo riconobbero allo spezzare del pane», allo spezzare qualcosa di proprio per gli altri, perché questo è il cuore del Vangelo. Spezzare il pane o il tempo o un vaso di profumo, come a Betania, e poi condividere cammino e speranza.
È cambiato il cuore dei due e cambia la strada: «Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme». L’esilio triste diventa corsa gioiosa, non c’è più notte né stanchezza né città nemica, il cuore è acceso, gli occhi vedono, la vita è fiamma. Non patiscono più la strada: la respirano, respirando Cristo. Diventano profeti.
Stanno ancora parlando e Gesù di persona apparve in mezzo a loro, e disse: Pace a voi. Lo incontri e subito sei chiamato alla serenità: è un Signore che bussa alla mia vita, entra nella mia casa, e il suo saluto è un dono buono, porta pace, pace con me stesso, pace con chi è vicino e chi è lontano. Gesù appare come un amico sorridente, a braccia aperte, che ti accoglie con questo regalo: c’è pace per te.
Mi colpisce il lamento di Gesù «Non sono un fantasma» umanissimo lamento, c’è dentro il suo desiderio di essere accolto come un amico che torna da lontano, da stringere con slancio, da abbracciare con gioia. Non puoi amare un fantasma. E pronuncia, per sciogliere dubbi e paure, i verbi più semplici e più familiari: «Guardate, toccate, mangiamo insieme!» gli apostoli si arrendono ad una porzione di pesce arrostito, al più familiare dei segni, al più umano dei bisogni.
Lo conoscevano bene, Gesù, dopo tre anni di strade, di olivi, di pesci, di villaggi, di occhi negli occhi, eppure non lo riconoscono. E mi consola la fatica dei discepoli a credere. È la garanzia che la Risurrezione di Gesù non è un’ipotesi consolatoria inventata da loro, ma qualcosa che li ha spiazzati.
Il ruolo dei discepoli è aprirsi, non vergognarsi della loro fede lenta, ma aprirsi con tutti i sensi ad un gesto potente, una presenza amica, uno stupore improvviso.
E conclude oggi il Vangelo: di me voi siete testimoni. Non predicatori, ma testimoni, è un’altra cosa. Con la semplicità di bambini che hanno una bella notizia da dare, e non ce la fanno a tacere, e gli fiorisce dagli occhi. La bella notizia: Gesù non è un fantasma, è potenza di vita; mi avvolge di pace, di perdono, di risurrezione. Vive in me, piange le mie lacrime e sorride come nessuno. Talvolta vive “al posto mio” e cose più grandi di me mi accadono, e tutto si fa più umano e più vivo.
(Letture: Atti 3, 13-15. 17-19; Salmo 4; 1 Giovanni 2, 1-5; Luca 24, 35-48).

Gli aiuti allo sport quando lo sport aiuta

Fra i contributi concessi alle associazioni sportive dilettantistiche, la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì ha favorito quelle che si occupano in particolare dello sport con squadre miste di ragazzi e giovani normodati e con disabilità o che vivono il disagio sociale giovanile. Spiega il Presidente della Fondazione, Roberto Pinza: «Abbiamo erogato a 40 società sportive dilettantistiche 300mila euro, che contribuiranno a sviluppare progetti per oltre 3,3milioni di euro. Si tratta di associazioni di tutto il territorio, operanti anche nelle piccole realtà e paesi dedicate alla pratica sportiva con particolare riferimento ai giovani e alle categorie più deboli del nostro territorio».
La Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì riconosce così a ciascuna realtà del territorio un contributo proporzionato alla «continuità operativa e solidità organizzativa, alla qualità dei contenuti dell’attività proposta e alle reti attivate, con particolare attenzione alle associazioni che cercano di integrare, attraverso lo sport, giovani disabili e normodotati, perché nessuno sia escluso dalla comunità sportiva, sociale e umana». Conclude il presidente Pinza: «Con questa iniziativa economica cerchiamo di potenziare e valorizzare lo sport come pratica educativa e preventiva, in grado di incidere sulla salute psico-fisica delle giovani generazioni, strumento per prevenire l’aggravarsi di forme di marginalità e disagio sociale giovanile, facilitando l’inclusione sociale e promuovendo la diffusione di valori quali lealtà, rispetto e solidarietà fra tutti, in particolare fra disabili e normodotati».

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