Via Fani. Di nuovo imbrattato il monumento in memoria della scorta di Aldo Moro

Di nuovo imbrattato il monumento in memoria della scorta di Aldo Moro

Imbrattato il monumento che ricorda le vittime dell’agguato di via Fani, quando quarant’anni fa fu rapito dalle Brigate Rosse il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Sulla stele che ricorda i nomi dei cinque uomini della scorta dello statista uccisi dai terroristi prima dell’alba è stata dipinta la sigla BR con il colore rosso. Il monumento era stato inaugurato il 16 marzo scorso, nell’anniversario della strage, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Rilievi della scientifica sulla scritta

Rilievi della scientifica sulla scritta

I carabinieri del nucleo investigativo di Roma hanno fatto accertamenti sulla vernice rossa utilizzata per la scritta. Al vaglio anche eventuali testimonianze e registrazioni di telecamere della zona che possano aver ripreso la scena. Unanime lo sdegno, dai rappresentanti delle istituzioni ai leader politici. «Miserabili. Chi cerca di oltraggiare la memoria di Aldo Moro e della sua scorta non sarà mai più forte della nostra democrazia. Un abbraccio alle famiglie ancora una volta sottoposte ad ignobili gesti», scrive su Twitter la ministra per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro. «Ancora un oltraggio alle vittime di Via Fani. La scritta Br sul nuovo monumento inaugurato nei giorni scorsi nel quarantennale della strage è un insulto a tutti i romani e a tutti gli italiani. Un insulto alla nostra memoria», dichiara sullo stesso social la sindaca di Roma Virginia Raggi. Un mese fa era già stato imbrattato il basamento, sul quale era stato scritto “Morte alle guardie” ed erano state disegnate due svastiche ai lati con spray nero. La scritta era stata rimossa dall’amministrazione comunale.

La rimozione della scritta

La rimozione della scritta

A sollevare un coro di critiche, prima di questo atto di vandalismo sul monumento alla scorta, erano state anche alcune dichiarazioni dell’ex-terrorista Barbara Balzerani, mai pentita né dissociata. Prima la frase infastidita su Facebook – «Chi mi ospita oltre confine per i fasti del 40ennale?» – poi le dichiarazioni il 16 marzo, giorno dell’anniversario della strage di via Fani e del rapimento di Aldo Moro, al Cpa-Firenze Sud, un centro sociale fiorentin, per la presentazione del suo ultimo libro. In quell’occasione aveva detto che «fare la vittima è diventato un mestiere». Frase che ha spinto la procura di Firenze ad aprire un fascicolo, al momento senza indagati e senza ipotesi di reato.

La rimozione della scritta

La rimozione della scritta

Avvenire

Il rapporto. Aumenta la fame nel mondo: in 124 milioni a rischio grave

Una famiglia di profughi venezuelani in Brasile: anche a Caracas è sempre più grave la crisi alimentare (Ansa)

Una famiglia di profughi venezuelani in Brasile: anche a Caracas è sempre più grave la crisi alimentare (Ansa)

Aumenta la fame nel mondo e mette sempre più a rischio la vita. Sono 124 milioni le persone in 51 Paesi (11 milioni di persone in più di un anno fa) che vivono una situazione di crisi alimentare acuta, tale da aver bisogno di un’azione umanitaria urgente. A far arretrare il pianeta, dopo decenni di politiche che avevano portato a un miglioramento, sono stati i cambiamenti climatici e i conflitti. È quanto emerge dal rapporto del Fsin, la Rete di informazione sulla sicurezza alimentare, elaborato da Ue e agenzie Onu e presentato a Roma nella sede della Fao.


Il Fsin, che ha realizzato il Rapporto globale sulle crisi alimentari, è un network composto da diversi enti internazionali, tra cui l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad), l’Unione Europea, la Fao, l’Unicef, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), il Programma alimentare mondiale. Il rapporto sottolinea come le crisi alimentari siano sempre più determinate da cause complesse quali conflitti,choc climatici estremi, prezzi alti degli alimenti di base, che si presentano spesso in concomitanza. L’aumento di persone che soffrono la fame è dovuto quest’anno in gran parte alla situazione di conflitto e insicurezza in Myanmar, nord-est della Nigeria, Repubblica democratica del Congo, Sud Sudan e Yemen. La prolungata siccità ha avuto drammatiche conseguenze soprattutto nell’Africa meridionale e orientale.


Le situazioni di conflitto rimangono il fattore principale alla base della grave insicurezza alimentare in 18 Paesi, 15 dei quali sono in Africa e Medio Oriente. E costituiscono la causa primaria per la maggior parte dei casi di insicurezza alimentare acuta nel mondo, toccando il 60 per cento del totale (74 milioni di persone). I disastri climatici (soprattutto la siccità) hanno portato crisi alimentari in 23 Paesi, due terzi dei quali in Africa, e hanno trascinato nell’insicurezza alimentare grave 39 milioni di persone.

avvenire

Vacanze sulla neve per 10,6 mln italiani. Federalberghi, c’è ottimismo, nuovo Governo sostenga turismo

ANSA) – ROMA, 22 MAR – Buone notizie sullo stato di salute del turismo italiano dal grande mondo di settimane bianche e week end sulla neve. Sono infatti ben 10,6 milioni gli italiani che nel primo trimestre dell’anno si sono dilettati tra sci, snowboard o puro relax in montagna con un incremento di circa l’11% rispetto al 2017 (9,5 milioni). Il giro di affari complessivo – secondo i calcoli di Federalberghi – si aggira sui 7,3 miliardi, in crescita del 17,7% circa rispetto ai 6,2 miliardi del 2017.

Il 94,6% ha scelto di trascorrere la settimana bianca in Italia. Le regioni più gettonate sono il Trentino-Alto Adige che si conferma leader con il 19,5% della domanda, seguito da Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Friuli Venezia Giulia.

“Al nuovo Parlamento e al futuro governo – dice il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca – chiediamo di onorare gli impegni che tutte le forze politiche hanno assunto durante la campagna elettorale, e di porre il turismo in cima alla lista delle priorità della prossima legislatura”.

Scuola:lezioni a rischio domani,sciopero Cobas Anief

ANSA) – ROMA, 22 MAR – Lezioni a rischio domani per uno sciopero del personale scolastico. L’azione di protesta, accompagnata da una manifestazione davanti al ministero dell’Istruzione, è stata indetta da Anief e Saese ma anche dai Cobas (limitatamente, in questo caso, ai docenti di scuola dell’infanzia e primaria). La data di domani coincide con l’insediamento delle Camere e con il parere che dovrebbe essere espresso dall’Avvocatura dello Stato in relazione all’applicazione della sentenza con cui il Consiglio di Stato ha disposto la cancellazione dalle graduatorie a esaurimento di oltre 50 mila diplomati magistrali.

“Dopo una campagna per le elezioni politiche dove il tema scuola non è stato certamente centrale, e’ giunto il momento – ha spiegato il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – di richiamare l’attenzione della politica. Tra i motivi dello sciopero spicca quello della necessità di aprire ai precari le Graduatorie a esaurimento. Ci appelliamo alla sensibilità dei nuovi senatori e onorevoli perché facciano giustizia nei confronti di decine di migliaia di precari abilitati e specializzati che rischiano il licenziamento”.

“Volevamo manifestare davanti al Parlamento per inviare ai nuovi deputati e senatori un messaggio forte e chiaro affinché vengano restituiti a decine di migliaia di maestre il diritto a insegnare e la sicurezza del posto di lavoro che si sono guadagnati in anni e anni di precariato mal retribuito. Ma la manifestazione, autorizzata in precedenza, è stata vietata all’ultimo momento dalla questura, forse – afferma il leader dei Cobas, Piero Bernocchi – per un intervento del ministro degli Interni che non ha voluto ‘turbare’ la prima giornata dei neo-eletti/e, decidendo di ‘recintare’ il Parlamento con un’ampia zona off limits per ogni sorta di protesta”.

“Ferma restando la protesta più ampia, che coinvolge tutta la categoria docente e Ata, contro un contratto miserabile sul piano economico e l’inserimento in esso delle imposizioni della legge 107, lo sciopero del 23 marzo ha come obiettivi immediati, da presentare ai nuovi parlamentari e al governo che verrà – aggiunge Bernocchi – la conservazione del posto in ‘ruolo’ o nelle Gae (graduatorie a esaurimento) per le maestre diplomati magistrali che vi si trovano, la riapertura delle Gae per tutti i precari abilitati e l’immissione immediata ‘in ruolo’ per i precari con 3 anni di servizio”. (ANSA).