Da oggi anche in italiano la piattaforma “Click to pray” con le intenzioni di preghiera del Papa

L'applicazione "Click to pray"

Presentata a Roma la versione in lingua italiana dell’applicazione “Click to pray” lanciata dalla Rete Mondiale di Preghiera..

Con il lancio, oggi, della versione in italiano si arricchisce la piattaforma digitale “Click to pray – Clicca per pregare”, promossa dalla Rete mondiale di preghiera del Papa e dal Movimento eucaristico giovanile. Si tratta di una community, unita dalla preghiera, diffusa al momento in 21 Paesi. Alla conferenza stampa per la presentazione della versione in italiano – che si aggiunge a quelle in inglese, francese, spagnolo, portoghese e tedesco – hanno partecipato tra gli altri, padre Federico Lombardi, già direttore della Sala Stampa della Santa Sede e padre  Alessandro Piazzesi, direttore nazionale della Rete mondiale di preghiera del Papa in Italia.

“Click to pray” – ha detto padre Federico Lombardi – “è un’arma, uno strumento offerto dalla tecnologia che aiuta a far crescere il bene in questo mondo così complesso”.  “È una piccola finestra sul mondo”, ha spiegato padre Frederic Fornos, direttore internazionale della Rete mondiale di preghiera. Padre Alessandro Piazzesi ha sottolineato, inoltre, che si tratta di uno strumento a sostegno del ministero petrino:

R. – È uno strumento a servizio in particolare dei giovani, ma in realtà di tutti; un modo ulteriore per pregare e per essere in comunione e per sostenere il ministero del Papa, dunque anche la sua preghiera.

La preghiera e il mondo digitale, apparentemente, sembrano mondi lontani…

R. – Il virtuale non è necessariamente negativo e non è semplicemente assenza di presenza fisica. E’ una ulteriore possibilità in vista della comunione, in vista della solidarietà. E questo va scoperto e promosso. Ed è questa la via che stiamo intraprendendo.

Quali sono finora i frutti?

R. – Le altre lingue attualmente sono l’inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo e il portoghese: ci aggiungiamo noi e, a breve, anche la lingua cinese. E’ una rete veramente vasta. E questo credo che nel tempo contribuirà a rafforzare il legame di comunione e di vicinanza al Papa.

Scandagliando questa vasta rete di preghiera, quali sfide emergono in particolare?

R. – Mese per mese il Papa indica delle intenzioni, toccando di volta in volta argomenti, tematiche, problematiche, che il Pontefice con largo anticipo ha individuato e focalizzato, invitando tutti ad unirsi alla sua preghiera per queste necessità.

E’ una rete che unisce anche tante periferie esistenziali …

R. – La cosa bella della tecnologia, del digitale e della virtualità in questo senso, è proprio il fatto che elimina le distanze. E dunque avvicina luoghi, realtà, porzioni di umanità, che di per sé sarebbero destinate a non incontrarsi mai. E che invece, con queste nuove possibilità, possono incontrarsi. E si possono scoprire nuove forme di fraternità e comunione.

radiovaticana

La sfida del dialogo interreligioso: esperti a confronto a Bologna

Istituzioni civili, rappresentanze religiose, organizzazioni internazionali si ritrovano a Bologna fino all’ 8 marzo per rispondere alla sfida dei nostri tempi, il dialogo interreligioso

Gabriella Ceraso- Città del Vaticano

Dieci sessioni di lavoro e oltre duecento workshop dedicati al dialogo interreligioso declinato nei campi dell’arte, della morale, del sociale e della giurisprudenza per rispondere alla più grande sfida dei nostri tempi : è quanto si sta svolgendo a Bologna nell’ambito della prima Conferenza annuale organizzata dall’ European Academy of Religion, in corso fino all’8 marzo.

Ad aprire la sessione inaugurale, Salvatore Martinez, presidente della Fondazione Vaticana “Centro internazionale Famiglia di Nazareth”.

La grande sfida del dialogo interreligioso

“E’ un’esigenza dei tempi, il dialogo, non è una sorta di concessione, è una risposta compiuta ad una esigenza di giustizia che c’è nel cuore della gente”. Così Martinez spiegando i contenuti dei lavori di questi giorni a Bologna. “La discriminazione religiosa”, afferma, “sta crescendo come  frutto dell’ignoranza e dell’indifferenza che fa il paio col razzismo, la xenofobia e il bullismo religioso che si riscontra nelle scuole”. Il pluralismo religioso, dice, si sforza di comprendere la complessità in atto, evitando ovviamente l’uniformità: un’ “accademia, un luogo in cui è possibile vedere le interazioni tra le varie componenti della grande sfida del dialogo interreligioso, mi sembra un segno dei tempi e una grande opportunità per eleborare modelli culturali, disciplinari e legislativi di cui si avverte un forte bisogno”.

Le discriminazioni religiose in Europa

“Non c’è dubbio che anche in Europa ci sono discriminazioni dei cristiani e non solo”: anche di questo si parla a Bologna. “Il tema” , spiega Martinez, “esiste e lo si deve dire: se si discrimina in nome della fede si è i peggiori nemici del destino di pace dei popoli, delle famiglie e delle generazioni future”. Bisogna affermare con sincerità, continua, ” che la libertà religiosa è il cuore dei diritti umani come si legge nella Dichiarazione universale, e non può essere subordinata ad altre forme di diritti, pensiamo soprattutto all’agenda dei diritti individuali che sta sottomettendo in  Europa l’agenda dei diritti umani. E’ bene che si dica che se si vogliono stabilizzare le comunità religiose bisogna stabilizzare i diritti umani”.

Politica e religione

I giorni di confronto a Bologna serviranno anche a mettere a fuoco nuovamente il contributo delle religioni alla pace, in collaborazione con il mondo politico. ” Si tratta” dice Martinez, ” di due realtà che devono rimanere distinte ma che devono tornare a dialogare su alcuni temi. L’urgenza è evitare che si influenzino a vicenda negativamente, come nel caso della politicizzazione delle religioni, un vero “cancro” che lede anche la fiducia delle nuove generazioni.

11 Marzo 2018 IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE (ANNO B) Foglietto, Letture e Salmo

11 Marzo 2018  IV DOMENICA Quaresima (ANNO B)

Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Viola o Rosaceo

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Tutto il Nuovo Testamento si interessa alla dottrina centrale della redenzione. Il ritorno di ogni uomo e di ogni cosa alla santità, presso il Padre, si compie attraverso la vita, la morte e la risurrezione di Cristo.
Il Vangelo di Giovanni pone l’accento in particolare sull’incarnazione. Gesù è stato mandato dal Padre. È venuto in un mondo decaduto e ha portato luce e vita nuova. Attraverso la sua passione e la sua risurrezione, egli restituisce ogni cosa al Padre e rivela la piena realtà della sua identità di Verbo fatto carne. Per mezzo di lui tutto è riportato alla luce.
Tutta la nostra vita nella Chiesa è il compimento della nostra risposta a Cristo. L’insegnamento del Nuovo Testamento – e ne vediamo un esempio nella lettura di oggi – è assai preciso. La redenzione è stata realizzata tramite Gesù Cristo, ma per noi deve essere ancora realizzata. Noi possiamo infatti rifiutare la luce e scegliere le tenebre.
Nel battesimo Cristo ci avvolge: noi siamo, per così dire, “incorporati” in lui ed entriamo così in unione con tutti i battezzati nel Corpo di Cristo. Eppure la nostra risposta di uomini, resa possibile dalla grazia di Dio, necessita del nostro consenso personale. Quando c’è anche tale accordo, ciò che facciamo è fatto in Cristo e ne porta chiaramente il segno. Diventiamo allora suoi testimoni nel mondo.

Immobiliare. Comprare casa? Per i Millennials non è così importante

Comprare casa? Per i Millennials non è così importante

Casa dolce casa. Gli italiani si sa sono un popolo di “proprietari”: la percentuale di chi vive in una casa di proprietà è assai più elevata rispetto alla media europea e la casa rappresenta ancora una bene rifugio e uno status sociale. Ma per i Millennials (i giovani nati tra gli anni Ottanta e i primi del nuovo millennio) le cose sono diverse e in futuro questa abitudine tutta italiana potrebbe venire stravolta a vantaggio dell’affitto.

Dopo gli anni della bolla e la successiva grave crisi del settore, che ha portato anche ad un crollo dei prezzi e delle compravendite, il mercato adesso si sta riprendendo. La buona notizia è che per comprare casa oggi servono meno sacrifici rispetto a quelli del passato. Nella maggior parte delle città italiane negli ultimi due anni sono diminuite nettamente le annualità di stipendio necessarie per acquistare un appartamento. A Roma per esempio dalle 8,9 annualità necessarie nel 2015 si è scesi a 6,8 annualità; a Milano da 9,7 a 7; a Palermo (dove i prezzi sono ovviamente assai più bassi) da 3,6 a 2,8. È quanto risulta da un’elaborazione Ref su dati degli operatori immobiliari pubblicata nel Rapporto Coop 2017. Per l’indagine sono stati presi in considerazione gli anni di stipendio necessari per acquistare un’abitazione di 80 metri quadri. Il calo maggiore si è registrato a Firenze dove le annualità sono passate da 8,6 a 5,5. A Napoli se nel 2015 servivano 6 annualità adesso ne bastano 4, a Torino la flessione è stata più debole: da 5 si è passati a 3,7 a Genova da 4,6 a 3,5, a Bologna c’è stato un crollo da 7,3 a 4,7 annualità.

Gli italiani comunque non rinunciano a comprare casa: quattro cinque sono proprietari della casa nella quale vivono: una percentuale piùalta della media europea dove sono in media il 70% e ancora menoin alcuni paesi come Germania (52%), Gran Bretagna (64,6),Francia (64,3%) dove è molto più diffuso l’affitto. In questa classifica per una volta a primeggiare sono le regioni del Sud: in testa il Molise con il 93,1% di proprietari, seguito da Abruzzo (88,1%), Basilicata (87,3%), Sardegna (87,6%). Ultimi in classifica i valdostani (72,2%) e i campani (70,3%) con percentuali comunque più alte della media Ue.

Il mercato immobiliare è ripartito e continuerà a crescere quest’anno e il prossimo fino a raggiungere la cifra nel 2019 di quasi 600 mila compravendite (597 mila). Nel 2016, le compravendite immobiliari erano state 534 mila. Ma a medio termine però le cose potrebbero cambiare. E le nuove generazioni potrebbero indurre un cambio radicale. «Nella concezione dei millenials la casa si spoglia del suo contenuto di bene e cassaforte di famiglia, per diventare servizio» sostiene il rapporto e «secondo alcune proiezioni entro i prossimi 10 anni un terzo di coloro che oggi sono acquirenti andranno a riversarsi sulla locazione».

da Avvenire