Freddo record, almeno per la stagione, sul Monte Rosa, dove la colonnina di mercurio è sprofondata a -34

(ANSA) – ROMA, 9 DIC – Prove di maltempo in tante regioni italiane, alle prese con la caduta dei primi fiocchi di neve, ma anche con temporali e venti forti che hanno costretto in porto traghetti e navi veloci. Tra le più colpite le regioni del Centro, con poche eccezioni a Nord, tra queste il Friuli, dove per neve sul Carso nelle prime ore della giornata sono state chiuse molte strade. La prima neve ha fatto la sua comparsa anche sui rilievi dell’Appennino, ma la perturbazione si è fatta sentire particolarmente in Liguria, dove la Protezione Civile ha emesso un’allerta meteo arancione nell’area di Levante dalle 14 alla mezzanotte di domani. A causa del mare molto mosso sono stati interrotti oggi i collegamenti tra Napoli e le isole, Capri compresa. Stessa situazione in Sicilia, dove in giornata sono state cancellate le corse da Palermo verso le Eolie e da Trapani verso le Egadi. Freddo record, almeno per la stagione, sul Monte Rosa, dove la colonnina di mercurio è sprofondata a -34, anche per effetto di raffiche a 152 km/h.

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Crescente miseria e giusti rimedi. Non è un’Italia per giovani

L’Italia non è un Paese per bambini, giovani e famiglie e il rischio di cadere in povertà è inversamente proporzionale all’età e alla dimensione della famiglia come ci confermano i dati dell’indagine Eu-Silc relativi al 2016 rilasciati giovedì 7 dicembre dall’Istat. Il dato medio nazionale è già impressionante perché il 30% degli italiani sono a rischio povertà, il valore più elevato dal 2004 a oggi (siamo al quintultimo posto in Europa seguiti solo da Romania, Bulgaria, Grecia e Lettonia). La percentuale sale però al 37% se guardiamo alle persone sole con meno di 65 anni e addirittura al 46% se ci concentriamo sulle famiglie con più di 4 figli. I dati sulla povertà indicano che, dietro un reddito medio disponibile che è tornato lentamente a crescere negli ultimi anni, resta la profonda frattura di una società divisa in due. Con un troncone che ha perso contatto con il gruppo di testa ed è risucchiato nella corsa verso il basso della remunerazione del lavoro a bassa qualifica per la concorrenza dell’automazione o dell’esercito di riserva mondiale del lavoro a basso costo.

L’apparente contraddizione tra la ripartenza del Pil e del reddito medio disponibile e il peggioramento dei dati sul rischio povertà conferma che la lotta alla povertà non è soltanto questione di ricette per la crescita, ma riguarda crucialmente il modo in cui la nuova ricchezza creata viene redistribuita. Il «rancore che cresce» segnalato dal recente rapporto Censis non è dunque solo frutto di fake news, di notizie false e manipolate e tendenziose, ma anche di problemi economici profondi, che dobbiamo risolvere pure creando, nel segno dell’equità, opportune reti di protezione e reinserimento sociale.

La drammaticità della situazione che stiamo vivendo è che essa, anche in prospettiva, sta tagliando fuori da opportunità di crescita sana e serena, da accesso a istruzione e salute una parte importante degli adulti di domani con conseguenze enormi sul capitale sociale, umano ed economico futuro dell’Italia. Un recente bando con risorse messe a disposizione dalle fondazioni bancarie e gestito da Fondazione con il Sud si propone oggi di immettere nel Paese risorse importanti per finanziare progetti di contrasto alla povertà educativa gestiti dalla comunità educante. Concetti come “povertà educativa” e “comunità educante” ci fanno capire che stiamo parlando di qualcosa di nuovo rispetto all’approccio tradizionale secondo il quale per uscire dalla povertà è sufficiente un mero trasferimento di risorse monetarie o di beni di prima necessità.

Per gli addetti ai lavori che operano per risolvere questi problemi, è infatti chiaro dall’esperienza delle storie di caduta e uscita dalla povertà che la stessa è un fenomeno multidimensionale. E che la povertà economica è la cifra monetaria di un fenomeno che trae spesso origine da choc relazionali, di aspirazioni, stimoli e competenze. Se questo è vero, il trasferimento economico necessario per risalire la china è solo l’occasione utilizzata dalle organizzazioni per coinvolgere il beneficiario in un percorso di capacitazione che mira alla ricostruzione di una ricchezza di rete di relazioni e alla rigenerazione di desideri, stimoli e fiducia di sé.

Le conseguenze sulle politiche sono evidenti. Per curare la piaga della povertà dei minori bisogna lavorare sulle famiglie affiancando nella rete di protezione universale del reddito d’inclusione (Rei), che prevede il trasferimento monetario ai beneficiari, la presa in carico da parte di realtà vocate del territorio, in grado di avviare un percorso di capacitazione lavorando sulle cause profonde (relazioni ferite, competenze, autostima). Importante dunque che una quota delle risorse previste per il Rei sia indirizzata a questo scopo anche se sarà essenziale nei prossimi anni portare il Rei (ormai misura strutturale) a regime arrivando a quei 7 miliardi necessari per far arrivare gli oltre quattro milioni e mezzo di poveri assoluti almeno alla soglia di povertà.

Nel contempo sappiamo che ogni risorsa richiesta verso una destinazione particolare deve essere sottratta da qualche altro capitolo del bilancio pubblico. E dunque, è lecito domandarsi in conclusione se in un Paese come il nostro, sbilanciato verso la spesa pensionistica anche nel confronto con gli altri Paesi europei e con una dinamica demografica drammatica che è in parte conseguenza di queste scelte, abbia senso la battaglia per evitare l’adeguamento dell’età pensionabile alla crescita dell’aspettativa di vita. Fermo restando la necessità di andare oltre il dato medio e di tener conto dei lavori usuranti. Il nostro non è un Paese per giovani e tantomeno per bambini. Le generazioni più adulte che hanno avuto la fortuna di costruire il loro futuro in un’epoca migliore hanno oggi una responsabilità fondamentale. E sono chiamate a una forma di solidarietà intergenerazionale che prevede una maggiore attenzione nei progetti e nelle risorse alle nuove generazioni con maggiori investimenti verso le famiglie più in difficoltà dove le stesse nascono e si formano.

avvenire.it

Angelus 8 Dicembre. Qual era il segreto della vita bella di Maria? La parola di Dio

“La Chiesa oggi si complimenta con Maria chiamandola tutta bella, tota pulchra. Come la sua giovinezza non sta nell’età, così la sua bellezza non consiste nell’esteriorità”. Lo ha detto papa Francesco, all’Angelus in piazza San Pietro nella Solennità dell’Immacolata Concezione. “Maria, come mostra il Vangelo odierno – ha proseguito -, non eccelle in apparenza: di semplice famiglia, viveva umilmente a Nazaret, un paesino quasi sconosciuto. E non era famosa: anche quando l’angelo la visitò nessuno lo seppe, quel giorno non c’era lì alcun reporter”.
Francesco ha ricordato anche che “la Madonna non ebbe nemmeno una vita agiata, ma preoccupazioni e timori: fu “molto turbata”, dice il Vangelo, e quando l’angelo “si allontanò da lei, i problemi aumentarono”. “Tuttavia, la ‘piena di grazia’ ha vissuto una vita bella – ha aggiunto papa Francesco -. Qual era il suo segreto? Possiamo coglierlo guardando ancora alla scena dell’Annunciazione. In molti dipinti Maria è raffigurata seduta davanti all’angelo con un piccolo libro. Questo libro è la Scrittura. Così Maria era solita ascoltare Dio e intrattenersi con Lui”. La Parola di Dio era il suo segreto – ha concluso il Pontefice -: vicina al suo cuore, prese poi carne nel suo grembo. Rimanendo con Dio, dialogando con Lui in ogni circostanza, Maria ha reso bella la sua vita. Non l’apparenza, non ciò che passa, ma il cuore puntato verso Dio fa bella la vita”.

Papa Francesco: il peccato rende vecchi, perché sclerotizza il cuore

Ogni volta che riconosciamo Maria “piena di grazia”, “le facciamo il complimento più grande, lo stesso che le fece Dio”. “Un bel
complimento da fare a una signora è dirle, con garbo, che dimostra una giovane età – ha detto papa Francesco all’Angelus nella Solennità dell’Immacolata Concezione -. Quando diciamo a Maria ‘piena di grazià, in un certo senso le diciamo anche questo, al livello più alto. Infatti la riconosciamo sempre giovane, perché mai invecchiata dal peccato”. Secondo papa Francesco, “c’è una sola cosa che fa davvero invecchiare: non l’età, ma il peccato. Il peccato rende vecchi, perché sclerotizza il cuore. Lo chiude, lo rende inerte, lo fa sfiorire”. “Ma la piena di grazia è vuota di peccato – ha aggiunto il Papa -. Allora è sempre giovane, è “più giovane del peccato”, è “la più giovane del genere umano”.

avvenire

I santi del 09 Dicembre 2017

San JUAN DIEGO CUAUHTLATOATZIN   Veggente di Guadalupe – Memoria Facoltativa
1474 circa – Guadalupe, 1548
Nel dicembre 1531 la Madonna apparve a Guadalupe, in Messico, scegliendo come suo interlocutore un povero indio, Juan Diego, nato verso il 1474 e morto nel 1548, che prima di convertirsi al cattolicesimo portava un affascinante nome azteco, Cuauhtlotatzin, che sta a significare “colui che parla come un’aquila”. Cuauhtlotatzin fu tra i primi a ricevere il bat…
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Santi PIETRO, SUCCESSO, BASSIANO, PRIMITIVO E COMPAGNI   Martiri in Africa
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Sant’ ANNA   Madre di Samuele
Dall’ebraico “Hannah”, Anna significa “pietà”. Più donne bibliche portano questo nome; quella di cui parleremo oggi è una delle due mogli di Elkana lo Zufita. Essendo sterile, andata pellegrina al Tempio di Silo, una vallata tra Sichem e Rama, la località dove abitava, implora il Signore di renderla madre, facendo voto di offrigli la sua creatura per per tut…
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San SIRO DI PAVIA   Vescovo
sec. IV
Nel giovinetto che porse a Gesù i pani e i pesci per il miracolo della moltiplicazione, una leggenda fiorita in Italia, identifica il primo vescovo di Pavia, san Siro. Tale leggenda sarebbe riferita dall’autore del «De laudibus Papiae», uno scritto del 1330. Dietro a questo scritto ci sarebbe la «Vita di san Siro», risalente al…
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Santa LEOCADIA DI TOLEDO   Vergine e martire
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Santa GORGONIA   Sorella di San Gregorio N.
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San CIPRIANO DI GENOUILLAC   Abate
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San PIETRO FOURIER   Sacerdote
Mirecourt, Francia, 30 novembre 1565 – Gray, Francia, 8 dicembre 1640
Nasce da una famiglia di commercianti il 30 novembre 1565 a Mirecourt in Lorena, una regione indipendente e, in piena Riforma protestante, ancora fedele a Roma. Si presenta all’istituto superiore della Compagnia di Gesù fondato a Pont-à-Mousson, vicino alla capitale Nancy, nel 1579. Quattro anni dopo, ritorna a Pont-à-Mousson per f…
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Santa VALERIA DI LIMOGES   Martire
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San VITTORE DI PIACENZA   Vescovo
Piacenza 300 ca. – 7 dicembre 375 ca.
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Beati RICCARDO DE LOS RIOS FABREGAT, GIULIANO RODRIGUEZ SANCHEZ E GIUSEPPE GIMENE   Sacerdoti salesiani e martiri
† Picadero de Paterna, Spagna, 9 dicembre 1936
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Beato AGOSTINO DE REVENGA   Mercedario
† 1569
Discendente da un’illustre famiglia, il Beato Agostino de Revenga, fu molto più illustre nell’Ordine Mercedario per la sua opera e le virtù della vita religiosa. Nel convento dell’Immacolata Concezione di Alcalà in Spagna, fu famoso dottore in Sacra Teologia e rettore dello stesso collegio dal 1545 fino alla morte. Grande penitente, digiunò quasi tutti i gio…
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Beato BERNARDO DI GESù SILVESTRELLI   Passionista
Roma, 7 novembre 1831 – Moricone (Roma), 9 dicembre 1911
Il beato passionista Bernardo di Gesù Silvestrelli nacque a Roma nel 1831. Di agiata condizione, studiò al Collegio Romano. Entrato nella congregazione di san Paolo della Croce, fu compagno di noviziato di Francescco Possenti, futuro san Gabriele dell’Addolorata. Divenuto superiore a Roma, visse con Pio IX i travagli seguiti alla breccia di Porta Pia. Fu ele…
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Beata DOLORES BROSETA BONET   Martire
La sua testimonianza di martire ha un grande valore spirituale, perché fu arrestata dai repubblicani spagnoli mentre forniva cibo ad alcune suore nascoste durante la persecuzione anticattolica. A loro volle unirsi, pur potendo, da laica, rimanere a casa con i suoi familiari senza correre pericolo. Beatificata il 13 ottobre 2013….
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Beati 10 PADRI MERCEDARI
Questi 10 Beati padri mercedari: Arnaldo de Querol, Raimondo Binezes, Pietro Serra, Guglielmo Pagesi, Giovanni de Mora, Bernardo de Collotorto, Lorenzo da Lorca, Sancio de Vaillo, Berengario Pic e Domenico de Ripparia, fecero onore alla Chiesa e all’Ordine Mercedario con la santità e le virtù della vita. La loro memoria ed il loro nome vivono in eterno ed es…
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Beato GIUSEPPE FERRER ESTEVE   Sacerdote scolopio, martire
Algemesí, Spagna, 17 febbraio 1904 – Llombay, Spagna, 9 dicembre 1936
Giuseppe Ferrer Esteve nacque ad Algemesí , diocesi e provincia di Valencia, il 17 febbraio 1904, da Giuseppe e Franziska Ferrer e venne battezzato il giorno seguente col nome di Giuseppe. Il 7 agosto 1919 entrò nel noviziato degli Scolopi ed il 27 agosto 1920 emise i voti semplici. Dopo il periodo di formazione e la professione dei voti solenn…
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Beato LIBORIO WAGNER   Sacerdote e martire
Mühlausen, Turingia, 5 dicembre 1593 – Schonungen, 9 dicembre 1631
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