Dischi Sacra / L’incrocio di tradizioni della “Missa Galeazescha” di Compère

Recenti studi musicologici hanno riallineato le date di nascita di una decina di grandi autori del passato, rimescolando le carte e portando nuova luce sull’effettivo ruolo di innovatori di alcuni maestri rinascimentali. Tra questi, ritorna a brillare la stella di Loyset Compère (1445 circa-1518), compositore francese di cui l’anno prossimo ricorre il 500° anniversario della morte e che sta oggi conoscendo una ritrovata fortuna grazie anche al lavoro di riscoperta di interpreti illuminati che portano in rilievo la reale influenza del suo operato.
Per esempio come protagonista della vita musicale del ducato di Milano sotto il dominio di Galeazzo Maria Sforza, che volle formare presso la sua corte una cappella degna delle più rinomate istituzioni “ultramontane”. Con ogni probabilità Compère scrisse intorno al 1470 la Missa Galeazescha, per la cui registrazione il direttore Paolo da Col ha riunito intorno al suo gruppo Odhecaton altre formazioni di primo piano nel panorama italiano della musica antica, come gli ensemble Pian&Forte, La Reverdie e La Pifarescha.
In realtà non si tratta di una Messa tradizionale, ma di un ciclo compiuto di motetti missales destinati a essere eseguiti in sostituzione delle parti del consueto Ordinarium (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus). Musiche di ampio respiro e assoluta magnificenza, che colpiscono per l’estrema cura nei minimi dettagli e per il grandioso effetto nella visione d’insieme, qui raggiunto anche grazie alla maestria con cui Da Col riesce a controllare e combinare le forze in campo (come nello splendido mottetto Virginis Mariae laudis “in loco Agnus”). Perché, come scrive Daniele Filippi nel booklet del cd, la Missa Galeazescha si trova «all’incrocio fra diverse tradizioni: committenza sforzesca e talento fiammingo, magistero contrappuntistico e improvvisazione polifonica, retaggio medievale e nuove istanze umanistiche. Un incrocio polimorfo e scintillante, tutto da esplorare nell’esecuzione, nell’analisi, nell’ascolto…».

Loyset Compère
Missa Galeazescha
Paolo da Col
Odhecaton
Arcana / Self-Tàlea. Euro 19,00

da Avvenire

Santa Famiglia Anno B. Il Vangelo. La vecchiaia del mondo e l’eterna giovinezza di Dio

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. […]

Maria e Giuseppe portarono il Bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Una giovanissima coppia col suo primo bambino arriva portando la povera offerta dei poveri, due tortore, e la più preziosa offerta del mondo: un bambino.
Non fanno nemmeno in tempo a entrare che subito le braccia di un uomo e di una donna si contendono il bambino. Sulle braccia dei due anziani, riempito di carezze e di sorrisi, passa dall’uno all’altro il futuro del mondo: la vecchiaia del mondo che accoglie fra le sue braccia l’eterna giovinezza di Dio.
Il piccolo bambino è accolto non dagli uomini delle istituzioni, ma da un anziano e un’anziana senza ruolo ufficiale, però due innamorati di Dio che hanno occhi velati dalla vecchiaia ma ancora accesi dal desiderio. Perché Gesù non appartiene all’istituzione, ma all’umanità. L’incarnazione è Dio che tracima dovunque nelle creature, nella vita che finisce e in quella che fiorisce.
«È nostro, di tutti gli uomini e di tutte le donne. Appartiene agli assetati, a quelli che non smettono di cercare e sognare mai, come Simeone; a quelli che sanno vedere oltre, come la profetessa Anna; a quelli capaci di incantarsi davanti a un neonato, perché sentono Dio come futuro» (M. Marcolini).
Lo Spirito aveva rivelato a Simeone che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia. Sono parole che lo Spirito ha conservato nella Bibbia perché io, noi, le conservassimo nel cuore: anche tu, come Simeone, non morirai senza aver visto il Signore. È speranza. È parola di Dio. La tua vita non finirà senza risposte, senza incontri, senza luce. Verrà anche per te il Signore, verrà come aiuto in ciò che fa soffrire, come forza di ciò che fa partire.
Io non morirò senza aver visto l’offensiva di Dio, l’offensiva del bene, l’offensiva della luce che è già in atto dovunque, l’offensiva del lievito.
Poi Simeone canta: ho visto la luce da te preparata per tutti. Ma quale luce emana da Gesù, da questo piccolo figlio della terra che sa solo piangere e succhiare il latte e sorridere agli abbracci? Simeone ha colto l’essenziale: la luce di Dio è Gesù, luce incarnata, carne illuminata, storia fecondata, amore in ogni amore. La salvezza non è un opera particolare, ma Dio che è venuto, si lascia abbracciare dall’uomo, è qui adesso, mescola la sua vita alle nostre vite e nulla mai ci potrà più separare.
Tornarono quindi alla loro casa. E il Bambino cresceva e la grazia di Dio era su di lui. Tornarono alla santità, alla profezia e al magistero della famiglia, che vengono prima di quelli del tempio. Alla famiglia che è santa perché la vita e l’amore vi celebrano la loro festa, e ne fanno la più viva fessura e feritoia dell’infinito.
(Letture: Genesi 15,1-6; 21,1-3; Salmo 104; Ebrei 11,8.11-12.17-19; Luca 2,22-40)

di Ermes Ronchi in Avvenire

Il calendario. Le celebrazioni di papa Francesco per fine anno

Tutte le liturgie nei giorni delle festività natalizie saranno trasmesse in diretta su Tv2000, in collaborazione con il Centro Televisivo Vaticano

Domenica 31 dicembre, alle 17, nella Basilica di San Pietro, papa Francesco celebrerà i primi Vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, cui faranno seguito l’esposizione del Santissimo Sacramento, il tradizionale canto dell’inno «Te Deum», a conclusione dell’anno civile, e la benedizione eucaristica.

Lunedì 1° gennaio 2018, alle 10, nella Basilica Vaticana, la Messa celebrata da papa Francesco nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio, nell’ottava di Natale, che sarà anche la 51ª Giornata mondiale della pace sul tema «Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace».

Sabato 6 gennaio alle 10, Basilica di San Pietro, Francesco celebrerà la Messa nella solennità dell’Epifania del Signore, seguita dall’Angelus alle 12.
Tutte le liturgie nei giorni delle festività natalizie saranno trasmesse in diretta su Tv2000, in collaborazione con il Centro Televisivo Vaticano.

da Avvenire

Solidarietà in azione. Marta, a 79 anni, recupera il cibo per i poveri, in bicicletta

da Avvenire

Una bicicletta è progettata per trasportare una persona e non certo decine di chili di cibo. Eppure, la bici della signora Marta ormai ci è abituata, grazie a un cestello davanti al manubrio, una cassetta appoggiata sulla ruota posteriore e un sellino ben appiattito.

Da anni viene caricata quasi come un camioncino e spinta a mano da una donna forte, determinata e che semplicemente ha voglia di fare del bene. Marta ha 79 anni (saranno 80 a luglio) e ogni mattina, insieme all’inseparabile due ruote di un bel colore verde acceso, percorre il consueto itinerario nel quartiere Santa Rita di Torino, la zona in cui vive da molti anni. Intorno alle 9 passa davanti a tre diversi supermercati e, guardando nei cassonetti dell’immondizia all’esterno, cerca ciò che viene quotidianamente gettato, ma che resta ancora perfettamente commestibile. Raccoglie tutto il possibile e se ne va a casa con la sua bicicletta smisuratamente carica, con oltre 40 chilogrammi di generi alimentari ogni giorno.

«È incredibile – racconta – quanto spreco ci sia ancora oggi. Viene gettato il cibo prossimo alla scadenza oppure quello contenuto in confezioni non più perfette, magari a causa di un urto durante il trasporto. In questo periodo, ad esempio, ci sono le arance: se una è andata a male, buttano via intero l’intero sacchetto da 5 chili. È vergognoso». Ma la signora Marta è tenace: di origine contadina, per molti anni ha intervistato la gente in tutto il Piemonte per le indagini di mercato. Oggi è in pensione, vive con il marito, ha un figlio medico e una figlia biologa e tre nipoti iscritti a Medicina.

Non si vergogna, però, a rovistare nella spazzatura, anche se viene guardata continuamente con sospetto dai passanti e di certo senza particolare simpatia neppure dai responsabili dei supermercati: «Non mi interessa. Lo faccio perché so che ci sono persone che hanno bisogno e che mi aspettano». Tre volte alla settimana, infatti, carica la sua auto di tutte le provviste raccolte e va a distribuirle a chi ha bisogno a Casalborgone, un paese di duemila persone a circa 30 chilometri da Torino.

«Ho iniziato quasi per caso, portando qualche genere alimentare a una famiglia che, a causa della crisi economica, si era ritrovata a perdere tutto. In poco tempo, poi, il giro si è allargato e continuavano ad arrivarmi segnalazioni di nuove situazioni di disagio. Adesso seguo 8 famiglie, per un totale di oltre venti persone. Mi accolgono sempre a braccia aperte e con grande dignità. Non mi hanno mai chiesto nulla e riescono a non sprecare mai nulla. Con la farina si fanno il pane, con il latte producono da soli le formaggette. Ciò che avanza (quando avanza) viene portato in una sorta di scuola popolare che ospita gratuitamente anche a dormire persone in grave indigenza».

A scoprire il motivo della frenetica attività della signora Marta è stato un diacono torinese, Benito Cutellè, della parrocchia Natale del Signore, che racconta: «Quando l’ho vista, affaticata nel trascinare la sua bici piena di scatolami e borse, l’ho scambiata per un’indigente e l’ho invitata a venire nella nostra parrocchia, dove avremmo provveduto a darle ciò che le serviva attraverso la San Vincenzo. Mi sbagliavo: non stava rovistando nei cassonetti per se stessa, ma per chi non ha nulla da mangiare. Sono rimasto davvero sorpreso. Alla sua età presta con estrema modestia un servizio importante a favore dei fratelli più poveri. E il suo rammarico è che, quando lei sarà troppo stanca, non ci sia più nessuno ad aiutarli».

Per ora, però, la signora Marta è ancora energica e molto risoluta: «Soprattutto i politici e i decisori pubblici dovrebbero rendersi conto della situazione reale e di quanta povertà esista ancora oggi. C’è chi veste alla moda e mangia a crepapelle e chi non ha più nulla. Tutti dovremmo darci da fare e, invece, siamo troppo insensibili ai bisogni del prossimo».