20 anni in carcere Usa. Per il ritorno di Chico Forti si mobilita la diocesi di Trento

L’arcivescovo Tisi per l’italiano 62enne che si trova in cella in Florida: serve buon senso e umanità
L'attore Enrico Montesano a un sit-in, nell'ottobre 2020, davanti a Montecitorio per la liberazione di Chico Forti

L’attore Enrico Montesano a un sit-in, nell’ottobre 2020, davanti a Montecitorio per la liberazione di Chico Forti – Ansa

Avvenire

Si alza anche la voce della Chiesa trentina per sbloccare l’annosa vicenda giudiziaria del trentino Chico Forti, 62 anni, da oltre vent’anni in carcere in Florida e da sette mesi in attesa del trasferimento in Italia. Auspica «buon senso e umanità» l’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, in una nota pubblicata due giorni fa su questo caso, che sembrava concluso nel dicembre scorso quando il governatore della Florida aveva accolto l’istanza di Chico di avvalersi dei benefici della Convenzione di Strasburgo. «Una vicenda – ha scritto monsignor Tisi – per la quale si sperava in una svolta repentina, avendo raggiunto una sostanziale intesa istituzionale in tal senso. Auspico venga fatto tutto il possibile per sciogliere definitivamente e con tempi certi i nodi che impediscono a quest’uomo di poter tornare nella terra in cui è nato ed abbracciare i propri cari, in particolare l’anziana madre Maria, ultranovantenne, che non vede il figlio da tredici anni e alla quale va il mio pensiero affettuoso». «Lo reclama – conclude don Lauro – il buon senso, prima ancora dell’applicazione della legge. E lo chiede quel sentimento minimo di umanità, da cui anche il doveroso percorso della giustizia non può mai allontanarsi».

«Se anche il vescovo Tisi ci dà una mano, è la cosa più bella che possiamo avere!» il commento al settimanale diocesano “Vita Trentina” di Gianni Forti, lo “zio Gianni” che nel giugno scorso aveva incontrato anche la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ottenendo un impegno diretto (il ministero della Giustizia deve istituire una commissione per stabilire la prosecuzione della pena in Italia) anche per sbloccare la burocrazia americana. Nel dicembre scorso il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si era espresso con fiducia parlando di «imminente ritorno» di Chico.

Fin dal giorno dell’arresto nel 1998, Gianni Forti attende di poter abbracciare a Trento il nipote filmaker e presentatore, che si è sempre dichiarato innocente rispetto alla condanna per omicidio di primo grado a Miami di un cittadino australiano con cui era in affari. Chico era stato condannato all’ergastolo da un tribunale della Florida con sentenza divenuta definitiva nel 2010, a seguito del rigetto di tutti i ricorsi in appello. Con i suoi legali egli ha presentato in questi vent’anni numerosi appelli per la revisione del processo, sempre rifiutata benché siano emersi nel tempo fatti e circostanze in favore di Forti, che confermerebbero gravi violazioni al suo diritto alla difesa durante la vicenda giudiziaria.

Nel 2014 anche il Parlamento italiano si era impegnato a un’azione decisa per Chico. Solo nel 2018 Chico Forti ha acconsentito di chiedere il trasferimento in Italia (possibile dopo aver trascorso più di vent’anni in carcere negli Usa); prima si era sempre rifiutato, in quanto ciò avrebbe a suo avviso implicato un’ammissione di colpevolezza.