11 febbraio. La Giornata del malato: «Venite a me, voi che siete stanchi e oppressi»

«La Chiesa che, sull’esempio di Cristo, ha sempre avvertito nel corso dei secoli il dovere del servizio ai malati e ai sofferenti come parte integrante della sua missione, è consapevole che nell’accoglienza amorosa e generosa di ogni vita umana, soprattutto se debole e malata, vive oggi un momento fondamentale della sua missione». Così scriveva san Giovanni Paolo II nel 1992, nella lettera rivolta all’allora presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per gli operatori sanitari, il cardinale Fiorenzo Angelini, per istituire la Giornata mondiale del malato. Lettera in cui si ricordava, inoltre, che la Chiesa «non cessa di sottolineare l’indole salvifica dell’offerta della sofferenza, che, vissuta in comunione con Cristo, appartiene all’essenza stessa della redenzione».

Al significato cristiano della sofferenza Wojtyla aveva dedicato l’enciclica Salvifici doloris, firmata l’11 febbraio del 1984, memoria della Madonna di Lourdes. L’11 febbraio dell’anno successivo aveva istituito il Pontificio Consiglio della pastorale per gli operatori sanitari. E così scelse sempre quella data per la celebrazione della Giornata del malato.

Il tema della Giornata di quest’anno è dato dal versetto del Vangelo di Matteo «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». Papa Francesco nel suo messaggio ricorda che «Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza». Così «la Chiesa vuole essere sempre più e sempre meglio la locanda del Buon Samaritano che è Cristo, cioè la casa dove potete trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell’accoglienza, nel sollievo. In questa casa potrete incontrare persone che, guarite dalla misericordia di Dio nella loro fragilità, sapranno aiutarvi a portare la croce facendo delle proprie ferite delle feritoie, attraverso le quali guardare l’orizzonte al di là della malattia e ricevere luce e aria per la vostra vita».

Agli operatori sanitari ricorda poi che «nell’esperienza del limite e del possibile fallimento anche della scienza medica di fronte a casi clinici sempre più problematici e a diagnosi infauste, siete chiamati ad aprirvi alla dimensione trascendente, che può offrirvi il senso pieno della vostra professione».

Sul sito dell’Ufficio Cei per la pastorale della salute è scaricabile il materiale per approfondire il significato della Giornata e per viverla anche comunitariamente. Si tratta in particolare di un manifesto, una locandina, una cartolina, una scheda pastorale, una scheda liturgica e una scheda per l’animazione parrocchiale.

Giotto, Ultima Cena. Cappella degli Scrovegni a Padova

Giotto, Ultima Cena. Cappella degli Scrovegni a Padova – .

L’immagine scelta dalla Cei per la Giornata, e che campeggia sulla locandina ufficiale, è l’Ultima Cena di Giotto, dove «è la fisicità del corpo che emerge». Ovvero «Giuda, con l’aureola sbiadita, intinge il boccone nel piatto con il Maestro; Gesù, guardando gli Apostoli, offre anche a ciascuno di noi un abbraccio che è al tempo stesso fisico ed eucaristico, ed è dono; ma soprattutto Giovanni, apostolo prediletto, trova riposo nell’abbraccio accogliente di Cristo. Consolazione e ristoro attingono all’Eucaristia».

Nel sussidio si fa presente inoltre che domani sarà la memoria liturgica di Nostra Signora di Lourdes, che «ci riporta nella piccola località ai piedi dei Pirenei, scelta da Maria per manifestare all’umanità intera la sua materna sollecitudine nei confronti dei malati. Lì, nella grotta di Massabielle, ai piedi della Vergine Immacolata, ogni uomo e ad ogni donna segnati dalla sofferenza e dalla malattia, così come coloro che se ne prendono cura, hanno quotidianamente la possibilità di sperimentare quella consolazione spirituale e quella grazia rigeneratrice che Dio concede, per mezzo di Maria, a quanti la implorano con fede sincera».

Avvenire