«Nord contro sud? Uniti dall’umanità»

Non c’è Sud senza Nord. Dopo il grande successo di Benvenuti al Sud arriva il 18 gennaio in più di 800 sale Benvenuti al Nord. Non potevano mancare nel sequel, sempre diretto da Luca Miniero, le parole chiave dell’uomo stereotipato del Nord: efficiente, rapido, puntuale, predisposto alla nebbia e al sushi. Contro tutti i classici aggettivi dell’uomo meridionale: pigro, mammone, amante del cibo e romantico. E così con un nuovo trasferimento, questa volta forzato a causa dell’amore, Mattia (Alessandro Siani) si ritrova a Milano. Portando con sé tutto quello che possono contenere le valigie preparate con attenzione dalla mamma (una sempre brava Nunzia Schiavo): prosciutti, mozzarelle, primi piatti, e maglioni di lana anche se è agosto. Sulla scia di una banda preparata per la partenza, Mattia si ritrova a casa di Alberto (Claudio Bisio) anche lui in piena crisi matrimoniale. Ma se Maria (Valentina Lodovini) vuole lasciare Mattia perché vuole lavorare part-time e non vuole pagare il mutuo e abbandonare la casa materna, Silvia (Angela Finocchiaro) vuole chiedere la separazione perché il marito lavora sempre, anche nel weekend.

«Volevamo mostrare – spiega il regista  durante la conferenza stampa a Roma – l’anima di Milano a volte sommersa dall’immagine della città solo “produttiva”. È stato lavorare come un archeologo per riportare alla luce quei sentimenti, quel calore che si contrappongono alla naturale freddezza di Milano. Per quanto sia faticosa, Milano è una città che riesce a dare opportunità di crescita non solo professionale anche se per un meridionale c’è sempre un comico complesso di inferiorità». Così Mattia da lento e ritardatario finirà per riscoprire se stesso per salvare Alberto. Diventando un leader, abile nel creare unità tra i colleghi e nel recuperare l’anima romanticamente responsabile dell’amico. Mentre Alberto, di nuovo sprofondato nella perdita di motivazione a causa della lontananza da Silvia, comprende cosa significa una famiglia. E in un contesto che se pur a volte marcatamente accentuato dal qualche battuta non proprio felice, rimane uno spazio vero per parlare dello sguardo pieno di interesse del meridionale per il Nord. Mostrando il calore delle canzoni alpine e delle feste in montagna fino allo stupore per la bellezza della neve.

«La storia è costruita – racconta Siani – intorno alla risata e al sentimento: quando entrambi gli elementi si fondono succede sempre qualcosa di meraviglioso. Non volevamo che la nostra fosse una commedia volgare e grottesca, con protagonisti senza credibilità. Volevamo portare al Nord l’umanità di tutti i personaggi». Umanità però senza buonismo. Non ci sono infatti risvolti positivi per Palmisan (interpretato da Paolo Rossi), il boss delle Poste che vuole cambiare, con un progetto pilota efficiente ma delirante, le sorti dell’azienda. Anche se si salverà dagli stereotipi nordici l’anziana Erminia (la mamma di Silvia, sempre interpretata – superbamente – dalla Finocchiaro) che scoprirà, nella condivisione dei suoi acciacchi e delle sue radiografie, la simpatia per Scapece (l’uomo con la coppola che parla solo un dialetto molto stretto). E così se Benvenuti al Nord ha il privilegio di far tornare in auge la commedia italiana, senza ricorrere a facili espedienti, resta a volte la sensazione di un film godibile, ma non pienamente riuscito per situazioni e scelte portate al parossismo.

Emanuela Genovese  – avvenire.it